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Terzo Polo, i “moderati” in trincea

Casini, Fini e Rutelli uniti per fronteggiare Berlusconi

di Franco Bomprezzi

Il giorno dopo la vittoria di Berlusconi, la contromossa politica di Pierferdinando Casini e di Gianfranco Fini è la costituzione del “Polo della Nazione”, assieme a Rutelli, Lombardo e dispersi vari. Berlusconi liquida come “inesistente” questo nuovo soggetto politico, ma i giornali, almeno per oggi, dedicano il titolo di apertura proprio a questa novità annunciata da tempo.

“Nasce il Terzo polo, sfida al premier”. Campeggia questo titolo su REPUBBLICA, in prima pagina, a dimostrazione che il voto di martedì scorso è stato solo l’inizio e non la fine di un processo di cambiamenti fra le forze politiche. Sull’argomento il giornale diretto da Ezio Mauro dedica fino a pagina 9: i numeri, i primi commenti di Berlusconi («il Terzo polo è un progetto inesistente»), gli avvertimenti del Carroccio («Se è così meglio il voto») e un’intervista a Italo Bocchino: «Diremo a Berlusconi: guidi un governo di minoranza? Bene, vai avanti, se porterai in aula provvedimenti di interesse generale, noi li integreremo coi nostri emendamenti e li voteremo. Diversamente, farà i conti con la nostra opposizione e tutto il governo dovrà accorrere in aula, magari riporteranno perfino il presidente della Consob Vegas. Sul decreto rifiuti o sulla sicurezza daremo il nostro contributo, per esempio». E quindi il gruppo di Fli esiste, eccome, e condiziona tutte le commissioni parlamentari, e Fini è ancora presidente della Camera. Due problemi che Berlusconi intende affrontare senza indugio. “Fini l’abbiamo sconfitto ma non basta, adesso dobbiamo renderlo davvero inoffensivo”. Per questo l’idea è quella di smontare pezzo a pezzo il partito finiano, prima ancora che nasca. L’operazione prevede di arrivare a 10-15 deputati, contando anche qualche uscita dall’Udc e dal Pd. “Ma speriamo molto anche nell’Mpa di Lombardo”, confida Saverio Romano, fuoriuscito dall’Udc prima di tutti. Quello della presidenza Fini, infine, è ormai un’ossessione, Berlusconi non può più vederlo seduto lassù e le sta pensando tutte. È stata rispolverata anche l’idea di far uscire dall’aula i deputati Pdl e Lega ogni volta che toccherà a Fini di presiedere la seduta. Berlusconi ha pronto il candidato alternativo, in pole position c’è Rocco Buttiglione, che servirebbe a insinuare un altro cuneo nell’Udc. Altrimenti la carta di riserva è Maurizio Lupi del Pdl, l’altro vice di Fini. L’editoriale è affidato a Massimo Gianni nel suo “La Bastiglia del Cavaliere”: «Il battesimo ufficiale del Terzo Polo tra Fli, Udc, Api e Mpa cambia profondamente il panorama politico di metà legislatura. È una risposta politica dell’area moderata anti-berlusconiana alla vittoria aritmetica della destra radicale berlusconiana. Ed è significativo che quella risposta arrivi immediatamente dopo che il Cavaliere ha riaperto il borsino della compravendita dei parlamentari, rivelando una transumanza collettiva di numerosi esponenti di Fli e annunciando un “porta a porta” individuale con singoli esponenti dell’Udc (…) Vuole allargare la maggioranza. Per ora è riuscito ad allargare l’opposizione. Dopo il 13 aprile 2008, alla Camera aveva “contro” 276 parlamentari. Ora ne ha contro 311».
Il commento, invece, è di Filippo Ceccarelli: «Ed è davvero molto difficile, nel giornalismo politico, resistere allo scetticismo dinanzi a figurazioni retoriche, “terzo polo”, “moderati”, che sembrano far conto sui naturali processi di rimozione e sfruttano l’inevitabile perdita di memoria che affligge, alleggerisce e a volte addirittura commuove gli specialisti bombardati di “notizie”. Per cui sì, il centro: e come calandosi in una tiepida bagnarola si viene sommersi dal Patto Segni, dalle peripezie di Buttiglione, dalle acrobazie di D’Antoni, dall’orsetto della Pivetti, dalla terza gamba dell’ulivo che Lamberto Dini trascinava in certi dolorosi vertici, detti “tavoli”, a Palazzo Colonna. Geometria negletta e riarsa di ambizioni, di frustrazioni, di tutto e di nulla. La Grande Cisl. La Cosa Bianca. Il Progetto Culturale del cardinal Ruini. La convention di Democrazia Europea con Ortensio Zecchino e Pippo Baudo. “Il cendro… – e qui Ciriaco De Mita faceva una pausa pedagogica scrutando la platea con occhietti puntuti – il cendro è un modo di governare”. Nel 1997 Paolo Cirino Pomicino, ricoverato in fin di vita al Policlinico, fa accorrere Di Pietro, l’accoglie togliendosi la maschera d’ossigeno e con un filo di voce implora il giudice che l’ha inquisito: “Ci aiuti a rifare il grande centro”». Sullo sfondo, a pagina 9, i dilemmi interni di Pd («Patto con tutte le opposizioni») e Idv (“L’effetto-traditori ‘accende’ l’Idv: De Magistris attacca, Di Pietro lo zittisce”).

