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Thyssen, volontà di uccidere?
Rinvio a giudizio choc a Torino, l'ad di Thyssen dovrà rispondere di omicidio volontario
La prima volta in Italia: scuote le coscienze e suscita pareri diversi la decisione del rinvio a giudizio dei vertici di Thyssen con l’accusa, per l’amministratore delegato, di omicidio volontario. Nel medesimo giorno una terribile coincidenza: un nuovo incidente sul lavoro, due morti in una esplosione, a Sasso Marconi. Ecco come i giornali oggi affrontano le due vicende.
- E inoltre la rassegna stampa di oggi si occupa di:
- Immigrati
- Testamento biologico
- Onlus, donazione in azienda
- Cristiani in pericolo
- Obama
- Crisi
- Scuola
- Calcio in Cina
“Pronto Thyssen? Arriviamo” è il titolo in prima pagina che La Stampa dedica al rinvio a giudizio dei vertici dell’azienda tedesca in seguito all’incendio nello stabilimento torinese, facendo riferimento al fatto che la Asl avvertiva i responsabili dell’acciaieria prima dei controlli sulla sicurezza, elemento emerso durante l’udienza preliminare. L’amministratore delegato dovrà rispondere di omicidio volontario, ed è la prima volta in Italia che un’accusa così pesante viene rivolta alla persona indagata per un incidente sul lavoro. Il quotidiano torinese afferma che è molto probabile che nel registro degli indagati siano finiti anche nomi e cognomi di ispettori dei due enti incaricati di controllare la sicurezza, la Spresal, struttura dell’Asl 1 di Torino, e il Comitato tecnico regionale. Ieri è emerso che le date delle ispezioni erano note in anticipo ai vertici della Thyssen.
“Quei morti sulla maglietta”. La stampa pubblica anche un trafiletto di commento sulle t-shirt dei parenti con le foto dei ragazzi arsi vivi. Lo stesso è successo a Como: «sotto il giubbotto di Azouz Marzouk spuntano i volti di moglie e figlio massacrati dai vicini di casa». «In una società incapace di metabolizzare eventi lieti e tragici senza ridurre tutto a una poltiglia indistinta di immagini ci mancava solo questo: l’esibizione sfrontata, quasi violenta, del lutto» è il commento di Gianni Armand-Pilon… «questi morti sul petto ci raccontano come tutto – persino la disperazione! – abbia bisogno di un pubblico che ne certifichi non solo l’autenticità, ma la sua stessa esistenza».
Al processo Thyssen La Stampa accosta, come quasi tutti i giornali di oggi, la cronaca dell’ultima tragedia sul lavoro accaduta ieri a Bologna, l’esplosione in cui sono morti un ingegnere e un operaio mentre provavano una nuova mescola per gomme. Il caposquadra magrebino si è buttato nel fuoco con l’estintore e ha salvato i compagni e l’azienda, evitando la strage.
Titola il Corriere della Sera: “Sei a processo per la Thyssen – Il giudice: omicidio volontario”. Per la prima volta in Italia un giudice ha rinviato a giudizio per “omicidio volontario con dolo eventuale” un dirigente d’azienda, nel caso l’amministratore delegato dell’acciaieria , Harald Espenhahn. Una pena che prevede fino a 21 anni di carcere. Per gli altri cinque dirigenti (Gerald Prigneiz, Marco Pucci, Giuseppe Salerno, Daniele Moroni e Cosimo Cafueri) resta invece in piedi il classico “omicidio colposo con colpa cosciente”. A commento il Corriere propone due interviste. Al legale dell’amministratore delegato della Thyssen Ezio Audisio che predice: «Rispetto la decisione, ma davanti alla Corte l’accusa si ridurrà» e soprattutto quella all’allievo di Marco Biagi, Michele Tiraboschi che nel titolo, ripreso in prima dice: «è assurdo, non trasformiamo i manager in criminali». Altri passaggi dell’intervista: «da osservatore esterno questo giudizio così grave e così drastico mi sembra eccessivo. Eclatante. A prima vista: assurdo…nel bene è successo che grazie a quell’incidente tragico fu approvato dal governo precedente, in extremis, il testo unico sulla sicurezza del lavoro. Lo aspettavamo dal 1978. Dall’altra parte c’è il rischio di enfatizzare più del necessario l’aspetto repressivo e sanzionatorio. Non è questo che ci serve. Stiamo attenti: i familiari delle vittime hanno il sacrosanto diritto ad avere giustizia. Ma quello che temo è un giustizialismo fine a se stesso…quella della sicurezza sul lavoro deve essere una vera e propria battaglia culturale che deve riguardare tutti…troppe volte la negligenza parte anche dai lavoratori e tante volte, soprattutto nelle piccole aziende, sono i datori di lavoro che muoiono insieme ai loro dipendenti». Come nel caso di Sasso Marconi, nel bolognese, dove nello scoppio in una fabbrica di gomma sono morti il direttore e un operaio.
