Cultura

Terremoti globali. In Cina 100mila nuovi laureati al giorno

di Giuseppe Frangi

Sono numeri che fanno impressione quelli resi noti dall’Ocse sulla crescita della popolazione laureata nel mondo. Sono numeri che danno l’idea dell’eclissi rapidissima che potrebbe subire l’Europa negli anni prossimi venturi. Oggi nella classifica dei 10 paesi con maggior numero di laureati sono presenti tre stati europei, seppure in coda: Uk, Germania e Francia. Nel 2020 questi ultimi due scenderanno di molte posizioni, scalzate da Indonesia e Brasile, che nel 2000 non erano neppure tra i primi venti. Impressionante la progressione della Cina, che porta alla laurea ogni anno 34 milioni di giovani, vale a dire quanto la popolazione intera del Canada. Pechino ha una progressione esponenziale di due milioni di studenti in più ogni anno, il che significa che se una università è misurata per 20mila studenti, ogni anno ne devono essere aperte 100, cioè due alla settimana. Tengono botta gli Stati Uniti, che dalla prima posizione del 2000 scenderanno nel 2020 alla terza, superati da Cina e anche da India, pur toccando un livello record di  22,2milioni di laureati annui. Ma la Cina a quella data sarà a 58milioni e l’India a 23,8. Importante anche il ritorno della Russia che nel 2020 occuperà il quarto posto con ben 14,1 milioni di aluerati. Alle saplle spunta l’Indonesia con 11,2. Il Brasile sarà ottavo a 6,8. I Brics non sono solo un acronimo neutro, sono le forze del futuro.

Si eclissa il Giappone in grande crisi demografica, cala anche il fenomeno Corea: insomma, nel futuro non lontano dobbiamo davvero apsettarci un mondo profondamente diverso. E la domanda è che ne sarà dell’Europa? (A proposito: l’Italia non compare nelle classifiche). In un mondo che sfornerà 208milioni di laureati, con il vecchio continente che a stento si assesterà sul 10%,  quali saranno le nuove leadership? E quanto questi laureati diventeranno ingranaggi di una nuova tecnocrazia che ha saputo sfornare intelligenze allineate e obbedienti? Che sbilanciamento avremo tra studi tecnici e quelli umanistici? questi saranno destinati verosimilmente a essere straordinariamente residuali? (Anche se l’amico Doninelli, in un suo viaggio in Cina restò impressionato da quanti studenti fossero alle prese con Dante…)

 

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