Fundraising
Testamento solidale, pronto a farlo un italiano su cinque
Nel 2013 il 45% degli italiani non sapeva cosa fosse il lascito solidale, oggi l'82% sa di cosa si parla. Sono 5,5 milioni gli over50 che dichiarano di aver fatto un testamento solidale o di essere propensi a farlo, pari al 21% della popolazione: nel 2018 erano il 12%. Così in dieci anni il Comitato Testamento Solidale ha cambiato la cultura sui lasciti
di Alessio Nisi
Trasferire una parte del nostro patrimonio vuol dire anche permettere ai nostri valori di “passare di mano”. Vuol dire guardare oltre noi stessi, oltre la morte e avere cura e senso di responsabilità verso chi viene dopo di noi. Alla fine la solidarietà è una leva di trasformazione e un modo per essere trascendenti. Una considerazione che è tanto più vera se quel trasferimento avviene a beneficio di un’associazione: un lascito solidale (così si chiama). Una pratica sociale che gli italiani amano sempre di più, nonostante siano consapevoli che il mondo e il Paese siano peggiorati nell’ultimo decennio: sanno però anche che per migliorarlo la prima strada è affidare le proprie speranze al Terzo settore.
I numeri
A dirlo sono i numeri e la statistica. In occasione della Giornata internazionale del lascito solidale, il Comitato Testamento Solidale, che nel 2023 compie 10 anni (nel 2013 raccoglieva 6 associazioni, oggi sono 28 e fra gli aderenti ci sono anche Associazione italiana sclerosi multipla-Aism, Lega del filo d’oro, Save the children, fondazione don Carlo Gnocchi, Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma-Ail) ha presentato “La percezione dei cambiamenti degli ultimi 10 anni e l’orientamento verso le donazioni e i lasciti solidali”, una ricerca realizzata da Walden Lab-Eumetra su un campione rappresentativo di mille italiani tra i 25 e i 75 anni (circa 46,5 milioni, in base ai dati Istat).
Ecco, alla domanda su chi tra gli attori protagonisti della vita economica e sociale del nostro Paese ha fatto di più rendere migliore l’Italia, le organizzazioni non profit e le associazioni di volontariato e le piccole e medie imprese sono al primo e secondo posto. «Rispetto a dieci anni fa c’è una crescita anche della percezione che per rispondere alla crisi ci si debba impegnare sul piano personale», sottolinea Paolo Anselmi, fondatore e presidente di Walden Lab, docente di Marketing Sociale presso l’Università Cattolica di Milano
Per il 63% degli italiani le organizzazioni non profit sono quelle che più di ogni altro hanno agito negli ultimi 10 anni per rendere la nostra società migliore. È straordinariamente positivo e promettente
Paolo Anselmi, presidente di Walden Lab
Dall’analisi è emerso questo: più di 4 italiani su 10 pensano che nell’ultimo decennio il mondo sia diventato un posto peggiore in cui vivere e lo stesso vale guardando dentro casa nostra, all’Italia.
In questo scenario, il Terzo settore risulta l’unico soggetto che la maggioranza degli italiani (quasi i due terzi) vede concretamente impegnato nella costruzione di una società migliore. «È chiaro», spiega sempre Anselmi, «che da qui scaturisce la scelta di sostenere queste organizzazioni».
L’impegno civile (ambientale, sociale, culturale) è riconosciuto da una larghissima maggioranza come fattore decisivo nella costruzione di una società migliore, ma gli italiani pensano che per migliorare il mondo serva anche la solidarietà: dando sostegno a una buona causa tramite il lascito solidale (69%) o una generica donazione in denaro (66%). Il 21% del campione, corrispondente a 5,5 milioni di italiani (over 50), ha già previsto un lascito solidale nel suo testamento o è orientato a farlo, mentre aumentano gli indecisi (35% vs 27% nel 2022) a discapito dei contrari: il che è già di per sé un bel successo.
Cambiamento culturale
Già, ma quanti italiani scelgono il lascito solidale? «In Italia a fare testamento, rispetto ad altri Paesi del mondo, è una percentuale più ristretta di persone», dice Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente della Lega del filo d’oro, «i 5 milioni e mezzo di persone che dichiarano di aver previsto un lascito solidale nel proprio testamento o di essere orientato a farlo sono effettivamente una minoranza».
