Mondo

Terroristi, una lista troppo affollata

Giochi e numeri che non quadrano.

di Sandro Calvani

Un colpo di scimitarra, una testa che rotola, una videocamera che gira la scena per poi regalare una videocassetta shock ai canali tv globali. Il risultato della tecnica disumana di eliminazione degli ostaggi adottata dagli insorti iracheni lascia pensare che terroristi e tagliatori di teste siano sinonimi. Ma oggi dentro e fuori l?Iraq la realtà della violenza estrema interetnica e internazionale è invece molto più complessa. In molti casi assimilare terroristi e movimenti etnici violenti non serve né a semplificare la complessità né a comprenderla; serve solo a confondere la realtà. A una recente conferenza internazionale sul terrorismo presso Washington, ho ascoltato una delle analiste di terrorismo più conosciute negli Stati Uniti mentre offriva la lista dei ?nuovi terroristi?. Tra i primi in lista c?erano gli Wa, una minoranza etnica che vive al confine tra Cina e Myanmar. Dato che sono stato spesso loro ospite tra il 2000 e il 2003, scoprire che – senza saperlo – avevo chiacchierato, giocato a scacchi e spesso cenato con dei terroristi, mi ha lasciato di stucco. Per fortuna – cosa rara in certe conferenze a porte chiuse – si potevano fare domande. Ho chiesto grazie a quali fatti gli Wa si erano guadagnati un posto nella lista del terrorismo moderno. Con tono un po? canzonatorio l?esperta mi ha risposto con un?altra domanda: «Lei non sa che gli Wa, fino a dieci anni fa tagliavano le teste dei nemici? Che sono tra i primi narcotrafficanti del Triangolo d’oro ? Che sono il gruppo meglio armato nel loro territorio?» Ho commentato che anche le Guardie svizzere sono i meglio armati in Vaticano, ma non credo che ciò autorizzi a chiamarli terroristi. Gli Wa controllano un vasto territorio di produzione di oppio ed eroina, chiamarli narcotrafficanti è già un?esagerazione. Ma poi rincarare la dose e metterli nel listone dei terroristi è una perfetta corbelleria, anche se può dare un?idea approssimativa ma scorretta della collaborazione esistente tra varie forme di crimine internazionale. Il fenomeno del terrorismo moderno è gravissimo, non tanto per quanti sono, ma piuttosto per quel che fanno. Non sarebbe meno grave se i gruppi di terroristi internazionali fossero solo tre o quattro. Allungare la lista e moltiplicare il numero dei sospetti è un falso inutile e dannoso. Il premio Nobel per la pace, Nelson Mandela ha dichiarato che «a volte chi per te è un terrorista, per me potrebbe essere un partigiano per la liberazione del suo popolo». Una frase shock che potrebbe stimolare molta più accuratezza nelle analisi del terrorismo del nuovo secolo.

Le opinioni qui espresse non rappresentano necessariamente l?opinione dell?Onu


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