Welfare

Terrorismo: tribunali di guerra in Usa ci sono, imputati no

I detenuti nelle mani degli americani, che potrebbero finire davanti alle commissioni militari, sono circa 500. Ma i gruppi per i diritti umani insorgono

di Gabriella Meroni

A quasi 200 giorni dall’attacco all’America dell’11 Settembre (3.000 i morti, tra New York e Washington), gli Stati Uniti hanno finalmente messo a punto e rese pubbliche regole e procedure per processare i terroristi non americani coinvolti nelle stragi. Adesso che si sa come funzioneranno i tribunali militari (ufficialmente, si chiamano commissioni militari) istituiti dal presidente George W. Bush, restano da trovare gli imputati da processarvi. ‘Candidati’ a sperimentare le corti esclusivamente composte di giudici militari sono i detenuti di Campo Raggi X, la prigione a cielo aperto allestita sulla base di Guantanamo, a Cuba, per accogliere capi taleban e terroristi di ‘al Qaida’ catturati in Afghanistan. Tanto piu’ che molti Paesi hanno gia’ fatto sapere a Washington che non intendono accogliere i loro connazionali e processarli. Altri imputati, le truppe Usa impegnate in Afghanistan a ‘svuotare’ le sacche di resistenza di taleban e ‘al Qaida’ dovranno forse andarli a cercare in Pakistan, inseguendo i nemici che cercheranno rifugio in ‘santuari’ al di la’ della frontiera. La possibilita’, evocata dal generale Frank Hagenbeck, comandante della 10.a Divisione di Montagna, protagonista dell’operazione Anaconda, non viene smentita al Pentagono. Lo sconfinamento in Pakistan sarebbe una ”opzione estrema”, da attuare previa autorizzazione dei responsabili pachistani. Nelle province di frontiera dell’Afghanistan orientale, la situazione si sta di nuovo incancrenendo: l’intelligence segnala tentativi di raggruppamento di guerriglieri e terroristi, in aree adiacenti a quelle dove si sono gia’ combattute le battaglie piu’ sanguinose di questa guerra, le valli di Tora Bora e le citta’ di Khost e di Gardez. Taleban e ‘al Qaida’ dispongono di appoggi locali e sembrano avere ricevuto nuovi fondi, si ignora da chi e come e quanti. E di prigionieri, nella mani degli americani, ne lasciano sempre pochi: dopo la scaramuccia di Khost, mercoledi’, gli uomini di Hagenbeck hanno trovato 10 nemici uccisi e un solo ferito. I detenuti nelle mani degli americani, che potrebbero finire davanti alle commissioni militari, sono circa 500, di cui 300 a Campo Raggi X: una cinquantina di sauditi, che potrebbero essere giudicati in patria, una trentina di yemeniti, circa 25 pachistani, otto algerini, tre britannici e, inoltre, egiziani, marocchini, tunisini, giordani, afghani e pure australiani, francesi, belgi, svedesi, russi. Annunciando le regole delle commissioni, Donald Rumsfeld, segretario alla difesa americano, ha insistito sul fatto che gli imputati saranno considerati ”innocenti”, almeno fino a sentenza contraria; che i dibattiti saranno ”pubblici”, a meno che ragioni di sicurezza non inducano al contrario; e che le possibilita’ di appello saranno ”limitate”. Il presidente Bush considera i tribunali militari ”solo uno strumento” per tradurre i terroristi in giustizia: ”devono -afferma- contemperare le esigenze della giustizia e della sicurezza”. Rumsfeld gli fa eco: ”Il modo in cui processeremo i terroristi la dice lunga su di noi, cosi’ come il modo in cui ci hanno attaccato la dice lunga su di loro”. Ma i gruppi che si battono per i diritti civili, Amnesty in primo luogo, non ‘assolvono’ il sistema varato dall’Amministrazione Bush: due pesi e due misure, tra americani e non, e margini d’arbitrio nelle valutazioni delle prove e nei ricorsi in appello. (Fonte: Ansa)


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