Repubblica apre sulla “Thyssen, omicidio volontario”. Molti i commenti oltre la cronaca che va da pagina 2 a pagina 4. Riferisce Lorenza Pleuteri dell’attesa nella giornata di ieri: finalmente alle 5 e mezza il giudice Francesco Gianfrotta, accogliendo le richieste dell’accusa, manda a giudizio 6 dirigenti dell’azienda per omicidio volontario plurimo. Dal 15 gennaio il processo presso la Corte d’assise di Torino. L’ad Herald Espenhahn scrive il giudice «si è rappresentato la concreta possibilità del verificarsi di infortuni anche mortali sulla linea 5… e ha accettato il rischio», addirittura posticipando l’investimento per adeguare la linea. «La decisione del giudice interpreta la forte domanda di giustizia che sulla tragedia proviene da tutta la comunità», ha dichiarato il sindaco Chiamparino.
In appoggio Paolo Griseri spiega “La soddisfazione di Guariniello «Pagina nuova, ora la Superprocura»”. Nell’intervista Guariniello spiega che «purtroppo in Italia non esiste un criterio omogeneo di valutazione di questi reati. Per questo sarebbe necessario creare una procura nazionale che indaghi sugli infortuni», spiega comunque che «l’omicidio volontario per dolo è diverso dall’omicidio volontario puro e semplice»… i fatti contestati non significano che «i manager della thyssen avessero la volontà di provocare la tragedia… Significa che non si sono attivati per impedire la catastrofe. Pur sapendo che avrebbe potuto verificarsi».
Assai diversa la valutazione di Confindustria: “È una decisione eccessiva, muore più gente sulle strade”. A fare il confronto, chissà quanto sensato, è Samy Gattegno, responsabile sicurezza Confindustria intervistato da Luisa Grion. «Sono convinto che la magistratura nella sua autonomia saprà effettuare le giuste valutazioni sul caso e che la giustizia farà il suo corso ma l’accusa di omicidio volontario mi sembra di una gravità eccessiva… Dagli elementi che posso avere io, che ho seguito il dramma attraverso le pagine di giornali, non mi pare che vi siano fatti tali da giustificare tale impostazione»; «Gli incidenti sul lavoro sono sempre troppi, non ce ne dovrebbe essere nessuno. Ma l’Italia è nella media europea: stiamo parlando di 700 morti l’anno, dati Inail. Tantissimi d’accordo, per evitare i quali è necessario fare tutto quanto possibile e anche di più. Ma ricordiamo che i morti sulle strade sono 7mila».
“Cambio di scena” è il titolo del commento di Maurizio Crosetti. Dalla prima a pagina 4 per dire che i lavoratori possono aspirare a una giustizia più giusta, un rinvio a giudizio che cambia la scena perché «vale per il passato, per gli altri morti di fabbrica e cantiere, per i sommersi senza pietà. Vale per le famiglie di questi “morti invano”».
A pagina 23 Il sole 24 Ore propone una carrellata di dichiarazioni cha spaziano da quelle dei parenti delle vittime a quelle dei politici: Claudio Fava, segretario nazionale di Sinistra democratica, afferma che di fronte alla serie infinita di morti sul lavoro “l’unica nota di speranza viene dalla aule del tribunale di Torino”. Gianni Pagliarini ( responsabile Lavoro del Pdci) aggiunge che il rinvio a giudizio “sgombra il campo dalle grottesche teorie diffuse dalla dirigenza aziendale subito dopo la tragedia”. Angelo Burzi, capogruppo regionale di Forza Italia, sottolinea che la magistratura ha in fondo riconosciuto una sentenza di condanna emessa dall’opinione pubblica a sostegno delle famiglie dei lavoratori morti. Per il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino invece “la decisione interpreta la forte domanda di giustizia che proviene da tutta la comunità torinese”.