“Nasce il Polo di Fini e di Casini” è anche l’apertura del CORRIERE DELLA SERA che dedica alla politica le prime pagine del quotidiano, fino alla 11, con servizi di ogni genere. “Tra il timore e la necessità” è il commento di Massimo Franco: “L’accelerazione conferma una decisione presa in affanno, e frutto di un compromesso che prevede una leadership sbilanciata a favore dell’Udc, una sorta di «polo Casini»”. “Nasce il Polo della Nazione” scrive Andrea Garibaldi a pagina 5: “Da ieri, dunque, formano un «coordinamento» dei gruppi parlamentari, 80 deputati e 20 senatori, che voteranno compatti e parleranno con una voce sola. Ci sarà una strategia comune per le prossime elezioni amministrative con la presentazione, nei primi turni, di candidati unici in alcune grandi città. Se arriveranno anche le elezioni politiche, al Senato (dove si deve superare l’8 per cento) il nuovo polo presenterà una lista unitaria, mentre alla Camera le liste potrebbero essere due o tre, con un candidato premier”. Anche sul nome nessuna certezza: “Nella riunione si è avanzata l’ipotesi di chiamarsi «Polo della nazione», che riprende una vecchia idea di Casini. Ma lo stesso Casini ieri ha detto di preferire «Polo per l’Italia». Urso ha parlato di «Polo dei moderati, dei riformatori, dei modernizzatori»”. Ma Paola Di Caro, a pagina 6, anticipa: “Malumori tra i finiani per Casini protagonista. Divisioni sulla linea”.

IL GIORNALE è lapidario dal ribaltone al centrino e il suo commento è tagliente: «la grande novità della politica italiana nasce sotto i peggiori auspici e secondo i vecchi riti». A questo approda il ragionamento di Alessandro Sallusti che rivela anche chi «sta dietro a tutto ciò», ma prende a scrivere così: «La verità è che i ribaltonisti sono usciti dal voto a pezzi (ieri per la prima volta dalla crisi un emendamento del Fli non è passato in aula). Tanto che a poche ore dalla sconfitta Fini, Caselli e Rutelli hann annunciato di voler riunire i cocci. Costituiranno un unico gruppo parlamentare, prova generale per una coalizione da mettere in campo in caso di elezioni. Un gruppo di centro  che non guarda a sinistra, giurano. E mentono. Tutti e tre sono già alleati del Pd nel governo della Sicilia. Un gruppo unito. E rimentono. Martedì uno fra Fini e Casini dovrà rimangiarsi al Senato il voto già dato sulla riforma universitaria. Alla Camera il Fli votò a favore e l’Udc contro. Un primo rospo. E ne seguiranno altri. Perché i cattolici di Casini e i laicisti di Fini  non saranno d’accordo su nessun tema etico. Per la verità e siamo alle comiche non c’è neppure accodo sul nome da dare allo schieramento: alleanza per la nazione, unione dei centristi». Ed ecco la rivelazione: «Quella sin qui descritta non è fantapolitica ma il progetto, neppure tanto segreto di Massimo D’Alema, l’eterno sconfitto che non si rassegna uscire di scena. Il centrino dunque dovrebbe essere un centrone fascio-catto-comunista da contrapporre all’asse lega Pdl. Quattro ledere sconfitti non ne fanno uno solo.  Quattro idee sommate non ne fanno una vincente».

