Volontariato

Terrorismo: ecco come si curano le vittime

Intervista a Richard F. Mollica, psichiatra americano e direttore dell’Harvard Program in Refugee Trauma

di Redazione

Depressione clinica acuta, disturbo da stress post traumatico, spossatezza fisica e mentale: sono solo alcuni dei sintomi che affliggono le vittime di violenza di massa e i sopravvissuti di attentati terroristici. Richard F. Mollica, psichiatra americano e direttore dell?Harvard Program in Refugee Trauma, ha curato le vittime dell?11 settembre a New York e non ha dubbi: il sistema sanitario primario ha un ruolo centrale nella cura del trauma. I medici di base sono la prima linea di difesa per i cittadini, perché possono accogliere la loro sofferenza attraverso un rapporto di fiducia già esistente. Il 26 settembre si è concluso ad Orvieto Masterclass I. In Europa è il primo corso di formazione e dialogo per guarire le ferite della violenza di massa, rivolto a medici di base che dovranno operare sul territorio. La Peter C. Alderman Foundation, principale sponsor di questo meeting scientifico, cui ha contribuito anche Lilly Company Italia, porta il nome di una vittima venticinquenne morta nell’attacco terroristico al World Trade Center. Intanto, Mollica sta preparando la più impegnativa conferenza internazionale Project 1 Billion. Nel comitato organizzatore ci sono Caritas, Istituto Superiore di Sanità, Istituto Studi Superiori Assunzione dei missionari Identes. E molte Agenzie e Organismi internazionali hanno manifestato interesse a partecipare in qualche modo. Questa inedita emergenza sanitaria che colpisce più di 1 miliardo di persone farà convergere a Roma 60 ministri della salute dei Paesi interessati da guerre, situazioni post-conflitto, atti terroristici, guerre civili, genocidi, torture e altre atrocità dell’uomo contro altri uomini. ?C?è ormai una crisi planetaria – spiega Mollica – legata alle dimensioni dell?aggressione umana, che è grave, cronica, bisognosa d?interventi di lunga durata. Le ferite inferte sulla salute mentale oggi non sono più tanto invisibili?. L’INTERVISTA Vita: Come s’interviene, Prof. Mollica, per curare chi ha subito un trauma? Richard F. Mollica: La principale via per dare un vero aiuto è quella che noi chiamiamo empatia. È la comprensione. Si tratta di un processo dinamico centrato sul dialogo, che è la chiave di tutto: usare l?immaginazione per capire la vita degli altri. Ho lavorato per diverso tempo con i rifugiati della Cambogia e mi sono trovato molto bene con loro. Eppure non sono cambogiano e non parlo la loro lingua. Vita: E l?uso di farmaci? Mollica: Una ricetta contiene diverse componenti e l?uso di medicinali è solo una parte. Vita: Quali sono i principali disturbi? Mollica: Fra le conseguenze della violenza c?è la depressione, che è legata al senso della perdita, alla tristezza della morte, e al sentimento di umiliazione subita. Vita:Come si tutela dunque la salute delle vittime? Mollica: La salute non è solo fisica e mentale, è anche la capacità della gente di esprimersi liberamente. Inoltre, per stare davvero bene, le persone hanno bisogno di giustizia sociale. Il Progetto One Billion è una chiamata all?azione, vuole disegnare una politica di salute mentale globale. Una nuova scienza della salute pubblica.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA