Sostenibilità
Tensione dentro e fuori
Scontri e arresti in piazza, accordo lontano nel centro congressi. La diretta e il sondaggio di vita.it
di Redazione
Sale la tensione a Copenhagen, dove il vertice sul clima è ormai alle battute finali.
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IERI IN PIAZZA
A metà della giornata di ieri la polizia danese ha effettuato 250 fermi tra le persone scese nuovamente in piazza per manifestare davanti al Bella Center, sotto una fitta nevicata e con una temperatura bassissima. Tra questi anche una trentina di italiani. Alle undici, dall’interno del Bella Center, il centro congressi dove si svolge il Vertice sul Clima, sono partiti 200 manifestanti che avrebbero voluto raggiungere la manifestazione organizzata questa mattina all’esterno, per simboleggiare una riunione e comunione fra i popoli e per poter svolgere la prevista e annunciata “Assemblea dei popoli“. La pacifica manifestazione organizzata del network “Climate Justice Now” si è sviluppata e caratterizzata dagli slogan che rivendicavano azioni concrete e immediate contro i mutamenti climatici. Gli attivisti delle associazioni ambientaliste, del commercio equo e solidale, i pacifisti insieme a sindacalisti studenti e rappresentanti delle popolazioni indigene, sono stati bloccati su un ponte, poche centinaia di metri oltre l´uscita, e dispersi alcuni minuti dopo con una carica della polizia. «È andata persa – commenta Santo Grammatico, di Legambiente dal Bella Center di Copenhagen – una bella occasione per sottolineare l’importanza delle relazioni tra i popoli e chi li governa. Il rischio che la società civile organizzata non possa far sentire la propria voce al Vertice è concreta. Ieri e oggi sono state ridotte le possibilità di accesso alla conferenza, domani saranno solo mille gli accreditati che entreranno (sui 34.000 registrati) e per la giornata conclusiva pare saranno ridotti fino a 90».
TENSIONI NEL BELLA CENTER
l ministro danese per il Clima, Connie Hedegaard, che diventa commissario Ue al clima, si è dimessa dal ruolo di presidente della conferenza Onu sul clima in corso a Copenaghen. Il suo ruolo è stato assunto dal primo ministro danese Lokke Rasmussen. «Motivi di procedura», la giustificazione ufficiale. «Con così tanti capi di Stato e di Governo che sono già arrivati qui – ha detto la Hedeegard di fronte alla plenaria – credo sia più appropriato lasciare la presidenza al primo ministro. Il quale mi ha comunque incaricata di continuare a negoziare con i miei colleghi ministri». Nei giorni scorsi la Hedegaard è stata criticata apertamente dalle delegazioni africane di voler favorire la posizione dei paesi industrializzati. Queste polemiche potrebbero essere all’origine della decisione.
Le polemiche infatti continuano: i delegati di Brasile, India ed Ecuador, insieme a numerosi altri Paesi in via di sviluppo, si sono lamentati questa mattina che il vertice Onu sul clima “non prende in considerazione” le loro esigenze. Per i delegati il problema e’ con i Paesi ricchi che, secondo loro, li “ignorano”. “Stiamo vedendo mancanza di trasparenza, errori di procedura e molte lacune in questa conferenza – ha dichiarato un delegato dell’Ecuador – Tutti vogliamo essere consultati”. I delegati brasiliani hanno espresso il loro fastidio per la mancanza di progressi del vertice, mentre alcuni di loro non sono nemmeno riusciti ad entrare nella sala riunioni per il caos organizzativo in cui versa la conferenza. I Paesi poveri si lamentano che i piu’ ricchi del pianeta pretendano da loro sforzi economici eccessivi per la lotta ai cambiamenti climatici.
Nella capitale danese è arrivato anche l segretario generale Onu Ban Ki Moon per tentare di dare slancio a negoziati chiaramente in difficoltà, sullo sfondo del ping-pong di responsabilità tra Usa e Cina e delle divergenze tra le priorità dei mondo industrializzato e dei Paesi più poveri. Ban propone una “scorciatoia” al vertice, che domani vedrà riuniti circa 120 capi di stato e di governo.n un’intervista pubblicata sul Financial Times, il capo del Palazzo di Vetro suggerisce che un accordo sul clima potrebbe essere raggiunto senza specificare le cifre degli aiuti ai paesi poveri sul lungo periodo.
“Le ultime sessioni hanno prodotto disaccordo mentre i negoziatori avrebbero dovuto andare più a fondo dei vari temi chiave – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, presente al Summit – Quando le decisioni più difficili approderanno ai livelli più alti, c’è il pericolo che la questione si concluderà con grandi proclami piuttosto che inserire termini stringenti per affrontare i cambiamenti climatici. La difesa degli interessi delle lobby economiche e l’intransigenza delle grandi potenze sono le principali responsabili della confusione che si è creata in queste ultime fasi di negoziato.”
CAOS ORGANIZZATIVO
Gli organizzatori e le forze di sicurezza non riescono piu’ a gestire le 50mila persone che ogni giorno si recano al “Bella Center”, l’ex hangar modificato per ospitare il vertice, situato a 20 minuti dalla capitale. Ogni giorno interminabili file costringono delegati e giornalisti ad un’attesa che puo’ arrivare fino a nove ore, con temperature gelide che si abbattono su di loro, e senza nemmeno la certezza di poter entrare. “Esigiamo rispetto – ha intimato un membro della delegazione boliviana – Il presidente Morales era qui in sala, e voleva intervenire, ma a causa di questa condizione di mancanza di democrazia, non ha potuto farlo”. Durante una conferenza stampa prima dell’inizio dei lavori, Morales aveva espresso tutta la sua rabbia per come si sta svolgendo il vertice, bollando come “arrogante” la posizione dei Paesi ricchi.
Foto © Matthew McDermott/Flickr
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