Il governo accelera sulle nuove regole: sempre a pag. 23 Il sole ricorda che si avvicina lo spartiacque del primo gennaio 2009, data che segnerà il debutto delle nuove regole sulla valutazione dei rischi aziendali. Nei prossimi giorni dovrebbero in ogni caso vedere la luce i primi due regolamenti attuativi del decreto legislativo n.81 varato lo scorso maggio. I provvedimenti dovranno poi ricevere il placet della Conferenza Stato-Regioni. Ma sulle soluzioni individuate dai tecnici del ministero dovrebbe già essersi trovato un sostanziale accordo con le Autonomie. Innanzitutto, ricorda il Sole, saranno sbloccati i 50 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria 2008 per rilanciare le misure di promozione della sicurezza anche attraverso una campagna straordinaria di comunicazione e di formazione. Questione di giorni anche per la nascita del SINP, il nuovo sistema informativo nazionale per la prevenzione gestito dell’Inail, nel quel dovranno essere centralizzate le informazioni relative alla situazione occupazionale, ai rischi produttivi e agli incentivi di vigilanza.
Richiamo in copertina e servizio a pag. 18 de il Giornale: pezzo di cronaca che parte dal ricordare tutta la vicenda accaduta il 6 dicembre e le sette vittime. Si dà conto delle dichiarazioni di Guariniello «non c’è mai stato un processo per omicidio volontario su un incidente sul lavoro. E’ stata rinviata a giudizio la Thyssen anche come persona giuridica» e degli applausi dei familiari delle vittime «Giustizia è stata fatta». Di spalla la cronaca dell’infortunio accaduto a Sasso Marconi che è costato la vita a due persone.
“Impresa criminale» è il titolo di apertura del manifesto dedicato alla richiesta di rinvio a giudizio per i vertici Thyssen per “omicidio volontario”. Nel richiamo in prima si sottolinea che «È la prima volta che un tribunale italiano considera un “incidente sul lavoro” come un assassinio. Ma in fabbrica si continua a morire: esplode uno stabilimento a Sasso Marconi, due vittime». Sempre in prima il commento di Loris Campetti “La volontà che uccide”. «Si lavora per vivere ma di lavoro si muore. Tutti i giorni, senza sconti, quasi senza sorpresa, spesso senza indignazione. Un solo dubbio: le vittime quest’anno saranno 1.200 o 1.400? Troppe volte chi ha la responsabilità degli omicidi sul lavoro se la cava con una tirata d’orecchie, una multarella e può continuare ad anteporre i suoi profitti alla salute di chi gli consente di realizzarli». Nelle pagine interne (pag 6 – 7) il titolo principale è “Fabbrica killer, due morti a Bologna”. Si racconta l’incidente quando il “turno era a un soffio dalla fine e quello era l’ultimo prodotto della giornata che veniva testato”. Nell’articolo si ricostruisce l’ambiente, il tipo di lavoro e le prime ipotesi sulle cause dello scoppio “Le prime informazioni farebbero pensare ad una reazione chimica all’interno del miscelatore che ha provocato l’esplosione”. A morire un ingegnere italiano esperto a un passo dalla pensione e un operaio di origine indiana 45enne che da poche settimane era riuscito a far arrivare la moglie in Italia. In un box il manifesto fa il bilancio degli incidenti sul lavoro della giornata di ieri “Da Modena a Vibo quattro feriti. Una tecnica ustionata e tre operai gravi”. Nell’articolo dedicato al Rogo Thyssen e all’accoglimento da parte del Gup delle richieste di Guariniello si osserva: “Uno che si allarga molto, ma conclude poco. Così un documento top secret stilato per i vertici tedeschi della ThyssenKrupp, qualificava il pm Raffaele Guariniello. Che errore!”
“Infortuni sul lavoro incubo senza fine”: è il titolo di apertura di Avvenire, relativo all’incidente di Sasso Marconi. All’interno una pagina, che non dà particolare enfasi alla vicenda di Torino. Infatti l’apertura è tutta per l’incidente accaduto ieri. Si registra la reazione di Sacconi: che insiste su una «maggiore collaborazione con le autorità sanitarie cui oggi è riconosciuta primaria competenza in materia di sicurezza sul lavoro». Sul processo Thyssen, c’è da sottolineare la chiusura dell’articolo affidato alla madre di una delle vittime, che se la prende con i legali degli imputati: «Durante tutta l’udienza hanno masticato chewingum. E quando parlava il giudice ridacchiavano. Ma che rispetto è per i nostri morti? Si devono vergognare, non siamo a Zelig».
E inoltre sui quotidiani di oggi:
Immigrati
Corriere della Sera – Il ministro Maroni dice sì alle ronde cittadine e annuncia lo stop per due anni ai flussi in entrata. In realtà il decreto flussi 2008 sarebbe già pronto e prevede l’ingresso di 170mila persone.
