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Terzo settore, fai notizia

Cresce sempre più l'attenzione dei mass media verso il non profit. Ma a patto che abbia qualcosa da dire

di Carlotta Jesi

Ventotto maggio a Bologna, 3 giugno a Milano, il 5 a Osimo e il 17 a Roma. Che quello delle relazioni tra mass media e Terzo settore sia un tema caldo e più trendy che mai, lo dimostrano le sue ?date? italiane degli ultimi trenta giorni. Una tournée da rock star che nessuno si aspettava dal non profit. O meglio, che non poteva essere più tempestiva vista l?attuale popolarità di alcuni suoi membri: passati da ?matti cooperanti? ad attendibili e precise fonti di informazioni per giornali e televisioni in cerca di ?storie? sulla guerra del Kosovo. La società civile, insomma, da oggetto diventa sempre più soggetto della comunicazione. E poco importa che di questo risultato, frutto di un grande sforzo da parte di associazioni, organizzazioni non governative ed enti non profit, qualcuno si sia accorto per effetto delle bombe e delle emergenze umanitarie più vicine. Quel che conta è che media e Terzo settore abbiano superato la diffidenza reciproca che per molti anni è stata il loro unico, vero, elemento di unione. Un dato che ?Vita? aveva registrato già lo scorso dicembre nella ricerca ?Il volontariato in pagina? e che i numerosi convegni sulla comunicazione sociale delle ultime settimane confermano pienamente. Anche se molto resta da fare….. Spiegare cos?è il Terzo settore «Innanzitutto, e ancora, chiarezza su cosa davvero sia il non profit», spiega il professor Ugo Ascoli, ordinario di sociologia economica e politica sociale all?Università di Ancona, che il 5 giugno scorso ha partecipato al convegno ?Comunicare il non profit? organizzato a Osimo dal Lions Club e dalla Lega del Filo d?Oro. Il professor Ascoli dei fraintendimenti giornalistici sul Terzo settore ha pronto un lungo elenco: «Sono ancora molti i media che per ?non profit? intendono le aziende pubbliche solo perché non fanno profitti», specifica. E la colpa non può essere imputata solo alla velocità con cui la società civile cresce e a una legislazione che, di fatto, del Terzo settore descrive e regolamenta soltanto cooperative e associazioni di volontariato. «A parte alcune testate», aggiunge infatti il professore, «i media continuano a trattare il non profit solo perché fa scena». Gli fa eco Ezio Mori, del coordinamento sulla comunicazione dei Centri di servizio italiani: «Quello che manca, in verità, è l?andare oltre la notizia». Sia da parte dei media sia del Terzo settore: i primi spesso si dimenticano di ?scavare? sotto alla bella storia o alla tragedia, mentre il secondo a volte pecca un po? di autoreferenzialità. «Oltre alle iniziative che organizza», spiega Mori, «il non profit dovrebbe raccontare più a fondo il mondo che rappresenta. A chi altri , se non lo fanno innanzitutto volontari e cooperanti, spetta raccontare e promuovere il mondo della solidarietà?». Un?agenzia di stampa per il sociale? Don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, ha un?idea e la riassume in un nome che per qualcuno è già una formula magica: l?Agenzia di stampa del sociale. Un?Ansa del Terzo settore insomma, che come le grandi agenzie di stampa porti direttamente sul computer dei giornalisti la voce della società civile. «Il punto», spiega don Vinicio, «è che per quanti sforzi faccia il non profit non riesce a comunicare in maniera abbastanza efficiente da ?competere? con gli altri argomenti trattati dai giornali. Spesso trovati belli e pronti da pubblicare su un lancio d?agenzia». Già, ma chi metterebbe i fondi per costruire la prima agenzia di stampa sociale italiana? «All?inizio i centri di servizio», risponde don Vinicio Albanesi, «che oltre a essere gli unici che per il momento hanno i soldi per farlo sono anche i ?collettori? ideali del non profit. All?agenzia dovrebbero destinare solo una piccola parte del loro budget annuale: 100 milioni su 3 miliardi, per esempio, potenzierebbero le loro capacità di comunicazione e continuerebbero a occuparsi di servizi, come la formazione al volontariato. Se ciascuno dei quasi 50 Centri di servizio finanziasse una quota parte avremmo già una bella sommetta». Una volta avviata, invece, l?Agenzia dovrebbe riuscire a finanziarsi. Ma cosa ne pensano i Centri di servizio cui don Vinicio ha più volte presentato la sua proposta? I Centri guardano l?Agenzia del sociale solo come una delle tante possibili soluzioni per accentrare e rendere più efficace la loro attività di comunicazione. Lo spiega Ezio Mori: «Comunicare bene vuol dire farlo con continuità e pianificazione. Accentrando gli sforzi e individuando bene i media di riferimento. Presupposti su cui stiamo elaborando un preciso piano di comunicazione fatto di ?uscite? a scadenza fissa sui periodici ad ampia diffusione, e, soprattutto, di concrete strategie d?azione che stiamo vagliando con tutti i centri di servizio e i responsabili degli uffici stampa non profit proprio in questi giorni». Ad avere qualche riserva sull?idea di un?Agenzia