Non profit
Tettamanzi nel mirino
Il cardinale difeso da Napolitano. Ma tra i leghisti chi soffia (davvero) sul fuoco?
Nel giorno di Sant’Ambrogio la Lega ha attaccato il cardinale di Milano che ieri ha incassato la solidarietà anche del presidente Napolitano. I giornali riferiscono e si chiedono: cosa c’è dietro la polemica innescata dal ministro Calderoli e, pare, orchestrata dallo stesso Senatùr?
La rassegna si occupa inoltre di:
Immigrazione
Finanziaria
Abruzzo
Brasile
America
Il CORRIERE DELLA SERA apre con un “Napolitano difende Tettamanzi”. Il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, ieri a Milano in visita alla Biblioteca ambrosiana, raccomanda «il rispetto e la verità anche per il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, che è un grande pastore della chiesa ambrosiana e del suo popolo». E il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, evidenzia che «l’impegno della Chiesa è essenziale nella vita sociale italiana», ha detto «tante volte» che la religione è un «fatto pubblico». All’indomani degli attacchi della Lega all’arcivescovo di Milano, accusato – nel giorno di Sant’Ambrogio – di pensare più ai rom e agli stranieri che alla difesa dei simboli della religione cattolica, si alza dunque il livello delle prese di posizione. Bertone, per rispondere alla critiche della Padania e del ministro Roberto Calderoli, ha ricordato anche l’ultimo Angelus di Benedetto XVI: «Come ha detto il Papa, ricchi e poveri, paesi sviluppati e abitanti di paesi sottosviluppati, siamo tutti protagonisti della stessa vita. Dobbiamo salvarci insieme. Mi sembrano la parole più chiare e prospetticamente più adeguate». Nell’Angelus di ieri, invece, il Papa ha ricordato che «la città siamo tutti noi, ognuno contribuisce alla sua vita e al suo clima morale, nel bene e nel male», mentre i mass media «tendono a farci sentire sempre spettatori, invece siamo tutti attori». Il CORRIERE ricostruisce anche i retroscena politici della vicenda. L’attacco della Padania sarebbe stato voluto direttamente da Bossi, con un dossier Tettamanzi in circolazione tra i vertici leghisti che raccoglie tutte le uscite sgradite del cardinale dal 2006 ad oggi. Bossi però, registrando i dubbi dei suoi militanti (più sui toni che sul merito), ha cambiato idea: così la Padania ieri ha derubricato la questione in un pezzullo laterale e Calderoli ha chiesto «Cardinale mi assolva lei dal rogo». Ampio spazio anche ai commenti politici, sotto il concetto ricorrente dei “cattolici senza casa”. È questo il titolo dell’editoriale di Massimo Franco, che sottolinea la presenza cattolica in politica sia «sfrattato e senza casa», di «scarsa incidenza», anche se questo «dovrebbe permettere alla Chiesa di riprendere possesso di spazi che le sono propri» e «gli indizi di un ruolo ritrovato» si intravedono nell’immigrazione, politica della famiglia, coesione nazionale. Per Alberto Melloni quella della Lega è una campagna per condizionare il dopo Tettamanzi, che in quanto 75enne è dimissionario, in particolare ponendo il problema di metter qualcosa sul piatto da parte di Cl per garantire a Formigoni una quieta rielezione. La Lega cioè voleva ribadire il suo diritto a entrare anche nel governo della chiesa in quanto voce di un territorio. Ma i suoi calcoli li ha fatti «malissimo».
LA REPUBBLICA dedica al caso una doppia pagina interna: “Napolitano e Bertone con Tettamanzi «Rispetto per l’impegno della Chiesa»”. Dopo gli insulti del ministro Calderoli, Dionigi Tettamanzi ha ricevuto ieri l’abbraccio e la solidarietà del segretario di Stato Vaticano e quella del presidente della Repubblica. «Non sono ancora un martire» ha ribattuto il cardinale scherzosamente. Quasi sfacciata la risposta di Calderoli: «sono d’accordo su quello che ha detto il presidente Napolitano sulla Chiesa. Comunque, nel giorno di Sant’Ambrogio, avrei gradito che qualcuno parlasse dei milanesi, dei nostri Santi e dei nostri poveretti, non vedo perché pensare sempre a quelli che vengono da fuori». Poi in serata, il furbetto ministro della Semplificazione ha finto di tornare all’ovile: «Mamma mia, cardinale Tettamanzi mi assolva e mi salvi lei dal rogo cui mi vogliono condannare tutti i neo difensor fidei. Quel che ho detto, ho detto, ma non volevo offendere nessuno». Chiede l’assoluzione il ministro sposato con rito celtico, sottolinea Filippo Ceccarelli che riepiloga le provocazioni leghiste in un pezzo intitolato “Dal dio Po a ultrà del presepe la conversione lampo dei lumbàrd”. Un articolo gustoso che naturalmente sottolinea l’incongruità di talune più recenti posizioni se collegate ai riti evidentemente pagani di cui la Lega si è sempre fatta portatrice. Il dio Po, l’ampolla. Ne esce un quadro strumentale (Bossi che usa il Crocifisso come «portafortuna»; Borghezio che ieri ha inaugurato il presepio al Parlamento europeo con tanto di processione). C’è spazio anche per riferire l’allarme lanciato ieri da Benedetto XVI: “Il Papa critica i mass media «Intossicano le coscienze»”. Troppa enfasi data al male, amplificazione delle cose più orrende, assuefazione che prende i cittadini. «I mass media tendono a farci sentire sempre spettatori, come se il male riguardasse gli altri… invece siamo tutti attori e nel bene e nel male il nostro comportamento ha un influsso sugli altri», ha inoltre spiegato il Papa.