IL MANIFESTO apre ancora sui disordini dell’altro ieri a Roma con una foto che inquadra un carabiniere che impugna la pistola in via Astalli con il titolo di apertura «Fiducia nell’arma». Nel sommario sottostante si ricorda come dopo la fiducia «Berlusconi vuole incassare la riforma dell’università entro Natale», il rinvio è alle pagine dalla 2 alla 7 dove si dà conto di disordini e politica. E proprio a pagina 7 si legge della nascita del terzo polo. «Il centro fa quadrato e accelera la fusione» è il titolo dell’articolo dedicato al “Polo della Nazione” sovrastato dalle foto di Fini, Casini e Rutelli. « Azione, reazione. Berlusconi apre la caccia al centrista e i centristi più i finiani fanno quadrato per resistere. “O stiamo tutti insieme o ci impiccano uno per uno”, spiega Rocco Buttiglione citando il “primo Americano” Benjamin Franklin. Resistere, resistere e contare il più possibile nel caotico inter-regno che si è aperto in parlamento. E’ passato appena un giorno dalla conta di Montecitorio ma già le macchine dei partiti spingono a tutto vapore verso le elezioni (…)» scrive Matteo Bartocci. «(…) L’accelerazione verso la fusione è stata concordata a tu per tu da Casini e Fini in un vertice alla Camera in mattinata. Per ora non sarà un gruppo unico in parlamento ma di sicuro, ammettono apertamente nell’Udc, è l’indizio di “un’unità politica” stretta. L’anticamera di una lista unica al senato in caso di voto anticipato (…)» per concludere: « Fini insomma ha perso ma anche Berlusconi non sta tanto bene. Per il governo la navigazione è durissima. Nelle commissioni si rischia il Vietnam e anche in aula il premier dovrà far votare spesso almeno 20 tra ministri e sottosegretari che hanno il doppio incarico. Per questo dalla settimana prossima potrebbero verificarsi sconfitte non secondarie: senza contare i decreti sul federalismo si vota sulla sfiducia a Calderoli, quella a Bondi, le mozioni sulla Rai, quella del Pd sul fisco e, forse, sull’abolizione delle province». In prima il commento di Michele Prospero dall’eloquente titolo: «Prepariamoci alle urne». «(…) Berlusconi assesta un duro colpo ai nemici ma si ritrova solo con un incerottato governo di minoranza in mano. (…) Incassata la agognata sopravvivenza, il cavaliere busserà inutilmente, se davvero poi lo farà, alle porte sbarrate del centro. Non troverà molti inquilini disposti ad ascoltare le sue sirene. Neanche le pie raccomandazioni di qualche alto prelato o la minaccia di fare caccia grossa tra le fila scudocrociate riusciranno ad aprire una breccia significativa perché la rottura di Casini era stata consumata per ragioni sistemiche oggettive e non per calcoli di corto respiro. (…)». L’articolo si conclude a pagina 7: «(…) Andare al voto con questa legge elettorale per il cavaliere è un’ipotesi di alto gradimento. Con il 40 per cento dei voti potrebbe ancora spuntarla e prendersi così il 55 per cento dei seggi per poi virare vero il Colle. (…) Dinanzi alla cupa prospettiva di un cavaliere trionfatore occorre inventare qualcosa di nuovo come risposta ad una triste emergenza. Al voto con una grande alleanza costituzionale che si doti di un programma minimo e trovi su alcuni punti qualificanti dei compromessi di alto profilo? È molto difficile, ma forse se ne riparlerà».
 