del sociale è anche il professor Ascoli. Che in essa vede sì un buon strumento per influenzare e correggere il tiro con cui i media parlano di Terzo settore, ma con qualche avvertenza. «A finanziarla garantendo la sua trasparenza e indipendenza da ?pressioni? troppo dirette di eventuali sostenitori, deve essere la presidenza del Consiglio», spiega, «è un suo impegno il Terzo settore, comprese le associazioni culturali, artistiche, educative». Insomma, si discute, ma nel frattempo come la pensano i giornalisti? La gaffe di Mentana Enrico Mentana, direttore del Tg5, ribadisce quanto aveva detto al Convegno di Bologna: «Ogni giorno in redazione girano sei/ottomila notizie, anche quelle che riguardano il mondo che rappresentate. Il problema è verificarle, selezionarle e non aggiungere altre 200 al giorno. Pensate che in un buon Tigì riusciamo a darne non più di 20. Poi, per favore non mettiamo in piedi un?altra baracca magari sovvenzionata con soldi pubblici». Allora direttore tutto bene? «Certo si può fare di più, si possono inventare programmi, speciali, ma non serve un?agenzia, bastano buoni e solidi rapporti con le vostre realtà. L?amicizia con don Albanese mi ha aiutato a capire che si può poi lavorare su progetti comuni e insistere nella formazione di nuove leve del giornalismo». Della stessa opinione Marco Biscella, tra i responsabili dell?edizione del lunedì del Sole 24 Ore: «Perché i rapporti tra Terzo settore e mass media continuino a migliorare bisogna capire i motivi che hanno fatto crescere questo rapporto nell?ultimo anno. Una ricerca ha dimostrato che le grandi testate sono passate da una media di un articolo a settimana nel 1997 a più di un articolo al giorno nel 1998. Il motivo è che il Terzo settore oggi conta di più, firma il Patto sociale e gli sono dedicati interi capitoli nelle politiche dei ministeri. I media, purtroppo, raccontano i soggetti che contano. A questo proposito il lavoro del Forum e la presenza di un settimanale come il vostro sono stati un catalizzatore di attenzione. Ma per aumentare l?attenzione ci sono strumenti più adeguati di un?agenzia». A proposito di ?Vita? Mentana ricorda la sua gaffe al convegno di Bologna: «Ho detto: invece di fare centinaia di bollettini e pensare a un?agenzia fate una rivista. Dal pubblico hanno ricordato: ?Vita?. Già, e pensare che anche il TG5 prende spunto dai suoi servizi. Poi ho spiegato: non avevo pensato al vostro settimanale perché è un buon giornale e non una rivista del settore. Questo è il vero obiettivo, la vera ricetta. Oggi dico, rafforzate Vita». Perché no? Suggerimenti a chi si occupa di volontariato Consigli al Terzo settore e alla stampa elaborati durante la tavola rotonda del Convegno da Miriam Giovanzana (direttrice di Terre di Mezzo), Dario Francolino (Ketchum pr), Silvia Vicchi del Cesevobo e dai numerosi esponenti del non profit presenti Consigli alle associazioni utilizzate meglio e di più i centri di servizio creati apposta per voi: offrono informazioni, consulenza e corsi di formazione uscite dall?autoreferenzialità: parlate del mondo che rappresentate, non solo delle vostre attività o di quanto siete bravi diventate reali fonti di notizie:aiutate i media ad approfondire e andare al di là della buona storia che commuove stabilite relazioni stabili con i media:comunicate non solo nell?emergenza, ma con continuità e pianificazione selezionate i destinatari dei vostri messaggi: ogni media è suddiviso in redazioni Consigli ai mass-media togliete il Terzo settore dalla nicchia:non è solo un argomento di cronaca nera o di secondo piano adeguatevi a un settore che cambia velocemente: per comprenderlo ci vogliono attenzione e mezzi diversi collaborate con i colleghi: lavorare in rete può essere utile per trattare con professionalità un mondo molto vario e sfaccettato andate oltre la notizia: approfondite le problematiche che si nascondono dietro all?evento che ha attirato la vostra attenzione “allevate” giornalisti sociali:devono specializzarsi come quelli politici, economici, etc. Terzo settore e mass-media Chi comunica 100% svolge attività strutturata di comunicazione con i mass media 80% lo fa continuativamente 78% ha un ufficio stampa all?interno dell?organizzazione 22% comunica attraverso free lance o Pr esterni all?organizzazione 3 numero medio di persone coinvolte nella comunicazione all?interno o all?esterno dell?organizzazione La ricerca di Vita Comunicazione è stata effettuata su un campione di 96 organizzazioni non profit: 32% org. di volontariato, 27% enti morali, 5% fondazioni, 13% ong, 23% associazioni Come comunica 75% si rivolge a tutti i media generalisti 65% seleziona i destinatari sull? Agenda del giornalista 20% comunica con giornalisti conosciuti personalmente 78% ha un indirizzario informatico dei giornalisti 85% redige servizi informativi/giornalistici sulle proprie attività 74% organizza conferenze stampa per eventi speciali 70% svolge attività di relazioni esterne(nel 57% dei casi con le imprese e nel 47% con enti pubblici)


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