Non profit

The Hub, trampolino per imprenditori sociali

Sbarca a Milano un modo nuovo di lavorare

di Riccardo Bagnato

Il tuo pallino è l’innovazione sociale? Hai un’idea in cerca di finanziamenti e hai bisogno di consigli? A Milano è arrivato The Hub, un mélange parfait tra un club privato, un incubatore per imprese sociali, un ufficio high tech e un think tank. Parole d’ordine: collaborazione e innovazione. Obiettivo: rispondere al crescente bisogno di creare un futuro più etico e realmente sostenibile.
Nato nel Regno Unito nel 2005, il progetto The Hub oggi conta più di venti centri in altrettante importanti città di tutto il mondo: da Berlino a San Francisco, da Bombay a San Paolo, da Toronto a Tel Aviv. E da poco anche a Milano. Chi lo desidera può associarsi: le tariffe vanno dai 17 ai 775 euro, e comprendono l’utilizzo a ore o illimitato dello spazio, l’accesso alla mailing list e alla piattaforma online, e a tutti gli eventi. Ma si può anche avere una casella email personale, spazio sui computer per archiviare i propri documenti, una postazione personale. E in più, compreso nel prezzo, c’è la connessione Internet Wi-Fi, staff a disposizione dalle 9 alle 18, utilizzo della cucina, così come sono inclusi assicurazione, spese per elettricità, acqua e gas.
Non un semplice locale in outsourcing per start up, ma un vero proprio crocevia di persone, esperienze e progetti in cui hanno preso casa ad esempio i responsabili di Prestiamoci, il primo network di prestiti tra persone in Italia (www.prestiamoci.it), i fondatori di Urban Bike Messanger, il corriere ecologico (www.urbanbm.it) o di Greenbean, la prima agenzia di comunicazione per la sostenibilità (www.greenbean.it).
«Prima di tutto un luogo di collaborazione, una Rete, a disposizione degli associati per conoscere best practice e avere la possibilità di confrontarsi con altri imprenditori in tutto il mondo», dice Alberto Masetti-Zannini, studi alla London School of Economics di Londra e da un anno in Italia per lancio di The Hub Milano.
Insieme al lui, al progetto, hanno lavorato Nicolò Borghi e Federica Scaringella. Un lungo percorso che ha portato alla riprogettazione degli spazi di un edificio nel centro della Chinatown milanese, in via Paolo Sarpi. Costo dell’operazione: 250mila euro. A sostenerlo economicamente solo investitori privati – nessun ente pubblico o fondazione – e l’autofinanziamento dei primi soci. «Attualmente ci sono cento membri circa, ma il progetto, essendo legato agli spazi a disposizione, potrà accettare fino a 450 soci massimo», precisa Alberto. Benvenuta innovazione.


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