LA STAMPA sul caso Tettamanzi pubblica un’intervista a Bossi realizzata da Giovanni Ceruti. «Lo dice appoggiato al bancone del suo autogrill preferito, quello dove si ferma sempre per un caffè prima di tornare a casa. “Chiederò un incontro con l’Arcivescovo di Milano e nei prossimi giorni vado a trovare Tettamanzi”, dice Umberto Bossi. “Non lo conosco di persona. L’ho visto in Vaticano a fine settembre, quando sono andato dal Cardinal Bertone. Ma io entravo, lui usciva…”. Ecco, malattia o non malattia, in questo Bossi è sempre il solito. Ha lasciato che la polemica montasse, quasi distratto (“Leggo poco la Padania…”), e adesso è pronto ad indossare i panni del mediatore. “Gli parlerò io”…. “Gli dirò che siamo contrari all’apertura di nuove Moschee”. I suoi elettori non capirebbero. Però, realismo per realismo, Bossi riconosce che la Chiesa “certe cose le deve dire”. Così, magari prima di Natale, con il pretesto di uno scambio d’auguri, Bossi va dal suo Arcivescovo, visto che la diocesi di Milano comprende pure la provincia di Varese. A mediare. A dire che se non ci fosse lui allora sì che ci sarebbero intolleranza e pericoli».
Sul discorso del Papa, intervene Massimo Granellini con un commento: «La sensazione finale è lo straniamento. Qualcuno immagina che esista un Grande Vecchio che ci vuole così: emotivi, ottusi, sostanzialmente rincoglioniti da porzioni sempre maggiori di nulla spacciato per chissà che. È una visione inquietante, ma al tempo stesso rassicurante. Invece io penso che in questo teatrino siamo tutti burattini e burattinai. Fabbricanti e fruitori di notizie, respiriamo tutti la stessa droga, ci nutriamo di cose fasulle mentre subiamo passivamente la realtà e, come tante belle addormentate nel bosco mediatico, restiamo in attesa di un principe azzurro che ci desti dall’incantesimo. Senza renderci conto che quel principe azzurro possiamo essere soltanto noi».
IL GIORNALE dedica al caso Tettamanzi una pagina. “Vaticano e Quirinale in campo contro la Lega” a firma di Andrea Tornielli in cui si racconta la reazione del mondo ecclesiale che, dopo gli attacchi della lega all’arcivescovo ambrosiano, ha serrato le fila. Bertone molto duro nei confronti della Lega e i suoi modi «sguaiati e che fanno rumore ma portano vergogna e imbarazzo solo su chi li scatena». Maria Bravi in un box invece intervista l’eurodeputato della lega Matteo Salvini. “Nessuna offesa all’arcivescovo ma sulle moschee non molliamo” è il titolo. Salvini fa marcia indietro sui modi e le espressioni usate da Calderoli ma non sulla sostanza e tende una mano a Tettamanzi: «vorrei spiegarmi con lui personalmente, chiarire gli equivoci e smorzare un po’ le tensioni» oltre che parlargli «delle 15 mila firme che abbiamo raccolto e che rappresentano i sentimenti dei milanesi, che non vogliono la moschea in città».
Il titolo principale del SOLE24ORE è per il discorso di ieri del papa in piazza di Spagna: “I media ci intossicano”, ha detto Ratzinger. Sottolineato il richiamo all’accoglienza di ogni persona, che è «realtà sacra». Di spalla un breve articolo dà conto del viaggio di Napolitano a Milano all’Ambrosiana, dove ha incontrato Tettamanzi e difeso la chiesa, simbolo di «universalità e valori spirituali». Da segnalare in prima pagina un fondo del direttore (non è firmato) che attacca: «Il papa ha ragione» sul richiamo ai media. Che sono afflitti, secondo Riotta, «della sindrome horror che spinge a prediligere ovunque il volto del male (…) fingendo con ipocrisia di denunciarlo per titillare in realtà il pubblico». Che fare allora? «Il nuovo giornalismo», scrive Riotta, «dovrà rendere appassionante e avvincente ciò “che non fa notizia”, gli eroi quotidiani». Solo così l’informazione si salverà.