IL SOLE 24 ORE
dedica 2 pagine al “Polo della nazione”. In particolare a riguardo viene proposto “il punto” di Stefano Folli. Il commento titola “Terzo Polo? Per ora l’intesa evita la paralisi del Parlamento”. «Sarebbe strano se ieri avesse davvero preso forma il “terzo polo”. In tal caso si tratterebbe, per la rapidità fulminea della svolta, di una sorta di «predellino di centro» soprattutto mediatico. Con tutti i rischi connessi. In realtà l’operazione avviata da Casini, Fini, Rutelli e altri all’indomani della sconfitta sulle mozioni è una mossa tattica piuttosto abile, benché quasi obbligata dalle circostanze. Siamo lontani dal «polo della nazione», secondo certe definizioni in parte già smentite. Sul piano formale non si va oltre un coordinamento parlamentare, escludendo però la fusione dei gruppi esistenti». Politicamente «l’alleanza è una risposta a Berlusconi nel momento in cui il premier annuncia l’intenzione di voler risucchiare nel Pdl singoli parlamentari delusi o incerti appartenenti a «Futuro e Libertà», alla stessa Udc e persino all’ala centrista del Pd. È chiaro che attraverso questa via sarebbe arduo restituire stabilità a una maggioranza in bilico, uscita dal dibattito alla Camera con appena tre voti di margine». Berlusconi è preoccupato «di trovarsi a negoziare con Casini da posizioni di relativa debolezza. Con il pericolo di dover accettare prima o poi quella «crisi pilotata», comprensiva di dimissioni, che egli considera una medicina amara da evitare per quanto possibile. Così cerca di aggirare il problema. A sua volta Casini e Fini hanno bisogno di voltare pagina dopo l’ordalìa parlamentare». Per quel che riguarda le ultime ore «sta di fatto che ieri è stato approvato senza traumi il decreto sicurezza. Ed è in vista il «sì» anche per il decreto sui rifiuti di Napoli. La paventata paralisi del Parlamento per ora non c’è. La governabilità ha fatto un piccolo passo avanti. Poi si vedrà. Il negoziato con Berlusconi per allargare la maggioranza prima o poi dovrà acquistare un contorno preciso. E allora si giocherà l’ultima partita della legislatura». Interessante il confronto delle posizioni che viene offerto in tre box a pag 4. Nel primo Roberto Formigoni, governatore lombardo Pdl, spiega a Giorgio Santilli che «l’appello di Berlusconi ai moderati mi sembra la linea giusta, l’unica percorribile». Risponde Rocco Bottiglione, uomo Udc, che sottolinea, intervistato da Luca Ostellino, come sia impossibile un’alleanza con questo governo: «Onorevole è possibile allargare la maggioranza? No. Questa maggioranza no. Certo, in extremis, al mercato rimane sempre qualche frattaglia da comprare. Ma di sicuro non vi si cucinano piatti particolarmente buoni». Gli ultimi a esprimere la propria posizione sono i leghisti per bocca del senatore Giuseppe Leoni. Intervistato da Paolo Bricco. Il concetto è semplice: «Udc e Lega amici, ma a tempo». «Può capitare che entrino nella maggioranza o addirittura nell’esecutivo. Questi parlamentari possono essere amici. Ma per un breve periodo».    

AVVENIRE titola in prima “Prove di terzo polo. Il premier non ci crede. Casini: sarà opposizione responsabile”. Per Berlusconi i 100 parlamentari (80 deputati e 20 senatori) della nuova aggregazione tra Udc, Fli, Api e Mpa «non andranno da nessuna parte». Il presidente del Consiglio punta all’allargamento di singoli deputati delusi dai loro partiti e si dice sicuro delle prospettive di governo: «Tanti hanno capito che un’opposizione pregiudiziale non serve al Paese». E sulle dimissioni di Fini dichiara: «Non dico niente. Sta alla sua dignità decidere». Intanto, anche se Bonaiuti dice: «Per noi Pier Ferdinando non è ancora perso», Casini pone la prima pietra di una nuova possibile aggregazione politica “alternativa sia al Pdl che al Pd” e che si propone di “archiviare Berlusconi e il berlusconismo”. «Parleremo con una sola voce», ha spiegato Casini annunciando un patto di consultazione e l’assemblea di tutti gli eletti a gennaio. E si prepara a sperimentare l’inedita convergenza  alle prossime amministrative di peso a Napoli e Torino.

Da segnala su LA STAMPA l’editoriale di Lucia Annunziata. Il terzo polo, «un’unione di moderati, pensata, vagheggiata e vezzeggiata da mesi (se non da anni)» alla fine si è costituito in poche ore. La frustrazione per la sconfitta sulla fiducia, e il timore di sigle come Fli, Udc, Api e Mpa di sparire, ha dato un’accelerazione impensata al processo. La «neonata forza terzista fornisce intanto un approdo realistico ai tanti gruppi sparsi di moderati in cerca d’autore che da anni attraversano, per obbligo bipolare, il purgatorio di ideologie non affini» scrive Annunziata. «Al di là dell’area di Montezemolo – con cui il Terzo Polo nella forma attuale tesse un colloquio da tempo –  l’effetto maggiore di aggregazione potrebbe essere avvertito soprattutto fra i cattolici del Pd che da anni lamentano una mancanza di identità». Secondo Annunziata «i moderati del terzo polo sono un alleato naturale anche per i Modem di Veltroni, e, persino, potrebbero costituire una sponda dialogante per lo stesso Vendola la cui identità politica ha caratteri religiosi ed emozionali lontani dalla cultura ex-comunista». Paradossalmente «la vittoria di Berlusconi potrebbe rivelarsi alla fine l’elemento che rivitalizza un panorama asfittico, calcolatore e dipendente, quale quello della nostra politica fin qui».

