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Terzo settore, alla Regione solo la regia

L'assessore Rambaudi spiega il percorso che ha portato al "Testo Unico delle norme sul Terzo settore" varato dalla giunta della Regione Liguria. Un'innovazione che chiama il non profit a giocarsi le proprie carte

di Mattia Schieppati

«La Liguria ha una consolidata tradizione di impegno ed attenzione nell’ambito del sociale e del Terzo settore. Dall’istituzione della Legge 328 il welfare regionale ha intrapreso un proprio percorso avanzato e culturalmente più approfondito, anche attraverso la Legge regionale n°12 del 2006». Al di là dell'elencazione di leggi e normative, è chiara nelle parole di Lorena Rambaudi, assessore alle Politiche sociali, Terzo settore e cooperazione allo sviluppo della Regione Liguria, l'intenzione di sottolineare come il “Testo Unico delle norme sul Terzo Settore”, approvato dalla Giunta Burlando agli inizi dello scorso dicembre, sia frutto di un percorso che viene da lontano. E che pone un punto fermo, innovativo (finalmente), in quella che dovrebbe essere la visione dei rapporti tra Pubblica amministrazione e Terzo settore (per il contenuto della legge, clicca qui).
«Non esistendo un quadro normativo nazionale organico che determina requisiti minimi e livelli assistenziali standard uniformi per tutto il territorio italiano e che regolamenti il rapporto pubblico/privato no profit», conferma Rambaudi, ciascun livello regionale elabora la propria strategia in base alle proprie competenze e sensibilità. In Liguria, grazie alla nostra tradizione sociale e formazione culturale, abbiamo da sempre posto una particolare attenzione alle politiche rivolte ad anziani, giovani, persone con disabilità e che si trovano in situazioni di marginalità, cercando sempre di trovare buone pratiche e soluzioni legislative che potessero costituire un aiuto concreto. Ricordiamoci che la Liguria esprime una particolare ricchezza nel mondo del Terzo settore, con quasi 2.000 enti iscritti ai registri regionali».


In concreto, in che cosa si declina nel breve-medio periodo, questo Testo Unico?
L’obiettivo è quello di crescere assieme in un processo di governance che vede un’interazione fra pubblico e privato, più matura, di qualità. Quindi avremo una capacità da parte dell’ente pubblico di esercitare un ruolo di regia e meno di funzione diretta, facendo fare contemporaneamente al terzo settore un salto di qualità rendendolo più coeso, dialogante ed imprenditoriale. Con questo processo si potrà riscattare completamente il ruolo di alcune situazioni d’intervento residuale trasformandole in punto di partenza e scommessa per il futuro. Cercheremo di fare sistema, dando un unico sfondo, ai vari progetti che stiamo percorrendo, con lo scopo di ridefinire le regole integrando i mondi della cooperazione, del volontariato e dell’associazionismo anche con soggetti meno “tipici” come società di mutuo soccorso, enti religiosi, fondazioni, recuperando nei fatti gli elementi in origine presenti nella Legge 328


Uno strumento importante di sono i cosiddetti "patti di sussidiarietà". In che cosa consistono, e come si strutturano?
I Patti di Sussidiarietà sono una forma giuridica prevista da tempo nella normativa nazionale, ma assolutamente inutilizzata. Compito del Testo Unico, ma soprattutto delle sperimentazioni in atto, è quella di valorizzare questa modalità che si addice a particolari situazioni e servizi, che vedano il coinvolgimento di soggetti giuridici diversi (cooperazione, volontariato, associazionismo). E’ un percorso che prevede comunque una evidenza pubblica con manifestazioni d’interesse, ma che tende a valorizzare la collaborazione piuttosto che la competizione fra i soggetti interessati all’attività, creando associazioni temporanee di scopo per un lavoro a rete.

 

Si è arrivati a un Testo Unico dopo oltre due anni di confronto. Qual è stato l'atteggiamento delle realtà del Terzo settore coinvolte durante questo percorso? Ci sono stati momenti e motivi di frizione?
Sì, il percorso di elaborazione del Testo Unico ha richiesto un ampio lavoro, che parte dal riconoscimento dell’importanza e del ruolo del terzo settore quale coprotagonista nelle fasi di programmazione, progettazione e realizzazione in tema di politiche sociali. Da subito è stato avviato, nei vari livelli territoriali ed istituzionali, un percorso di confronto e condivisione che ha riunito terzo settore con enti locali, distretti sociosanitari e organizzazioni sindacali, con l’obiettivo di individuare problemi ed elaborare soluzioni. E' da sempre stata alla base del nostro metodo operativo come punto di forza di un risultato che non ha visto mai momenti di frizione o scontro, ma semplicemente di proficua dialettica. Il metodo di lavoro, impostato sulla condivisione e sul confronto, è stato fondamentale e determinante per raggiungere questo risultato così importante per la nostra Regione.
 

Quanto la sua anche personale (oltre che "istituzionale") conoscenza e frequentazione del mondo del non profit ha contribuito al positivo sviluppo di questo cammino, e al raggiungimento di un obiettivo così importante?
È vero, la mia storia professionale ed amministrativa, può aver costituito un piccolo valore aggiunto, ma, se abbiamo portato a casa questo risultato è soprattutto merito di tutti gli attori che, in questi due anni e mezzo, hanno partecipato attivamente, con professionalità e passione, a questo innovativo iter normativo

Un'attività importante prevista è quella di sensibilizzazione e informazione agli enti locali. Qual è il punto di partenza? Quanto i comuni della sua Regione sono già attenti e aperti a un dialogo con il mondo del non profit?
Dopo la pubblicazione della Legge sul BURL nello scorso dicembre, come Assessorato abbiamo messo in cantiere una serie di incontri tecnici nelle quattro provincie liguri con tutti i soggetti interessati per spiegare nel dettaglio il Testo Unico, cercando di evidenziarne gli aspetti rilevanti e di chiarirne quelli applicativi. I Comuni attraverso le forme associative dei distretti e l’ANCI sono stati coprotagonisti nel percorso di definizione del testo di legge. La sensibilità e l’attenzione dei Comuni a questo settore è piuttosto significativa e la definizione di indirizzi e regole regionali facilita il compito di programmazione operativa dei territori.
 

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