Sostenibilità

«The Cove», mare da Oscar Ma la mattanza è anche da noi

di Redazione

Turismo, pesca e inquinamento hanno fatto sparire i delfini dalle nostre costedi Elisa Cozzarini
«Un documentario bellissimo, ma poco efficace». È il sorprendente giudizio di Marco Costantini, responsabile del Programma Mare del WWF, su The Cove. Il film, che ha vinto l’Oscar 2010 come miglior documentario, mostra la mattanza dei delfini in una baia di Taiji, in Giappone. Qui gli animali vengono uccisi illegalmente per la carne, spacciata per carne di balena. Oppure li catturano vivi per venderli ai delfinari di tutto il mondo. «Sembra che salvare un delfino sia come salvare il mondo». È vero, dopo aver visto The Cove, è automatico pensare che da una parte ci sono i giapponesi cattivi, dall’altra noi e gli americani buoni. Costantini cerca di risvegliare le coscienze: «Sapete che il delfino comune è quasi scomparso dalle nostre coste? Non perché ci sia una “Cove” anche in Italia, ma perché il turismo, la pesca e l’inquinamento ne hanno distrutto l’habitat naturale».
La pesca eccessiva ha ridotto del 13%, dal 1994 al 2003, il quantitativo di pescato nel mondo. Dalle nostre coste sono scomparse diverse specie autoctone e oggi la pesca si è globalizzata per continuare a riempire le tavole. «Il più grande mercato del pesce in Italia è Milano, in Europa è Parigi, perché il prodotto ormai viaggia in aereo, non via mare», spiega Costantini, «e va a finire che è più conveniente mangiare il tonno pinna gialla dall’Oceano Indiano, mentre quello rosso del Mediterraneo finisce in Giappone».
Il lavoro più grande in difesa del mare e della biodiversità marina, il WWF lo fa a Bruxelles, perché vengano introdotte a livello europeo norme adatte alla conservazione. E per chiedere che vengano rispettate. L’Ue, con la politica comune della pesca, stabilisce una limitazione delle catture, una taglia minima del pescato e regole sugli attrezzi consentiti. Il 1° giugno 2010 scade il termine per l’applicazione del regolamento mediterraneo 1967 del 2006 per quanto riguarda le reti a strascico. Nella parte finale le maglie dovranno essere quadrate, con lato di 40 mm, o romboidali, con lato di 50 mm, per evitare che si chiudano portando via anche i pesci e gli organismi più piccoli.
I pescatori sono sul piede di guerra, mentre il neocommissario Ue alla Pesca, la greca Maria Damanaki, lamenta che Italia, Spagna, Francia, Slovenia, Malta, Cipro, Grecia sono ancora indietro nell’attuazione del regolamento. Li esorta a prendere le misure necessarie a proteggere i sempre più esigui stock di pesce, altrimenti ricorrerà a procedure d’infrazione. Ecco perché, oltre al Giappone, guardiamo anche quel che accade a casa nostra.


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