Non profit

Tessere solidarietà, tra profit e non profit

Vincitrice del premio Mutualità promosso da Itas Mutua e Reale Mutua l'impresa sociale Quid col progetto Onelab - Innesti, un programma di start-up del primo distretto di produzione del tessile made in italy, che funziona attraverso una rete di piccoli fornitori senza scopo di lucro etici e sostenibili. In palio c'erano 100mila euro per realizzare le attività nel contesto dell'iniziativa

di Veronica Rossi

Profit e non profit possono lavorare insieme per un futuro migliore. A dimostrarlo il progetto Onelab – Innesti di Quid impresa sociale, un programma di start-up del primo distretto di produzione del tessile made in italy, che funziona attraverso una rete di piccoli fornitori senza scopo di lucro etici e sostenibili. Il valore di questa iniziativa è stato riconosciuto in maniera ufficiale nel premio nazionale Mutualità, organizzato da Itas mutua e da Reale mutua, del quale è stata decretata vincitrice lo scorso 30 maggio, durante una cerimonia alla quale erano presenti anche Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione, e Maria Bianca Farina, presidente di Ania. «Innesti nasce da un’intuizione legata ai bisogni produttivi della pandemia», spiega la vicepresidente di Quid e responsabile del progetto, Valeria Valotto, «ma fiorisce effettivamente nel post-pandemia». Durante l’epidemia, infatti, l’impresa sociale ha sperimentato una rete per la produzione di mascherine, coinvolgendo 24 realtà di alto profilo in quanto a sostenibilità ed eticità e distribuendo più di 1milione di dispositivi di protezione individuale; a seguito del successo dell’iniziativa, Quid ha deciso di creare un distretto permanente del tessile coinvolgendo partner non profit, con l’obiettivo di essere il primo distretto di produzione etico e sostenibile del tessile Made in Italy che nasce dal non profit con l'obiettivo di rendere scalabili i piccoli modelli di solidarity sourcing. Il progetto coinvolge come partner quattro del distretto: la cooperativa Noncello (A e B) in Friuli-Venezia Giulia (Pn); il laboratorio Fantasy legato all'ordine dei Focolarini in Toscana (Fi); la cooperativa Il Filo colorato (Mi); l'Aps Palingen attiva nel carcere di Pozzuoli (Na) e un partner di misurazione d’impatto – la Cooperativa Economics living lab.

«Nel post-pandemia gli enti del terzo settore, e in particolare le cooperative sociali, punto principale di accesso per quante e quanti hanno necessità di reinserirsi nel mercato del lavoro, sono state fortemente colpite dallo shock pandemico», continua la vicepresidente. «Nel 2020 il 40% delle cooperative non è riuscito a tenere aperti i servizi che offre alla collettività nei settori dell’educazione, dell’assistenza, dell’inserimento lavorativo (Swg, Legacoop 2020), con un conseugente calo di fatturato del 30% nel 2021. A fare le spese della mancanza di rete è l’intero ecosistema, che perde in ricchezza di prospettive non sapendo integrare nel proprio modus operandi quei target e segmenti definiti “underserved population”: disabili, migranti, neet e trasversalmente la componente femminile di questi tre gruppi». In questo scenario, quindi, riuscire a creare dei network si è rivelato – e si rivela tuttora – fondamentale per la ripresa e la sopravvivenza del non profit. Lo dimostra l’esperienza di Quid, che, in controtendenza, ha creato e mantenuto nel post pandemia 95 posti di lavoro ricoperti da persone in condizione di svantaggio, di cui 40 disabili.

Il distretto di Onelab – Innesti punta a stimolare la domanda di merchandising e accessori etici delle medie e grandi realtà for profit dei settori moda, lifestyle, cibo e cosmetica, costituendosi – in attesa di valutare altre forme giuridiche – attraverso un accordo quadro di fornitura tra il capofila Quid (oltre 700mila accessori e 150mila capi prodotti annualmente) e i partner di rete. Ma come stabilire se una realtà che potenzialmente potrebbe entrare nel network è etica o meno? «Una prima scrematura in questo senso viene fatta sulla base dello statuto, privilegiando enti del terzo settore con una missione di inserimento e inclusione lavorativa e con codici etici robusti», dice Valotto. «I potenziali “nodi” della rete vengono dunque visitati dai responsabili dello sviluppo del distretto. In questo contesto vengono fatte diverse valutazioni: dalla capacità produttiva alla qualità del prodotto, dall’attenzione pedagogica all’attenzione al welfare rispetto alle risorse coinvolte». Anche le aziende che desiderano acquistare dal programma Onelab-Innesti sono coinvolte nel processo in una modalità che va ben al di là della semplice fornitura e che diventa un percorso che offre spunti di formazione e sviluppo di competenze sul versante diversità, uguaglianza e inclusione. « L’obiettivo è quello, un giorno, di veder crollare le divisioni tra profit e non profit verso un unico modello di business for good», chiosa la responsabile. Ora, grazie alla vittoria al Premio Mutualità, l’impresa sociale avrà a disposizione 100mila euro, che verranno utilizzati per sostenere l'investimento di start-up tecnologica e di processo per il laboratorio diffuso Onelab sia presso i «nodi» di rete che presso il capofila, Quid, andando a coprire per intero i costi degli investimenti in macchine da cucire, borse lavoro e personale – in particolare il trainer in formazione –, l’impegno del Direttore tecnico nella realizzazione del distretto, affitti, soprattutto di nuovi spazi legati alla logistica e macchinari. Con la somma vinta, inoltre, verrà finanziata anche la misurazione d’impatto.

