Sostenibilità

Terzo traforo, Wwf attacca regione sul referendum bocciato

Dante Caserta, portavoce degli ambientalisti: "una decisione grave che nasconde paura, ma 22.000 abruzzesi hanno già detto no"

di Piergiorgio Greco

Il Wwf all’attacco della Regione Abruzzo, guidata dalla giunta di centrodesta di Giovanni Pace. Subito dopo la bocciatura del referendum consultivo chiesto dalle province di Teramo e Pescara, Dante Cserta, portavoce dell’associazione ambientalista, ha detto che “è stata tolta alle popolazioni locali un’opportunità per tutelare le proprie risorse”. Una decione definita “grave” ma che non scoraggia il fronte del no, che ora spera nella giustizia amministrativa (il Tar, dopo la sospensiva dei giorni scorsi, dovrà pronunciarsi sul merito il 9 ottobre prossimo) e preannuncia ricorsi in sede europea.

“E’ un chiaro segnale della paura di una vittoria del no al terzo traforo in un eventuale referendum” ha detto Caserta. “La maggioranza del Consiglio Regionale ha dimostrato dunque di non tenere in nessuna considerazione la volontà dei cittadini abruzzesi, per difendere quel disegno governativo, deciso d’autorità con una legge dello Stato, che per nulla tiene in conto l’impatto ambientale e il grafve danno idrogeologico che i lavori provocherebbero al massiccio del Gran Sasso”.

Nessuno ha comunque intenzione di arrendersi. “Anche se il referendum” ha proseguito l’esponente del Wwf “è stato bocciato per una serie di motivazioni tecnico-giuridiche, noi non ci arrendiamo e siamo ancora completamente ottimisti sulla possibilità che ai lavori non si dia avvio. Ottimismo alimentato dalla recente decisione del Tar Abruzzo di sospendere i lavori, che ha dato un duro colpo al dirigismo del ministro Lunardi e alla sua politica oltranzista”.

Per il prossimo futuro, dunque, oltre ad una definitiva bocciatura amministrativa del progetto, gli ambientalisti puntano anche all’aiuto dell’Unione europea. Secondo Caserta, infatti, “tra un mese ci attendiamo la risposta dei commissari ai quali abbiamo inviato un esposto supportato da ben 22.000 firme di cittadini abruzzesi, firme raccolte per denunciare la violazione di due direttive comunitarie in materia di tutela degli habitat naturali e di valutazione di impatto ambientale”.

Insomma, non è ancora detta l’ultima parola.

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