Più che un evento, «è un grido di aiuto rivolto alle istituzioni e una speranza rivolta alla società», spiega preoccupato Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità etica, quando gli si chiede in cosa consista la nona edizione di “Terra Futura”, la mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale che si svolgerà a Firenze, alla Fortezza da Basso, dal 25 al 27 maggio. A tema, quest’anno, c’è “la crisi”. Argomento ampio, e impegnativo. «L’obiettivo che ci poniamo è di tessere un mix tra l’analisi teorica dei processi in corso nel mondo della finanza, dell’economia, ma anche nell’ambiente e nei cambiamenti sociali, e la proposta fattiva di soluzioni alternative», spiega Baranes. «Vista la recessione globale, ci sembrava importante incentrare il programma culturale sulla questione del lavoro, partendo da un’analisi delle reali cause della crisi che stiamo vivendo». A partire dall’individuazione delle responsabilità: «Siamo partiti dall’origine, dai mutui subprime del 2008, per poter determinare come questa finanza-casinò abbia scatenato una gigantesca recessione globale e creato montagne di debiti dal nulla. Debiti che sono stati scaricati sugli Stati e quindi sui cittadini, che oggi dovranno pagarli».
Visto lo scenario, Baranes non ha dubbi: «L’unica via d’uscita sta nell’economia sociale e civile. Soprattutto dal punto di vista occupazionale». Ma la crescita e i consumi che il governo continua ad invocare? «Non solo il nostro governo, ma tutte le istituzioni europee puntano sul consumo. Una scelta sbagliata dal punto di vista strategico, e di sostenibilità». Allora qual è la via d’uscita? Terra Futura è proprio la risposta a questa domanda. «Proponiamo un’alternativa agli antipodi rispetto al neomercantilismo tedesco. La via scelta fino ad ora ha già scatenato una guerra neocoloniale in Africa. Noi proponiamo di voltare pagina», spiega Baranes, «C’è un’economia che sta funzionando nonostante la crisi. Per esempio Banca Etica, nell’anno del credit crunch, ha aumentato i prestiti realizzati del 25%, con un tasso di sofferenza al di sotto dell’1% rispetto al 5-6% di media delle banche italiane». Non è un caso se il pubblico di riferimento di Banca Etica sia il terzo settore. «È in questo mondo vivo e vivace che bisogna investire. Speriamo che le istituzioni ci ascoltino» chiude Baranes.
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