AVVENIRE apre sottolineando le parole del presidente Napolitano: “Chiesa essenziale per l’Italia”. Nell’occhiello riassume: «Il capo dello Stato e il segretario di Stato vaticano con l’arcivescovo di Milano nel giorno delle scuse leghiste», il presidente «ribadisce che la religione è un fatto pubblico» e «Calderoli si corregge, ho sbagliato battuta ma non volevo offendere, ho rispetto del cardinale». Anche su AVVENIRE c’è una parte dedicata alla strategia politica, con un’intervista al politologo Paolo Feltrin: «non vanno considerate come un’ingenuità ma come frutto di una strategia precisa», segno di una vocazione non più a vocazione localistica ma nazionale. Un «affondo preciso» che però «non paga». Una pagina anche al discorso del Papa all’Angelus di ieri, sotto il titolo «no ai media che sfruttano gli invisibili», con l’invito a «guardare un altro tipo di bellezza», cioè a «riscoprire e difendere la profondità delle persone».
La rassegna si occupa anche di:
IMMIGRAZIONE
LA STAMPA – Un intervento del presidente francese Sarkozy sul referendum svizzero che ha bocciato la costruzione di nuovi minareti. Scrive Sarkozy: «Gli svizzeri come i francesi sanno che il cambiamento è necessario. La loro lunga storia ha insegnato loro che per restare se stessi bisogna accettare di cambiare. Come le generazioni che li hanno preceduti, sanno che aprirsi agli altri è un arricchimento. Nessun’altra civiltà europea ha tanto praticato il meticciato delle culture, che è il contrario del comunitarismo. Il meticciato è la volontà di vivere insieme, il comunitarismo è la scelta di vivere separati. Ma il meticciato non è la negazione delle identità, è la comprensione e il rispetto per tutti. Da parte di chi accoglie è il riconoscere cosa l’altro può portare. Da parte di chi arriva è il rispetto di cosa c’era prima di lui. Da parte di chi accoglie è, ancora, l’offerta di condividere la propria eredità, la propria storia, la propria civiltà e arte di vivere. Da parte di chi arriva è la volontà di inserirsi senza violenza ma naturalmente in questa società che si contribuirà a trasformare, in questa storia che si contribuirà a scrivere. La chiave di questo mutuo arricchimento che è il meticciato delle idee dei pensieri delle culture è un’assimilazione riuscita».
FINANZIARIA
SOLE24ORE – Un bel riassunto di ciò che è contenuto nella manovra, ora completa di maxiemendamento. Oltre al 5 per mille (400 milioni la dotazione) il SOLE snocciola anche gli altri contributi a pioggia: nella ripartizione del gettito dello scudo fiscale ci sono 181 milioni nel 2010 (113 nel 2011 e 60 nel 2012) per una serie di microinterventi di carattere sociale e socio-economico.. Si va dai contributi alle associazioni dei combattenti, ai soldi per il Belice colpito dal sisma del gennaio 1968, ai contributi a favore degli esuli di Fiume, Istria e Dalmazia. Ci sono contributi in favore dell’Unione italiana ciechi, per il Museo statale tattile Omero, per la biblioteca italiana per i ciechi a Monza, per le vittime del terrorismo. Interventi anche per l’Istituto mediterraneo di ematologie, per il Policlinico San Matteo di Pavia, per le popolazioni dell’Abruzzo, per la giustizia.
ABRUZZO
AVVENIRE – Bertolaso è «un fiume in piena» ieri all’Aquila, dove ha convocato cento imprenditori che «se la sono presa comoda con i lavori» per la realizzazione delle case. «Mi avete fatto fare una figuraccia davanti a tutta l’Italia», ha detto e ha minacciato «dirò in conferenza stampa i nomi di chi non ha rispettato i patti, avviando l’iter per la rescissione dei contratti delle imprese inadempienti». La conferenza stampa è stata annunciata per oggi pomeriggio.
BRASILE
LA STAMPA riprende la denuncia dell’associazione umanitaria Human Rights Watch. «Undici mila persone uccise in sei anni. Non sono i numeri, drammatici, di una guerra, ma il bilancio delle operazioni di polizia condotte in Brasile. La denuncia arriva dall’associazione umanitaria Human Rights Watch, secondo cui la maggior parte degli omicidi è avvenuta in stile esecuzione. Questo documento di 122 pagine pubblicato ieri ne segue un altro diffuso lo scorso anno dalle Nazioni Unite, secondo cui la polizia brasiliana sarebbe stata responsabile di una significativa porzione dei 48mila omicidi commessi nel Paese l’anno precedente. “L’uccisione di sospettati non ancora processati non è la risposta al crimine e alla violenza” ha detto Jose Miguel Vivanco, numero uno dell’associazione. “Gli abitanti di Rio de Janeiro e San Paolo hanno bisogno di più controlli, non di più violenza”.
AMERICA
LA REPUBBLICA – Focus di Rs dedicato a Dalia Mogahed, 36enne consigliera di Obama per il rapporti con il mondo musulmano. È la prima donna ad entrare nella Casa Bianca con il velo (è autrice di un libro allenianamente intitolato Tutto quello che dovresti sapere sull’Islam e che nessuno ti ha mai raccontato). «Per i media arabi sono il simbolo di una nuova America, che non esclude più ma include», dice lei chiamata per il discorso del Cairo dal presidente.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.