Welfare

Terzo settore: network e finanza a impatto, ecco i driver per l’innovazione

L'Inapp ha presentato la IV indagine sui servizi sociali realizzati dal non profit: la rilevazione evidenzia che in tutte le aree geografiche l’innovazione aumenta in modo omogeneo all’aumentare delle relazioni territoriali. Anche l’uso di più fonti di finanziamento ha un impatto positivo sull’innovazione. Questa cresce in modo omogeneo con l’aumento della diversificazione degli approvvigionamenti delle risorse economiche necessarie per erogare i servizi sociali

di Francesco Dente

Chi fa da sé? Non fa per tre. Fa molto di più se fa rete con altri soggetti pubblici e del privato sociale e se attinge a una pluralità di fonti di finanziamento. Riesce a fare di più perché produce innovazione sociale. A metterlo nero su bianco sono i ricercatori dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) che nella IV indagine sui servizi sociali realizzati dal non profit (in allegato) hanno dedicato un approfondimento alla capacità del Terzo settore di sviluppare un nuovo prodotto, un nuovo servizio o un nuovo processo in grado di soddisfare bisogni sociali in modo più efficace e di creare al tempo stesso nuove relazioni e nuove collaborazioni.

Uno studio tanto più interessante perché i dati sono stati raccolti nel pieno della pandemia quando il non profit a causa delle restrizioni è stato costretto nel giro di poco tempo a rivedere gli strumenti e le strategie per raggiungere i suoi associati e beneficiari e a confrontarsi con le necessità di un nuovo pubblico. La rilevazione, realizzata su un campione di 4.694 organizzazioni, ha preso le mosse dalla costruzione di un indice sintetico da 0 a 4 con cui misurare l’intensità dell’innovazione (calcolata sulla media del numero d’innovazioni adottate).

Il primo dato sorprendente è che un terzo degli erogatori di servizi sociali (36,6%) ha un livello di innovazione pari a zero. Una condizione più diffusa nel Mezzogiorno (43,4%) e che scende rispettivamente al 34,1% e al 32,6% nel Nord-Est e nel Centro per arrivare al 32% Nord-Ovest. Quali sono invece le aree più innovative? L’indice sintetico attesta che, a fronte di un valore medio nazionale di innovatività pari a 1,30, le aree con la marcia in più sono il Centro (1,42) e il Nord-Ovest (1,35) seguite dal Nord-Est (1,27). Il Mezzogiorno invece si situa a un valore inferiore alla media (1,21).

L’Inapp, una volta messo a punto l’indice, ha testato l’ipotesi di una relazione tra innovazione, ampiezza della rete territoriale e pluralità di fonti finanziarie. La rilevazione evidenzia infatti che in tutte le aree geografiche l’innovazione aumenta in modo omogeneo all’aumentare delle relazioni territoriali. Le organizzazioni non profit con un grado più elevato di rapporti con altri attori presentano infatti l’indice di innovazione più alto. Il Centro ha la performance migliore (2,00) seguito dal Nord-Est (1,89) e dal Nord-Ovest (1,87) mentre il Mezzogiorno si posiziona all’ultimo posto (1,64) con un importante scarto rispetto alla media nazionale (1,82). Il Mezzogiorno tuttavia è l’area che mostra il maggior livello di innovazione nel caso si prenda in esame la tipologia degli enti che ha basse relazioni con il territorio. Qui l’indice tocca 1,23 a fronte del Nord-Ovest (1,10), Centro (1,03) e Nord-Est (0,88).

Anche l’uso di più fonti di finanziamento ha un impatto positivo sull’innovazione. Questa cresce in modo omogeneo con l’aumento della diversificazione degli approvvigionamenti delle risorse economiche necessarie per erogare i servizi sociali. La pluralità delle fonti, osservano i ricercatori, oltre «a canalizzare nel circuito del welfare locale finanziamenti ulteriori, garantisce agli enti non profit indipendenza e discreta autonomia da forme di ‘mono-committenza’ traducendosi nella pratica in un efficace fattore di sostenibilità economica». Il questionario Inapp, a tal proposito, ha preso in esame sia le fonti pubbliche (fondi comunali, regionali, nazionali, europei) che private (donazioni, contributi, autofinanziamento). Quanto ai dati territoriali, dal raffronto emerge che l’indice di innovazione degli enti che utilizzano più di 3 diverse fonti finanziarie parte da un valore di 2,09 al Centro per passare a 1,96 al Sud e scendere a 1,79 nel Nord-Ovest e a 1,69 nel Nord-Est. Il Meridione rappresenta un’anomalia positiva anche in questo caso. Riesce a sviluppare il livello più elevato di innovazione (1,00) rispetto agli altri contesti in assenza di differenziazione delle fonti. Utilizzando cioè una sola fonte finanziaria. Tanto con poco, insomma. Francesco Dente

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