Formazione

Territorio e società civile salgono in cattedra

Intervista a Valentina Aprea, che ha avuto un ruolo chiave nella riforma

di Redazione

La presidente della commissione Cultura alla Camera spiega: «Sarà una scuola aperta alle aspettative delle famiglie e degli altri soggetti locali. Per questo c’era bisogno
di maggiore flessibilità nei percorsi formativi»La bozza di parere della commissione Cultura che presiede, l’onorevole Valentina Aprea l’ha già approntata. Sarà discussa la settimana prossima e darà un sostanziale via libera alla riforma della scuola superiore. «Finalmente potrà nascere una scuola moderna, efficace ed europea, capace di aprirsi anche all’esterno, senza quell’autorefenzialità che l’ha spesso caratterizzata».
Vita: Una delle novità è il ruolo della società civile nei comitati scientifici.
Valentina Aprea: Dalla società civile ci aspettiamo visione, contributi, disponibilità. Siamo convinti sia anche un modo per introdurre all’interno della scuola la sussidiarietà e una nuova responsabilità sociale. Anche perché i percorsi formativi saranno individuati sentendo le aspettative delle famiglie, del territorio, delle imprese.
Vita: C’è però il nodo della mancanza di risorse.
Aprea: Sono possibili interventi che non richedono risorse aggiuntive ma che hanno a che fare con l’organizzazione del lavoro degli insegnanti e che possono cambiare la logica del fare scuola. Se si crea una vera liaison tra scuole e territorio, in una logica di distretto, possono arrivare finanziamenti ulteriori. La scuola potrà trovare risorse aggiuntive proprio tramite questa relazione con la società.
Vita: C’è un rapporto fra il ruolo della società civile e l’aumento della quota di autonomia?
Aprea: In pratica abbiamo avuto tre decenni di sperimentazione, anni nel corso dei quali gli istituti hanno realizzato autonome iniziative didattiche per le quali dovevano avere l’autorizzazione. Ora il ragionamento viene invertito: non sarà più il ministero ad autorizzare le sperimentazioni. Vi saranno comunque orari e discipline non derogabili. Questo anche perché vi sia un’offerta formativa omogenea. Ma poi vi sarà una parte flessibile, orizzontale, la cui gestione responsabile sarà affidata agli istituti, che dovranno fare scelte coerenti con i piani formativi. Per questo dico che è cambiata la logica: il ministero interviene sulla parte obbligatoria ma lascia alla responsabilità delle scuole l’individuazione di queste aree.
Vita: È per questo che sono stati pensati i Dipartimenti?
Aprea: Certo. Il tutto in una logica interdisciplinare e in una prospettiva di integrazione orizzontale e verticale delle materie dai quali potrà emergere una scuola moderna, europea.
Vita: Si prevedono possibilità di raccordo con il volontariato e il privato sociale, attraverso stage, tirocini, alternanza scuola-lavoro. Avete già deciso in quali forme e con quali modalità?
Aprea: No. Sarà ogni singolo istituto che dovrà mettere a punto questa possibilità attraverso un regolamento. Non pensiamo siano necessarie delle linee guida.
Vita: Quando sarà affrontato il nodo della governance scolastica?
Aprea: Dovrà essere una legge ad hoc. Prima ci occuperemo della formazione degli insegnanti, delle procedure di reclutamento. Poi della governance.
Vita:La riforma della scuola superiore è un primo tassello?
Aprea: Sì. Le prossime tappe saranno la formazione e la governance.
Vita: L’approvazione della riforma sarà un banco di prova nei rapporti fra maggioranza e opposizione?
Aprea: Me lo auguro.
Vita: I genitori sono preoccupati: temono che non ci sia tempo sufficiente per valutare i nuovi istituti e iscrivere i figli.
Aprea: Avranno tutto il tempo, una volta scritti i regolamenti, per informarsi e scegliere. A metà gennaio avremo tutti i pareri e quindi si potrà procedere rapidamente. Sono estremamente fiduciosa. Per molti istituti poi si tratta di sperimentazioni in corso e quindi già note.
Vita: La riforma entrerà in vigore entro il 2010?
Aprea: Certo. I tempi saranno rispettati. Poi ci saranno cinque anni per completarla.


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