E inoltre sui giornali di oggi:

CINQUE PER MILLE

LA STAMPA – “Ridateci subito il 5 per mille o spariremo”. «Cosa accadrebbe se di colpo incrociassero le braccia gli oltre 3 milioni di italiani che lavorano nel non profit?». LA STAMPA se lo chiede in un articolo a tutta pagina nella sezione “Società”, con tanto di numeri sull’universo del non profit in Italia. L’articolo parte dalla manifestazione indetta quest’oggi a Roma dal Forum del Terzo settore e da “Vita”, fra le voci sentite quella di Andrea Olivero delle Acli, Riccardo Bonacina, il presidente dell’Arci servizio civile Licio Palazzini. «L’Italia che scende in strada è quella che di solito va in strada a curare le ferite dei più deboli» osserva Andrea Sarubbi, membro della Commissione affari sociali della Camera. Penalizzare il non profit significa tagliare le gambe a quella parte di società che finora ha svolto un ruolo di «ammortizzatore sociale», continua. Con prevedibili conseguenze.

NUCLEARE
LA REPUBBLICA –  Il programma nucleare italiano fa un passo avanti scegliendo ufficialmente i reattori di terza generazione avanzata. E’ quanto scrive Repubblica spiegando che oggi verrà sottoposto al parere della Conferenza Stato-Regioni lo schema della delibera Cipe sulle tecnologie ammesse in Italia. La prossima settimana poi il Comitato interministeriale per la Programmazione Economica adotterà lo schema in via definitiva. La bozza di decreto impone l’utilizzo di tecnologie avanzate con sette requisiti precis. Un identikit che taglia fuori quasi tutti i reattori esistenti per concentrarsi sui modelli Epr di Areva e Ap1000 di Westinghouse. Tutto questo a a pagina 31.

MIGRANTI

AVVENIRE – “Diaspora di morte. Profughi a picco” è il titolo di apertura sulla tragica fine dei migranti iracheni e iraniani nel mare d’Australia. Recuperati in mare 27 cadaveri. La barca è finita sugli scogli dell’isola australiana di Christmas.

CRONACA NERA

IL GIORNALE – Pubblica in prima pagina un fondo di Luca Doninelli. «Frugando tra le cronache in questi giorni, continuo a imbattermi in gente che viene trovata morta. Pensare al peggio sta diventando un’abitudine. E anche quando scompare una persona, la possibilità che sia viva viene spesso scartata». E ancora: «Viviamo in un mondo di cadaveri che lungi dal restare nei loro recinti giurisdizionali hanno cominciato a popolare gli stessi luoghi di noi vivi: parcheggi, angoli di strade molto battute,  appartamenti del centro storico e così via. Senza accorgercene anche noi siamo abituati a pensare in questi termini. Il cinema è uno specchio onesto del nostro mondo rigurgita di corpi senza vita. Esiste anche un’industria del cadavere: quella di chi vende organi da vendere al mercato nero, quello dell’uso delle cellule staminali fino a quella dell’aborto. Il fatto è che si avvicina Natale i pastori nella grotta trovare  qualcosa di straordinariamente vivo, non posso pensare che quello che cerchiamo e troviamo nella nostra società è il morto».

SAHRAWI
IL MANIFESTO – Con un piccolo richiamo a piede della prima pagina si annuncia l’intervista al presidente Sahrawi che dichiara «Pronti a congelare il nostro stato se serve alla pace». L’intervista occupa tutta la pagina 9. Il presidente della Repubblica araba Sahrawi democratica «(…) accusa le forze marocchine per lo sgombero violento del campo di Gdeim Izik. E rilancia: siamo pronti a mettere temporaneamente tra parentesi lo stato che abbiamo fondato 35 anni fa, se anche Rabat si decide a fare un passo indietro Mohammed Abdelaziz si pronuncia sui negoziati con il Marocco»

RUSSIA

AVVENIRE – Inchiesta di pagina 3 dedicata alla Russia in crisi sociale tra crimine, estorsioni, polizia corrotta. La situazione precaria dell’agricoltura, divisa tra gestione statalista e nuovi imprenditori privati, favorisce la rinascita delle mafie. E manca la volontà di fermarli. 


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