Volontariato

Terremoto. Anziani e disabili molisani: un appello a far presto

Hanno trovato accoglienza nella tendopoli allestita da Cri ed Esercito italiano, ma i 19 anziani di una casa di accoglienza (lesionata) ad Ururi hanno bisogno di qualcosa in pi

di Ettore Colombo

Per ora hanno trovato accoglienza in una grande tendopoli dotata di un’area sanitaria protetta, in pratica poco meno di un ospedale da campo allestita tra Termoli e Larino da esercito e Croce Rossa Italiana. Ma loro, 19 anziani che erano ospiti di una casa di accoglienza di Ururi, resa inagibile dal terremoto, chiedono che si trovi al più presto una sistemazione. E lo stesso fanno decine di malati psichiatrici. Perché per queste persone è ancora più duro e difficile sopportare i rigori del doposisma, specie quando l’inverno sta per arrivare. Maria Carmela Santoianni è la presidente di ‘Molise e sociale’ consorzio di dieci cooperative che gestisce anche la casa per anziani Santa Maria delle Grazie dove vivevano le 19 persone ora ospiti della Croce Rossa. ”La nostra struttura – spiega – era stata inizialmente dichiarata agibile. Accanto al nostro edificio ce n’è però uno che ora rischia di crollare. Abbiamo quindi ricevuto un’ordinanza di sgombero e ce ne siamo dovuti andare”. Inagibile è stata dichiarata anche la casa Don Crescenzio Selvaggio di Montorio dei Frentani. Nei residence della costa sono stati così trasferiti i 18 anziani che li vivevano. ”Sicuramente – afferma Santoianni – queste situazioni di disagio acuiscono i problemi di categorie particolari come anziani e malati psichiatrici. Diventa difficile gestirli”. Per questo la richiesta è che al piu’ presto vengano ricostituite le strutture sociali sul territorio. ”Le difficoltà – sottolinea ancora Santoianni – si riverberano infatti sulla condizione delle persone che assistiamo”. Chiediamo soluzioni alternative al piu’ presto, prima che si producano danni”. Problemi analoghi sono quelli che vivono i malati psichiatrici e chi li assiste. Come la casa famiglia di Casacalenda, gli ospiti della quale si sono dovuti trasferire nelle strutture della costa. Un altro gruppo-appartamento, sempre a Casacalenda, oltre a trovare un’altra sistemazione per vivere ha dovuto fermare le attività lavorative. ”Siamo – afferma Lucia Corsi – una delle responsabili della cooperativa sociale che gestisce le strutture – alla ricerca di capannoni dove riprendere al più presto l’attività. I rischi sono infatti molteplici, anche economici. C’e’ infatti il pericolo di perdere le commesse per i nostri ragazzi. C’è poi un rischio recessione nei processi riabilitativi dei pazienti, dobbiamo evitare che si produca un effetto a catena”. L’appello è quindi quello di accelerare al più presto gli interventi per il settore sociale molisano, già debole e poco strutturato di per sé. Chi vuole aiutarli?

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