I 5 milioni e mezzo di persone che dichiarano di aver previsto un lascito solidale nel proprio testamento o di essere orientato a farlo sono effettivamente una minoranza, ma qualcosa si muove
Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale
«Eppure», sottolinea, «qualcosa si muove, stiamo assistendo ad un vero e proprio cambiamento culturale e possiamo dire che la generosità degli italiani non si è fermata neanche davanti agli eventi di questi ultimi 10 anni, nel corso dei quali il comitato ha accompagnato l’opinione pubblica in un percorso di conoscenza e consapevolezza sullo strumento del lascito solidale, di cui oggi vediamo i frutti. Le campagne che abbiamo promosso hanno dissodato un terreno che sembrava inizialmente più “refrattario”‘, questo possiamo dircelo con soddisfazione guardando al decennio passato. Quanto al futuro, siamo consapevoli che ancora c’è del lavoro da fare, per superare qualche pregiudizio e diffondere sempre di più la cultura della solidarietà e del lascito».
Promossa la comunicazione: le campagne dedicate ai lasciti solidali piacciono a 7 italiani su 10.
Dieci anni fa il comitato
«Il comitato», spiega Emanuela Di Pietro, presidente del Comitato Testamento Solidale e responsabile high value donors di Aism, «nasce nel 2013 per sensibilizzare e fare cultura sul lascito testamentario, un tema ancora poco conosciuto».
Di Pietro, diamo una definizione di lascito testamentario.
Per lascito testamentario si intende la possibilità di inserire nel proprio testamento come beneficiario un’associazione non profit.
È una pratica che si può attivare solo in caso di testamento?
Sì. Riguarda solo la quota di riserva, quella disponibile, e non intacca in alcun modo i diritti degli eredi legittimi.
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Il testamento, va detto, è poco usato in Italia rispetto ai paesi anglofoni. Circa l’80% degli italiani non lo usa e lascia che si disponga come da legge. In questi dieci anni i numeri ci hanno dato ragione: nel 2013 il 45% delle persone non aveva idea di cosa fosse il lascito solidale, oggi l’82% delle persone sa di cosa si parla.
Quanti in Italia lo fanno?
A oggi le persone che lo fanno o dichiarano di farlo o sono propensi sono il 21%. Nel 2018 erano il 12%.
Nel 2013 il 45% delle persone non aveva idea di cosa fosse il lascito solidale, oggi l’82% sa di cosa si parla. Gli italiani che dichiarano di aver fatto un testamento solidale o di essere propensi a farlo sono il 21%: nel 2018 erano il 12%
Emanuela Di Pietro, presidente del Comitato Testamento Solidale
Quanto pesa in termini monetari il lascito testamentario?
Uno studio di Fondazione Cariplo parla da qui al 2030 di un mercato potenziale per il non profit di circa 100/130 miliardi.
In dieci anni com’è cambiata la scelta degli italiani a proposito dei beneficiari?
La scelta segue un po’ lo spirito del momento. In questo momento, dopo il Covid, la ricerca scientifica e la sanità hanno un peso rilevante. Così come l’ambiente e l’emergenza internazionale.
Il valore dei lasciti qual è?
Uno dei pregiudizi che abbiamo incontrato quando abbiamo iniziato nel 2013 era che il lascito fosse appannaggio dei più ricchi. Così non è. Le ultime medie parlano di un range che si attesa sui 20mila euro, una cifra importante ma non “da ricchi”.
Uno dei pregiudizi, quando abbiamo iniziato, era che il lascito fosse appannaggio dei più ricchi. Non è così. Le medie parlano di circa 20mila euro, una cifra importante ma non “da ricchi”.
Emanuela Di Pietro, presidente del Comitato Testamento Solidale
Quali associazioni hanno più beneficiato dei lasciti?
Ad oggi le associazioni più conosciute, ma anche quelle che si sono mosse prima nel fare sensibilizzazione su questo tema.
Foto in apertura e nel testo da Ufficio stampa Comitato Testamento Solidale. La foto di Emanuela Di Pietro è di Francesco Marzullo
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