L’impresa sociale si è classificata prima tra 68 progetti candidati, un successo per la prima edizione del contest, che ha registrato 207 iscrizioni sul portale. Il concorso è stato apprezzato anche dal ministro Zangrillo, che ha dichiarato: «I numeri dei partecipanti a questa prima edizione del Premio Mutualità confermano l’alto valore dell’iniziativa. Voglio ricordare l’articolo 45 della nostra Costituzione che sottolinea come la nostra Repubblica riconosca la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità. Questo articolo ci fa capire come già i nostri padri costituenti intuirono l’importanza della mutualità che si inserisce in un contesto molto articolato e le candidature a questo premio ne sono un esempio. Un premio che ha il merito di dare concretezza a dei valori spesso intangibili che hanno ripercussioni effettive ed estremamente importanti per la nostra vita sociale e per le relazioni tra gli individui. E sono proprio le relazioni tra le persone a generare valore sociale, sia nel pubblico che nel privato. Per questo ringrazio Itas Mutua e Reale Mutua per quello che hanno fatto e auspico che l’articolo 45 della nostra Costituzione possa rappresentare una vera e propria stella polare per tutti noi».

Lo scopo del premio promosso dalle uniche realtà assicurative mutualistiche d’Italia è offrire strumenti necessari a fronteggiare le sfide poste dall’odierno contesto generale e sostenere le buone prassi e le progettualità che possano aiutare lo sviluppo e la crescita dell’Economia sociale in Italia. «La prima edizione del Premio Mutualità è terminata con grande successo, le proposte pervenute sono state numerose e noi di Reale Mutua siamo fieri di aver realizzato un altro progetto che lascia un segno identificativo per la collettività e che sottolinea la nostra vicinanza con il territorio», ha dichiarato Luigi Lana, Presidente di Reale Mutua. «L’iniziativa è il risultato di una virtuosa collaborazione tra partner che identificano il principio di mutualità come modello alternativo, efficace e giusto. Inoltre, siamo onorati che questo Premio venga riconosciuto dal Governo e dalla Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, con la quale abbiamo sempre operato. Continueremo a lavorare in piena sinergia in attesa della prossima edizione».

Grande soddisfazione per la riuscita di questa prima edizione del Premio è stata espressa anche dal Presidente di Itas Mutua Giuseppe Consoli: «Come mutua abbiamo la grande opportunità di essere utili al nostro Paese. Lo facciamo tutti i giorni grazie al sostegno che forniamo a tanti progetti ad alto impatto socialeQuesto Premio – che offre 100 mila euro al vincitore – ci permette di valorizzare in modo concreto tutte quelle realtà che, in Italia, si riconoscono in questo nostro stesso Dna mutualistico che rappresenta oggi un modello economico capace di generare ricchezza, ma sempre tenendo al centro la persona. E di questo andiamo molto fieri poiché è da oltre 200 anni che noi di ITAS ci ispiriamo a questi principi».

Il progetto vincitore è stato decretato da una commissione di alto profilo composta da esperti e professionisti del mondo dell’economia sociale- Oltre a Luigi Lana, presidente di Reale Mutua, Luca Filippone, direttore generale di Reale Mutua,Giuseppe Consoli, presidente Itas Mutua e Alessandro Molinari, amministratore delegato e direttore generale Itas Mutua, fanno parte del comitato scientifico Mario Calderini, full professor del Politecnico di Milano, School of Management, Gianluca Salvatori, segretario Generale Euricse, Ernesto Olivero, attivista e scrittore italiano, nonché fondatore del Sermig – Servizio Missionario Giovani, Maria Serena Porcari, Presidente di Dynamo Academy, Enrica Baricco, fondatrice e Presidente di CasaOz), Claudia Fiaschi, presidente del Consorzio Co&SO, vicepresidente del Consorzio PAN, presidente di Confcooperative Toscana e vicepresidente Confcooperative.

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