Economia

TERRA FUTURA. Presentato oggi un documento di riforma dei mercati finanziari

èLa proposta della società civile, che sarà consegnata ai potenti del G8 per chiedere loro la fine del paradigma liberista e la riforma del capitalismo finanziario; per una nuova fiscalità, per un presidio di legalità, per un presidio di sostenibilit

di Redazione

Mentre il Governatore Mario Draghi nella sua relazione di oggi all’assemblea della Banca D’Italia illustrava le pesanti conseguenze della crisi sul piano sociale, ma accennava anche a segnali incoraggianti di ripresa, a Terra Futura si parlava di cambiare l’intero sistema capitalista. E si presentava una proposta di riforma dei mercati economico-finanziari, frutto di un’iniziativa nata nella scorsa edizione di Terra Futura su input della Fiba Cisl e risultato di un percorso di numerose realtà diverse fra loro, unite nello stesso orizzonte di valori e di impegno.  
Terra Futura – la mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ha aperto oggi la sua sesta edizione rimarcando la necessità e l’urgenza del cambiamento e contribuendo con il primo manifesto strutturato di peso politico prodotto da Terra Futura.
«La crisi è il risultato del geocombinato di tanti fattori – ha detto Giuseppe Gallo, segretario della Fiba Cisl nazionale -. Innanzi tutto il fattore economico sociale che deriva dall’alterazione dell’equilibrio distributivo che ha caratterizzato l’ultimo quarto di secolo: la sperequazione e la cattiva distribuzione del reddito hanno portato fasce crescenti della popolazioni a indebitarsi per poter sopravvivere, per acquistare la casa; se non ci fossero state aree crescenti di povertà anche nei paesi avanzati non ci sarebbe stata la necessità di una crescita del debito, che andando di pari passo con la presenza di redditi altissimi concentrati nelle mani di pochi, ha fatto esplodere in maniera esponenziale la leva finanziaria. Su questo indebitamento obbligato, che è la conseguenza della sperequazione distributiva, si è innestata la finanza tossica, la bolla speculativa dei subprime che segue la bolla immobiliare, la bolla new economy e quindi il ritorno sugli investimenti, l’occupazione, il reddito, la  coesione sociale. Un circuito perverso, un vero e proprio modello di economia e di società che ci ha indotto a pensare organicamente a una proposta alternativa di economia, di finanza e di società». 
Quattro le linee fondamentali lungo le quali si sviluppa la proposta: i mercati finanziari, fiscalità, legalità e sostenibilità. «Indichiamo anche linee e leve concrete di riforma per realizzare il nostro modello – conclude Gallo -. Sono tutti strumenti tecnicamente possibili, anzi facili e lineari a condizione che ci sia la volontà politica di prendere atto che siamo al capolinea storico del liberismo».

Insomma riformare la finanza perché diventi strumento non solo di sostegno all’economia solidale, ma anche leva di sviluppo per l’economia di riferimento: per la famiglia, le imprese, per le comunità….
E se “un altro mondo è possibile” è stato a lungo lo slogan di quanti volevano cambiare le cose, ora la crisi ha dimostrato che “un altro mondo è necessario”.  «La riforma deve innanzi tutto passare attraverso l’inserimento di regole, la creazione di un’autorità internazionale che garantisca il corretto funzionamento del mercato, questo è un punto imprescindibile» ha puntualizzato Ugo Biggeri, presidente della Fondazione culturale Responsabilità Etica, del sistema Banca Etica. «Inoltre occorre avere il coraggio di smantellare i paradisi fiscali e di operare in un contesto di trasparenza, mettendo finalmente la parola fine a questo “partita a nascondino” che si gioca nelle transazioni internazionali. La stessa trasparenza che deve riguardare la natura di qualsiasi prodotto finanziario».
Dopo aver parlato della necessità di una nuova fiscalità premiale che fra l’altro supporti le forme di risparmio più semplice, quella dei cittadini comuni,  Biggeri ha aggiunto: «Chiediamo la revisione di Basilea 2, che oltre a rendere difficile l’accesso al credito alle PMI e alle imprese sociali, taccia le banche come Banca Etica o quelle di credito cooperativo come “pericolose”.  Strano a dirsi visto che proprio in questa crisi le banche e le finanziarie etiche sono quelle ad aver tenuto meglio sotto il profilo strettamente economico e quindi anche in termini di ricaduta sociale». Oggi Banca Etica ha una raccolta di risparmio che supera i 580 milioni di euro, cui si aggiungono gli oltre 230 milioni di euro di patrimonio affidato alla società di gestione del risparmio, Etica sgr. In questo momento sta finanziando oltre 3.500 iniziative di economia sociale per oltre 450 milioni di euro.
Un sistema, quello della finanza etica, che anche a livello mondiale dimostra di avere buoni “numeri”, se si pensa che 11 sue istituzioni (riunite nella Global Alliance for Banking on Values) hanno assets per 10 miliardi di dollari e 7 milioni di clienti in 20 Paesi.


E sul versante legalità ha idee chiare Maria Carla Cardelli, del coordinamento di comunicazione di Libera Contro le Mafie: «Prima ancora di una crisi economico-finanziaria, quella in cui ci troviamo è una crisi etica. Nella proposta di riforma e regolamentazione dei mercati chiediamo la tutela delle vittime d’usura, la richiesta dell’abbassamento dei tassi sui mutui, finanziamenti alle nuove cooperative e l’accelerazione di tutte le procedure per consegnare alle cooperative sociali i terreni e i beni confiscati alla mafia. Chiediamo la reintroduzione dell’obbligo di esercizio dell’azione penale per il reato di falso in bilancio, altro presidio di legalità per noi fondamentale».
Ma il manifesto è «di straordinaria importanza anche dal punto di vista ambientale», ha precisato Beppe Croce di Legambiente, «perché la cattiva finanza impatta anche su quello: pensiamo alle speculazioni in un bene tanto fondamentale come l’acqua. Noi invece siamo per una finanza  sostenibile, come quella che sostiene gli incentivi per le energie rinnovabili».


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