Politica

Terremoto: abbiamo visto crollare i muri, ma l’umanità tenere

di Riccardo Bonacina

Sono passate poco meno di 100 ore dalla scossa delle 3,32 di lunedì scorso che ha devastato L’Aquila e paesi che oramai ci sono diventati familiari, come Onna o Paganica. La terra non ha mai smesso di tremare, ieri sera alle 21.38 la terra ha tremato di nuovo, facendo impennare i sismografi sino ai 4.9 gradi della scala Richter. Un altro palazzo è crollato nel centro dell’Aquila. Si continua a contae i morti, ormai vicino ai 300. questa mattina il conto è arrivati a 289; e si piange. Nelle tende (31 le tendopoli attrezzate) dove hanno trovato provvisorio riparo più di 17mila persone si continuano a vivere ore di paura e di angoscia perchè il terremoto, per tantissimi, ha portato via tutto, troppo. Gli affetti più cari, le case, le cose, gli ospedali, le scuole. Mai la nuda vita, e con lei la sua dignità e forza, si è resa palese come nelle immagini di queste ore.

È stato infatti sorprendente vedere i racconti dei tanti inviati, sentire i le voci della gente d’Abruzzo, le storie e i volti, insieme addolorati e forti. Insieme abbattuti ma mai disperati. Quanti “grazie” abbiamo ascoltato i questi giorni dagli abruzzesi. Grazie per una coperta, o per una tenda, o per un piatto caldo aspettato anche per tre ore in fila. Il grazie prima d’ogni lamento, i grazie ai soccorritori, alle migliaia di volontari ben organizzati e generosi, un grazie prima d’ogni altra considerazione all’Italia che si commuove e perciò si mobilita. Il grazie e una certezza “Domani sarà meglio di oggi”. Abbiamo visto un’Italia che si è mobilitata come mai prima anche nelle sue cariche più rappresentative a far, anche fisicamente, sentire che lo Stato c’è. Dieci ministri in tre giorni, s’è detto, e qualcuno più di una volta. Quattro volte il premier, ogni giorno, due giorni consecutivi il Capo dello Stato. È un buon inizio.

Un inizio che potrà, però, diventare spunto e spinta per un nuovo cammino, superate le ore del dolore e del pianto, superati i giorni della primissima emergenza e assistenza, solo se saprà considerare e tener in adeguato conto di quella dignità degli abruzzesi mostrata nell’ora della nuda vita, di quella mobilitazione buona mostrata dall’intero Paese. Nell’ora difficile, difficilissima, questa gente e questo Paese ha dimostrato ancora una volta il meglio di sè.

Che le istituzioni e i ricostruttori valorizzino questo Paese che si è mostrato, che si è levato. Ora che bisognerà ricostruire la città, ridar vita a contesti educativi, rianimare le funzioni pubbliche primarie (dalla salute alla giustizia, dalla cura dei beni culturali e ambientali alla cura delle comunità), non si prescinda da questo dato e da questa originaria gratitudine e gratuità. Abbiamo visto crollare i muri, ma l’umanità tenere.

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