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Test rapidi del sangue per capire se il virus è stato sconfitto
A Cremona è stata avviata la prova di un test del sangue simile a quello del diabete. Già usato in Cina per contenere il contagio ed effettuare uno screening allargato, oggi lo strumento potrebbe essere utile per la "fase 2 e 3", quello del ritorno alla vita lavorativa e di relazione
di Marco Dotti
Daniele Generali è un medico: anche lui, come tutti i suoi colleghi, si confronta tutti i giorni con il Coronavirus Lo raggiungiamo tra una visita e l'altra perché, spiega Generali, che è professore associato di oncologia medica presso l’Università di Trieste e Direttore di Oncologia II – Patologia mammaria dell’Asst di Cremona, «il tempo di è dilatato, siamo tutti coinvolti in questa battaglia».
Professore, lei sta per iniziare dei test con alcuni kit per valutare la sieroconversione da Covid19 e, di conseguenza, la presenza di anticorpi nel sangue. Ci spiega di che cosa si tratta?
Abbiamo attivato un protocollo, coordinato dal professor Giuseppe Curigliano dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, oggi al vaglio dell'AIFA. Il primo passo riguarda i pazienti fragili, in questo caso pazienti oncologici in accesso per la gestione delle chemioterapie, che faranno un confronto tra il test rapido del tampone e il testo di immunoglobuline presenti nel sangue con il kit che abbiamo a disposizione. Questo ci permetterà di capire la veridicità di questi test rapidi nei pazienti oncologici, che sono pazienti con un sistema immunitario spesso compromesso. Lo studio si chiama "Studio Global" – in cui sono coinvolti l'IEO, Bergamo e Cremona – e un domani potrà esserci utile nella pratica clinica e su come gestire il percorso dell'assistenza, ma prima dobbiamo testarlo.
Per ora, dunque, lo studio è legato a un mondo particolare, quello dei pazienti oncologici…
Sì, ma se proveremo che il kit – che dà risposta in dieci minuti – offre un quadro veritiero della situazione rispetto a Covid19 questo ci potrà aiutare a capire come intervenire: fare chemioterapia o no? Usare farmaci innovativi o no?
Come funziona?
Lo abbiamo provato su sei pazienti ed è semplicissimo: si prende una goccia di sangue – come quella che si usa per i test del diabete -, si inserisce la goccia nel kit e in dieci minuti escono le risposte. Il test ci indica se il soggetto è guarito, se invece sta ancora stimolando la risposta anticorpale e bisogna fare attenzione o se non ha mai contratto il virus e, quindi, si può muovere con tranquillità. Il punto critico è quello in cui il soggetto si trova nella zona grigia: quando è guarito o non ha mai contratto il virus, ma la risposta anticorpale ci dà un allarme e, quindi, impone al medico dovute cautele e lo spinge a fare indagini ulteriori prima di poter avviare la chemioterapia.
Per chiarezza: siamo in una fase di test, ma il kit è già stato validato?
Sì, il kit è validato CE ed è distribuito da diverse factory. Per capirci: è lo stesso kit di analisi rapida acquistato e da varie regioni, tra cui la Regione Toscana. Ovviamente noi lo stiamo testando su pazienti oncologici, ma questo kit può essere utile per un test generale su una popolazione più allargata, che non sostituisce ovviamente il test di laboratorio ma permette di avere una prima risposta in tempi molto rapidi.
Attestata la veridicità del test, allargarlo a una popolazione più generale rispetto a quella dei pazienti oncologici potrebbe essere utile…
Rimane sempre fondamentale la valutazione sul sangue vera e propria, ma può esserci utile anche il test rapido. Il test rapido non è mai come un vero prelievo del sangue, non si sostituisce a questo ma si affianca. Proprio perché ha una sua specificità e un riscontro visivo immediato: ci dà un'idea di chi ho davanti e, nel caso, aiuta a prendere decisioni e precauzioni.
Questo sul medio-lungo periodo, le "fasi 2 e 3" per citare il Presidente del Consiglio, potrebbe rivelarsi di grande utilità…
Ovviamente, perché permetterebbe di prendere precauzioni ed evitare contagi e infezioni. A partire dal personale sanitario che, tutti i giorni, viene in contatto con pazienti Covid19, poi torna a casa e rischia di portare con sé l'infezione.
Abbiamo un territorio che pone domande, ma ha bisogno di reti che aiutino a trovare le risposte giuste e permettano, inoltre, di raccogliere dati coerenti…
Tutte le persone persone che, oggi, stanno combattendo contro il Coronavirus, malati, infermieri, medici rappresenteranno un campione rappresentativo della popolazione. Nel dopo che verrà, sarà importante dar loro e a tutti coloro che hanno sviluppato una sintomatologia, che per fortuna loro è passata, la sicurezza di esserne usciti. E agli altri la possibilità di evitare il contagio.
Ci sono persone che non hanno avuto bisogno di ricovere, ma hanno avuto una sintomatologia passeggera in qualche modo riconducibile al virus…
Oggi, ad esempio, abbiamo Tac positive ma tamponi negativi. Saranno guariti? Non saranno guariti? Abbiamo ancora molto da capire, ma dobbiamo monitorare e, in particolare, monitorare queste situazioni particolari.
In questo senso saranno davvero necessarie le reti territoriali, i tanti ambulatori che potrebbero testare, in forma rapida e veloce, la presenza o meno del virus. Anche questa è una sfida che dovremo affrontare.
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