Rapporto Terzjus
Terzo settore, oltre 116mila gli enti non profit iscritti al Registro unico nazionale
Presentato a Roma il terzo report. Quasi 22mila gli enti del Terzo settore che figurano tra i nuovi iscritti. La maggior parte degli Ets vede l'iscrizione all'anagrafe come un'opportunità. Cresce di oltre il 40% l'importo medio delle donazioni verso gli Ets
di Redazione
Presentato a Roma il terzo Rapporto sullo stato e sull’evoluzione del diritto del Terzo settore in Italia, una sorta di termometro curato dall’Osservatorio di diritto, della filantropia e dell’impresa sociale “Terzjus” sullo stato di salute della riforma del Terzo settore che, con la legge delega del 2016, punta a rafforzare il ruolo strategico delle associazioni e degli enti privati senza fine di lucro e che perseguono finalità sociali, anche attraverso una normativa organica e nuovi profili fiscali.
A distanza di sei anni dall’emanazione dei quattro decreti legislativi che hanno dato attuazione alla riforma, Terzjus ha riunito istituzioni, esperti e società civile per fare l’annuale punto della situazione: dalla viceministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, al viceministro dell’Economia e delle finanze, Maurizio Leo, dall’economista Stefano Zamagni al rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, proseguendo con la portavoce del Forum Terzo settore, Vanessa Pallucchi, il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, e il presidente della Consulta delle Fondazioni bancarie piemontesi e liguri, Fabrizio Palenzona.
Fari puntati sul Registro unico nazionale del Terzo settore – Runts, avviato a fine 2021, capace di fotografare il numero di iscritti e quindi degli Enti del Terzo settore – Ets, che accedono ai diversi benefici previsti dalla riforma. Oltre al trend positivo registrato (più di 116mila gli enti iscritti: quasi 22mila sono “nuovi iscritti”; circa 5.000 le nuove imprese sociali nate o qualificatesi tali dalla fine del 2017 ad oggi), conforta il parere della maggior parte degli Ets che si dicono consapevoli dell’opportunità dell’iscrizione all’anagrafe del Terzo settore, mentre solo un quarto di loro lo percepisce come un mero adempimento burocratico.
Tra i benefici previsti, il Rapporto ne esamina principalmente due: l’accesso al Fondo per il sostegno delle attività e servizi di interesse generale, disponibile dal 2018, e le detrazioni e deduzioni relative alle erogazioni liberali effettuate dai contribuenti verso gli Ets. Se per il primo è chiaro il valore ottenuto, considerando che le risorse sono state quasi interamente assegnate e rendicontate e lo scarto tra gli importi assegnati e quelli rendicontati è di poco superiore al 5%, il secondo riguarda per ora solo una piccola quota di contribuenti (circa il 2-2,4% negli anni 2019, 2020 e 2021), che si avvalgono delle detrazioni fiscali previste per le erogazioni liberali verso gli Ets. Il trend, nel periodo considerato, è comunque positivo: il numero totale dei contribuenti/donatori mostra un lieve incremento tra il 2019 e il 2021 (+5%), mentre l’importo medio della donazione cresce per più del 40%. Questa crescita, nonostante l’anno difficile della pandemia, è probabilmente conseguente alle nuove norme del Codice del Terzo settore che premiano fiscalmente i contribuenti che effettuano donazioni verso gli Ets.
«Il Rapporto Terzjus non si limita a cristallizzare i dati, ma vuole contribuire con proposte fattive affinché la riforma possa trovare piena attuazione e contribuire così al benessere sociale ed anche economico del Paese», sottolinea Luigi Bobba, presidente di Terzjus. «Il titolo dell’edizione 2023 fotografa l’importanza di traghettare la riforma dalla regolazione alla promozione, magari valorizzando meglio gli strumenti già in vigore: penso al 5×1000 e al Social bonus. Così come rafforzare gli incentivi fiscali previsti per le erogazioni liberali in modo da indirizzare una maggiore quota di risorse donative verso gli Ets. La leva fiscale resta uno dei punti cruciali anche portando a conclusione l’iter con la Commissione europea per l’ottenimento dell’autorizzazione comunitaria. Altro aspetto su cui sarebbe importante lavorare è l’istituto dell’amministrazione condivisa, dando uno statuto generale ai rapporti collaborativi tra pubblica amministrazione ed Ets. Infine, occorre predisporre un Piano strategico nazionale per il rafforzamento e lo sviluppo dei soggetti dell’economia sociale puntualmente richiamati nella Raccomandazione europea sull’economia sociale, attesa entro fine anno, con l’obiettivo di promuovere buona occupazione e inclusione sociale. Promuovere il Terzo settore significa anche e soprattutto questo».
Credits: foto gentilmente concesse dall’ufficio stampa Terzjus
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