Il Giornale – pag. 9: “La svolta della Cgil: «ora basta immigrati»”. La notizia riguarda la sezione di Treviso della Cgil che ha chiesto di bloccare nuovi ingressi. «Dobbiamo tutelare i lavoratori, stranieri e italiani, che già vivono qui», afferma Paolino Barbiero, segretario provinciale Cgil. Il ministro dell’interno Maroni risponde: «Sì allo stop per due anni».
Repubblica – A pagina 9, “C’è la crisi, due anni di stop agli immigrati”. A dirlo non è più solo la Lega, ma il ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «non c’è nulla da inventare, basta rifarsi all’esempio Ue che nel 2004 con l’allargamento a 10 nuovi paesi decise una moratoria di 2 anni». Maroni insiste anche sulle ronde: devono segnalare ale forze dell’ordine piccoli episodi e prestare i primi soccorsi. Lui le definisce «iniziative governate dai sindaci per il presidio del territorio a tutela dei cittadini». Nella stessa pagina Nicola Pellicani riferisce di una novità nel Veneto: “E a Treviso anche la Cgil vuol frenare i nuovi ingressi”. Precedenza ai disoccupati italiani e blocco degli arrivi di nuovi lavoratori: questo dice Paolino Barbiero, segretario della Cgil di Treviso. Nelle stesse ore il segretario regionale dello stesso sindacato, Emilio Viafora, ha scritto una lettera al cardinale Scola perché sia sostenuta la cultura della tolleranza e garantito il diritto di culto agli emigrati. E fra le due iniziative – sottolinea il giornalista – non c’è contraddizione. Cisl e Uil contestano la mossa di Barbiero perché non concordata. In appoggio breve su “Stranieri e reati, in Italia record della paura”. Secondo un rapporto German Marshall Fund-Compagnia San Paolo, nel Belpaese il 66% collega immigrati e criminalità e quindi ha paura (più che in Europa e in Usa).
Il manifesto – A pag. 4: gli emendamenti leghisti hanno avuto il sostegno del ministro Maroni. “Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ieri ha offerto il suo sostegno agli emendamenti presentati dal suo partito – La Lega – su due questioni che riguardano gli immigrati e la sicurezza: “Ok allo stop dei flussi di immigrati per due anni e sì alle ronde di cittadini nei centri urbani”. Il Pd si è espresso contro le ronde, definite un “far west”, mentre contro lo stop ai flussi si è espresso il segretario Cgil Guglielmo Epifani, affermando che “nel 2008 sono stati regolarizzati troppi pochi immigrati rispetto alle centinaia di migliaia di richieste”.
Testamento biologico
Corriere della Sera – A pag. 28 con richiamo in prima il caso di quattro suore di un convento di Genova che hanno inoltrato la richiesta di far testamento biologico ai lori superiori. Dice suor Ildefonsa: «Se fosse il mio destino, vorrei mi lasciassero morire in pace».
Il Giornale – Englaro: Stenio Solinas in copertina riflette sulle foto attuali di Eluana che qualcuno vorrebbe vedere ma allora c’è qualcuno che le ha fatte? ndr). A pag. 12 la Roccella dopo la pagina d’intervista fa pubblicare una lettera per ribadire che «il testo del comitato di bioetica dl 2003 va assunto a base per un articolato di legge unico e condiviso da portare all’esame del Parlamento». Faccia a faccia tra Binetti: «Sì ad una legge che vieti di staccare il sondino» e Della Vedova: «Se la proposta è questa meglio nessuna norma».
Onlus, donazione in azienda
Italia Oggi – Donazione e detrazione, ci pensa il datore di lavoro. Ammessa la possibilità di effettuare erogazioni liberali alle onlus per il tramite del sostituto di imposta. Nella specie è stata avvallata la facoltà da parte dei lavoratori di regalare un’ora di retribuzione agli enti non lucrativi per il tramite dell’azienda che tra l’altro provvede ed eseguire il relativo bonifico. Ma non è tutto poiché in questo caso è lo stesso datore di lavoro che riconosce lo sconto fiscale del 19% direttamente in sede di conguaglio annuale o di trattamento di fine rapporto. In questi termini si esprime l’Agenzia delle entrate con la risoluzione n.441/E del 17 novembre 2008.
