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Testamento biologico, c’è voglia di pace

La relatrice Fiorenza Bassoli esclude l’obbligatorietà prevista dal presidente della Commissione Sanità, Ignazio Marino e promette...

di Sara De Carli

Per Ignazio Marino, il Paese aspetta la legge. Ma averla non sembra così facile: basti dire che se ne parla da 17 anni, in un progressivo radicalizzarsi delle posizioni. Alla Commissione Igiene e Sanità del Senato, dopo un anno di audizioni, martedì 12 giugno è finalmente partita la discussione delle dieci proposte di legge depositate sulle «dichiarazioni anticipate di trattamento». Relatrice unica è la senatrice Fiorenza Bassoli (Ds), che non ha alcuna intenzione di «lavorare per piantare una bandierina. Prendiamoci il tempo che serve per arrivare a un testo condiviso, che garantisca le persone: che dia diritti ma anche sicurezze». Prima stoccata (soft) al presidente. La seconda è diretta: «Escludo l?obbligatorietà del testamento, che c?è nel testo di Marino. Lo faccia chi ritiene opportuno farlo».

Sull?iter dei lavori la senatrice è ottimista: non si discuteranno i ddl uno per uno, ma si comincerà evidenziando i punti comuni. Ovvero il rafforzamento del consenso informato, «che oggi è mera burocrazia»; l?istituzione del fiduciario; il riconoscimento che quella tra medico e paziente «non è un contratto ma una relazione»; garantire al medico una tutela legale. Per i punti di divergenza, spiega la senatrice, «faremo tesoro di quanto emerso dalle audizioni». Ovvero? «Se avessi la risposta, sarebbe inutile parlarne in Commissione», dice. Però tra le righe qualcosa viene fuori.

L'idratazione cambia casella
Il primo scoglio è questo: respirazione, idratazione e nutrizione possono essere oggetto di rinuncia? Di respirazione non parla nessuno dei ddl presentati, nemmeno quello firmato da Paola Binetti ed Emanuela Baio. Tutti parlano di «ogni trattamento», il che implicitamente pone il respiratore tra le cose a cui si può rinunciare. Due ddl, quello a firma Binetti-Baio e quello di Antonio Tomassini, citano invece esplicitamente nutrizione e idratazione artificiale (Nia), per dire che essi non concorrono mai a fare ?accanimento terapeutico? e quindi, aggiungono Baio e Binetti, «non possono essere oggetto di dichiarazioni anticipate di trattamento». Per la Bassoli «la richiesta della senatrice Binetti viene da una preoccupazione forte sul fatto che il malato che chiede la sospensione di alcune terapie non sia abbandonato. Lo condivido: chi rinuncia ad alcune cure non vuole e non deve morire nella sofferenza. Questo vuol dire puntare sulle cure palliative: non solo di terapia del dolore, ma anche sostegno psicologico, religioso, relazionale? Vedo bene allora l?idratazione pensata come parte delle cure palliative, volta a dare sollievo. Interrompere alcune cure non vuol dire lasciare morire di sete».

Se il nodo idratazione si risolve cambiandogli casella, più complicato sembra dirimere l?altra questione: il testamento deve essere vincolante per il medico?

Scimmie ammaestrate
Luciano Gattinoni, direttore del dipartimento di Anestesia e rianimazione del Policlinico di Milano, lo dice in modo brutale: «Tutti i ddl dicono che le dichiarazioni del paziente sono vincolanti. Quindi il medico è una ?scimmia ammaestrata?: ma non c?è nulla che tuteli il paziente più dell?etica del medico».

I ddl prevedono che il medico non applichi alla lettera le disposizioni qualora ci sia una ?inattualità scientifica?, mentre l?obiezione di coscienza è prevista solo dal ddl Binetti-Baio. Ma basta la revocabilità del testamento biologico a garantire che le volontà espresse tempo addietro continuino ad essere aderenti a quelle del paziente? Quella dell?astrattezza delle direttive e delle diverse aspettative di chi è sano rispetto a chi è malato è la preoccupazione più trasversale, e la Bassoli sa benissimo di dover salvare capra e cavoli: «Deve essere vincolante, ma non nel senso che il medico legge ed esegue: non è un notaio. Ci deve essere un margine di interlocuzione, il medico deve instaurare con il fiduciario la stessa relazione dialogica che avrebbe avuto con il paziente cosciente, per valutare come attuare le indicazioni del paziente nella situazione concreta. Come minimo il medico deve poter valutare se le condizioni di mancata coscienza per cui il paziente ha dato direttive sono davvero un fine vita».

Peccato però che tutti i ddl (diversamente da quanto prevedeva la commissione Oleari) parlano di validità delle dichiarazioni anche per chi è ?temporaneamente? privo di capacità decisionali sui trattamenti che lo riguardano. È un modo per risolvere il problema dei diversi tipi di coma, che nessuno sa quanto durino. Ma Gattinoni forza: «Ha presente quante persone il sabato notte arrivano al Pronto soccorso temporaneamente prive di coscienza?».


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