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The Vespa horror pictures show

Da terza Camera del Parlamento italiano a parossistica unità di crisi. Il dramma dell'ostaggio italiano ucciso in diretta tv. Ma è tutto un reality show?

di Riccardo Bonacina

Nella vicenda degli ostaggi italiani in Iraq, e nel tragico epilogo di questa notte, con l’assassinio di Fabrizio Quattrocchi, continua ad esserci qualcosa che non torna.

Dapprima, venerdì scorso l’annuncio del rapimento di 4 italiani, secondo la testimonianza diretta di un collega della Reuters che certo non aveva nessun motivo per mentire, rapimento poi smentito e, di fatto, verificatosi solo circa 62 ore dopo.

Ieri sera, poi, la gestione della notizia della prima esecuzione dei terroristi fatta in diretta tv, attraverso Porta a Porta in un’inedita versione da reality horror show.

La puntata di Porta a Porta pone una serie di interrogativi inquietanti:
a) Perché la trasmissione di Vespa, normalmente registrata nel tardo pomeriggio e poi trasmessa in seconda serata, ieri è andata in onda in diretta?
b) Perché il ministro degli Esteri Frattini, invece di starsene alla Farnesina a coordinare l’unità di crisi, dopo che l’annuncio di Aljazera dell’uccisione di uno degli ostaggi era già stata data, sceglieva di essere negli studi Rai? Tra l’altro collezionando una serie di figuracce, come quando ai parenti degli ostaggi che chiedevano un canale di informazione rispondeva “chiamate il numero verde”!
c) Come mai in studio erano presenti il fratello di Umberto Cupertino, la sorella di Maurizio Agliana, e il padre di Salvatore Stefio collegato da Palermo, ostaggi nelle mani dei terroristi? E’ solo un caso?
Vespa, spiegava che la puntata doveva essere dedicata a ripare i torti subiti dalle famiglie, offese per l’uso di parole come “mercenari”, ” agenti dei servizi”, ecc. Ma se questo era il tema, a che necessità rispondeva la diretta?
d) Come mai mancavano proprio i parenti di Fabrizio Quattrocchi, l’ostaggio ucciso?
e) Come mai la notizia dell’avvenuto riconoscimento del corpo di Quatrocchi fatta dall’ambasciatore italiano a Doha avveniva proprio nel mentre di un break pubblicitario? Quando invece è ormai appurato, anche per la testimonianza di Imad el Atrache, vice capo esteri di Al jazeera , che ha dichiarato che la cassetta è stata ricevuta, in Qatar, due ore prima di dare la notizia, e l’hanno subito mostrato all’ambasciatore italiano in Qatar. Ergo, la Farnesina sapeva ben prima delle 22?
f) Come mai l’annuncio del riconoscimento è stato fatto in trasmissione dal vicedirettore di Libero e non dal ministro degli Esteri, che si limitava ad annuire e certificare come un notaio bollito?
g) Come mai, pochi minuti dopo l’annuncio, erano già pronti i servizi da Genova sulle reazioni dei famigliari?

Sette domande senza una risposta ragionevole che ingarbugliano un mistero già fitto. La puntata di ieri di Porta a Porta più che ai meccanismi di un programma di informazione ha risposto alle logiche di un reality show. Non è che si è scelto di gestire la delicatissima notizia con una diretta televisiva condotta dal giornalista più affidabile che esista sulla piazza e costruita come un esemplare reality?

PS: Della serie, le sette domande non sono solo nostre, leggete anche “La sceneggiata e Quattrocchi” sul blog di Leonardo Coen di Repubblica.

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