Cultura

Terrà Futura ha chiuso con il segno più

Successo di pubblico per la fiera che ha posto al centro dell'attenzione le buone pratiche e i nuovi modelli di sviluppo

di Redazione

di Elisa Furnari

Chiude con un bilancio positivo la nona edizione di Terra Futura: 550 le aree espositive e oltre 4000 gli enti rappresentati per una fiera che mette insieme arte, creatività, colore, competenza e i grandi temi sociali. Particolarmente apprezzato dai partecipanti il tema di quest’edizione, il lavoro, che è stato declinato nella tre giorni in tutte le sue sfaccettature, da strumento di coesione sociale e  legalità ma anche di innovazione culturale ed in via antropologica di sostegno per il benessere della persona

L’ultimo dei convegni principali di Terra Futura 2012 è stato incentrato proprio sul tema “Lavoro e Benesere”, convegno che ha ospitato un’attenta riflessione di Luigino Bruni, associato di economia all’Università Bicocca e Coordinatore della commissione internazionale EdC, sul dono di sé (profilo antropologico) che deve coesistere unitamente alla prestazione professionale e sull’incapacità dell’azienda di riconoscere questo elemento qualificante.  Anche in tempi di crisi, afferma Bruni «Si cambia spesso lavoro alla ricerca di un riconoscimento che non arriva mai, quello dell’eccedenza tra il lavoro e l’individuo, vale a dire la passione e la motivazione».
È questo il modello di lavoro che va portato in auge, «siamo convinti – afferma ancora Bruni –  che il dibattito sulla felicità possa “iniziare” solo una volta finite le ore di lavoro, confinando così nel tempo libero elementi importantissimi della nostra esistenza quali laqualità dei rapporti amicali, la famiglia, i beni relazionali. Dobbiamo liberarci da questo vizio di fondo per riuscire a reimmaginarci una vita lavorativa che funzioni, in cui siamo felici».

Sulla stessa linea Cecilia Brighi, responsabile rapporti internazionali CIsl che sottolinea come «In molti paesi sia assente il rispetto del lavoro e quanto sia indispensabile – per uscire dalla crisi economica ma anche sociale – rimettere al centro delle riflessioni e degli interventi il lavoro manuale e la dignità».

«In tempo di globalizzazione non ci si può limitare a parlare di benessere e occupazione riferendosi a singoli stati, ma occorre considerare lo scenario mondiale»,  puntualizza Esther Guluma, neoeletta presidente di Fairtrade International, ricordando come la povertà nei Paesi in via di sviluppo e nel terzo mondo abbia un impatto anche sull’Italia, che lo si voglia oppure no: «Il commercio equo è una delle alternative alla povertà e contribuisce al benessere di molti contadini e lavoratori, migliorando il livello di salari e il rispetto dei diritti umani delle economie meno sviluppate».

Anche nell’ultima giornata della “Fiera del Ben-essere e della sostenibilità”, grande spazio alla finanza in chiave di scelta etica e sostenibile: porre un freno ai derivati, aumentare la trasparenza dei flussi finanziari a iniziare dal rapporto banche-armamenti, diventare consapevoli di come vengono impiegati i nostri risparmi.
Ospiti internazionali che hanno rilanciato una riflessione che dev’essere tutta italiana e che a Terra Futura ha reso  affollatissimo il panel di “non con i miei soldi”nello spazio di World Word Web. Apprezzatissimi gli interventi di Darren Fleet di ADbusters, la rivista che ha dato vita alle due famosissime campagne “Buy nothing day” e Occupy Wall Street. Molto conosciute le copertine del magazine senza pubblicità e “senza padroni”, che incrocia esperimenti d’arte fotografica e campagne contro i grandi gruppi che deviano processi economici e violano le regole del buon lavoro. 

Seguitissimo anche  Tim Hunt di Ethical Consumer, una delle organizzazioni promotrici di Move Your Money (UK) nonché  partner storico del “Centro nuovo modello di sviluppo” che redige la guida, tutta italiana, al consumo critico. La soluzione, ammesso che una basti, è spostare i capitali sulle banche etiche considerando che il sistema bancario oggi in atto è forse il peggiore che si possa consentire. Lo stesso Ugo Biggieri, presidente di Banca Etica afferma che «la banca dev’essere trasparente, democratica, accessibile, competitiva, non profit ed egualitaria» ma «le cose cambiano – dice sempre Biggeri –  se c’è coesione, rete operativa ma anche conoscenza e formazione consapevole».

Ottima la diffusione (in tempo reale)  sul web degli appuntamenti di Terra Futura 2012, certamente d’impatto il lavoro fatto da World Words Web e dai social media reporter dell’edizione 2012

Ancora una volta Terra Futura mostra un panorama, ampio e diversificato, di buone pratiche che fanno economia reale pur mettendo al centro la persona e la sua dignità, l’ambiente e le sue ricchezze. Certamente l’obiettivo è innalzare la voce del no: “no” alle mafie, allo strapotere della finanza speculativa ma allo stesso tempo diffondere il nuovo modello di fare ed essere economia, di tessere e certificare le relazioni sociali, di compiere scelte responsabili esercitando il diritto alla partecipazione e alla democrazia..

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