Praticamente, le persone fisiche possono detrarre dall’imposta lorda un importo pari al 19% delle erogazioni liberali in denaro, per un importo non superiore a euro 2.065,83 effettuate, tra l’altro a favore delle onlus. La detrazione è consentita a condizione che il versamento di tali erogazioni sua eseguito tramite banca o ufficio postale. Cosa deve fare il lavoratore? Autorizza la trattenuta dallo stipendio e dà mandato ad effettuare per suo conto l’erogazione a favore di una onlus. Cosa fa il datore di lavoro? Trattiene la somma, indicandola sul relativo cedolino; effettua tramite bonifico il versamento dell’intera somma raccolta; compila un elenco in relazione a ciascun bonifico e lo trasmette alla onlus; rilascia a ciascun dipendente-donante una specifica attestazione; riconosce al dipendente la detrazione del 19%. Cosa fa la onlus? Restituisce all’impresa una copia dell’elenco, sottoscritta dal rappresentante legale, della somma totale ad essa versata con gli estremi del bonifico bancario.
Cristiani in pericolo
Repubblica – A pagina 16 Marco Politi intervista il cardinale Sandri: “I cristiani sono in pericolo fermiamo la fuga dall’Oriente”. «Guerre, conflitti, assenza di pace portano tantissimi cristiani alla fuga e all’emigrazione in cerca di sopravvivenza e nel clima di tensione si verificano sopraffazioni ai loro danni… Nella zona di bagdad sono diminuiti quasi fino all’estinzione». Poi c’è il nodo Terra Santa, da risolvere per la pace di tutto il Medio Oriente; L’ondata anticristiana c’è: «cresce la sensazione che l’anticristianesimo passi inavvertito o in certi luoghi sembri persino legittimo. Invece va assolutamente salvaguardato il diritto dei cristiani di esercitare liberamente la loro religione».
Obama
Repubblica – R2 dedica il focus su “Obagreen”, ovvero la sfida all’ambiente che Barack non può perdere. Ian McEwan sottolinea oltre alla portata simbolicamente rilevante di un presidente di colore, il lato ambientalista delle scelte che Obama ha annunciato. Un new Deal verde che potrà avere effetti mondiali e che potrebbe contribuire ad affrontare la sfida delle energie rinnovabili.
Crisi
Avvenire – Editoriale di Francesco Riccardi, “In tempo di crisi è più facile diventare virtuosi”. «Puntare solo su grandi opere, stabilità dei mercati… Potrebbe non servire se si omette di sostenere la trama del tessuto sociale. Ricapitalizzare le famiglie – lasciando loro porzioni maggiori di reddito – è il primo passo per superare la crisi scommettendo sulle proprie forze».
Il manifesto – Per le questioni economiche e sugli aiuti anticrisi per 80 miliardi di euro annunciati da Tremonti a pag. 8 nell’articolo intitolato “Un piano davvero misterioso. Fondi Ue sottratti al Sud, grandi opere e un po’ di defiscalizzazione” si legge: «È ancora avvolto in molti misteri il roboante piano da 80 miliardi di euro per rilanciare l’economia annunciato a Washington, dal premier Silvio Berlusconi e dal ministro dell’economia Giulio Tremonti (…). I misteri riguardano il “quando” questi fondi diventeranno operativi, come verranno distribuiti e come saranno reperiti. In realtà alcune cose sembrano certe, ma non sono per nulla una novità. Ad esempio circa 40 miliardi saranno sottratti dal fondo europeo che li avrebbe, invece, già destinati allo sviluppo delle regioni più svantaggiate (…) sempre seguendo una “traccia misteriosa”, altri 10 miliardi dovrebbero provenire dall’aumento dei pedaggi autostradali….».
Scuola
Avvenire – Dopo il taglio di 133 milioni alle paritarie si è aperto un altro fronte: non ci sarebbe disponibilità di pagamento per gli ultimi quattro mesi del 2008: si tratta di 140 milioni di euro già previsti dalla Finanziaria scorsa.
Calcio in Cina
Il manifesto – A pagina 16 (sport) la notizia della sospensione da parte dell’emittente pubblica cinese della trasmissione delle partite del campionato di calcio locale «per la mancanza di etica professionale dei giocatori. La goccia che ha fatto traboccare il vaso già colmo è l’ennesima rissa che la scorsa settimana ha visto coinvolti giocatori e tecnici delle squadre di Pechino e Tianjin e anche il pubblico che assisteva la partita. Alla fine del match alcuni tifosi hanno preso d’assalto il pullman del team ospite…. Il calcio in Cina è uno sport molto popolare, ma il campionato locale deve fare i conti con problemi classici: intemperanze del pubblico, corruzione, partite truccate».
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