Non profit
Tetti, tettucci e mille bugie
5per1000. Tutti lo vogliono, ma nessuno ferma Visco
Un errore tecnico, una svista. Non preoccupatevi, ci crediamo. Anzi, ve lo giuriamo. Lo facciamo, sì, lo facciamo. È dentro, tranquilli. È cosa fatta. Perché non vi fidate? Ma no, state sereni. Ah non c?è? Ohibò. E chi è stato? Io no, per carità. Ci credevo così tanto?»
Se non fosse una questione cruciale per qualcosa come 30mila organizzazioni non profit italiane, oltre che per centinaia di enti di ricerca scientifica e sanitaria, ci sarebbe davvero da ridere. E invece la vicenda del 5 per mille non è per niente divertente. Non lo è per quei 16 milioni di contribuenti italiani che hanno firmato per devolvere parte delle loro tasse alle associazioni a loro care, che oggi vedono di fatto cancellare dal governo la prima misura di sussidiarietà fiscale mai varata in Italia. Non lo è per tutti gli italiani, che assistono in questa occasione a un indecoroso rimpallo di responsabilità, uno scaricabarile senza precedenti, un «io non c?ero, e se c?ero?» rimasticato tra Palazzo Chigi e il Senato, da parte di quegli stessi esponenti della maggioranza che fino a poco tempo fa giuravano e spergiuravano di essere i più fedeli difensori del 5 per mille.
E intanto, se non lo impallinavano personalmente, lasciavano che altri lo facessero.
Arroganza e disprezzo
I fatti sono ormai noti. Se i lavori del Senato, che sta esaminando la legge Finanziaria, non subiranno una decisa svolta, nel 2008 il 5 per mille – se ci sarà, visto che per inserirlo il governo ha dovuto mettere a punto in tutta fretta un emendamento alla legge di bilancio, nel cui testo originale era stato per la seconda volta ?dimenticato? – sarà ridotto a un misero 1 per mille. A corredo della misura infatti l?esecutivo ha applicato un ?tettuccio? di soli 100 milioni, a fronte di un gettito 2006 di 345 e un sicuro aumento della raccolta 2007.
E il tutto portato avanti nella più assoluta arroganza e disprezzo per le tante forze in campo, per le 12mila firme in calce alla petizione di Vita per l?innalzamento del tetto, delle 5mila raccolte dal Sole24Ore per un appello lanciato da diversi premi Nobel e scienziati (da Rita Levi Montalcini, senatrice a vita, a Renato Dulbecco, all?ex ministro Umberto Veronesi). Nessuna considerazione neppure per i 70 senatori che hanno sostenuto l?emendamento Benvenuto-Bobba-Ferrante, teso a introdurre in modo permanente il 5 per mille nel nostro ordinamento, con una copertura di 500 milioni per il 2008 e 400 per il 2009. Niente di niente, il governo è andato avanti per la sua strada, sposando la tesi degli statalisti duri e puri (con il viceministro Visco in testa, come raccontano fonti ben informate) e dei paladini del bilancio dello Stato, incuranti di ben altri esborsi e sprechi di denaro pubblico ma sensibilissimi a tutto ciò che potrebbe mettere in discussione il potere assoluto del Palazzo e spostare l?asse decisionale un centimetro in più a favore della società civile.
E la chiamano «casta»
Esageriamo? Forse no, se è vero (come purtroppo è vero) che la settimana scorsa durante la maratona in Senato che ha condotto all?approvazione del decreto fiscale della Finanziaria, il presidente della commissione Sanità, Ignazio Marino aveva presentato un emendamento con cui intendeva rimpolpare il fondo destinato alle vittime delle trasfusioni di sangue infetto (sacrosanto risarcirle, sia chiaro) proprio con quei 150 milioni che il governo aveva, dopo tante insistenze, destinato al 5 per mille targato 2007, alzando il tetto da 250 a 400 milioni. Scippo sventato, per fortuna. Ma indicativo di un clima da «chissenefrega» che sembrerebbe inventato dai teorici della «casta». E invece.
La lettera del ministro
Ora il terzo settore, stanco di essere preso in giro, medita una manifestazione di piazza: una mozione in tal senso è stata votata agli stati generali del Forum, il 27 ottobre a Cosenza, e verrà precisata in una riunione il 6 novembre a Roma.
Per inciso: ai delegati riuniti in Calabria il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero ha inviato una lettera, scusandosi per non poter essere presente, che si concludeva così: «Colgo l?occasione per ribadire il mio impegno a far sì che nella legge Finanziaria siano nuovamente compresi il 5 per mille e i 400 milioni annunciati. Considero scandaloso che queste cifre siano scomparse (?) penso che il 5 per mille debba diventare una misura strutturale, fonte di finanziamento certa per il mondo dell?associazionismo italiano, e coglierò quindi una vostra pressione su questo punto come un valido apporto a una soluzione positiva del problema». Caro ministro, stia tranquillo: sarà accontentato.
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