“TenRock”, la pedagogia del circo sociale per favorire arte e inclusione

Il circo sociale “TenRock” è nato a Brindisi grazie ad una start up con l’obiettivo di favorire, attraverso la pedagogia del circo, inclusione sociale a favore di giovani in aree di svantaggio. Giocolieri, acrobati, equilibristi. Il progetto è cresciuto e adesso il tendone è come un teatro che ospita laboratori, eventi culturali, iniziative

di Emiliano Moccia

Giocolieri, acrobati, equilibristi. Bambini e adolescenti che apprendono l’arte circense per tirare fuori il meglio che è dentro di loro, per abbattere barriere, per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica. Il teatro colorato del “TenRock” di Brindisi al momento è montato nella Fabbrica di Farò, ma ha il cuore itinerante, pronto a partire nei prossimi mesi. «Perché è un tendone di roccia che vuole girare per i piccoli comuni, nei luoghi in cui ci sono palazzi e quartieri di cemento, dove ci sono situazioni di disagio sociale. Il tendone entra nel tappeto sociale delle comunità per attivare eventi culturali, laboratori, occasioni di incontro coinvolgendo enti locali, pro loco, scuole, famiglie. Il teatro che diventa fenomeno di aggregazione sociale operando con la rete dei territori». Gabriele Cagnazzo è il direttore artistico del circo sociale “TenRock” e presidente dell’omonima cooperativa sociale nata a Brindisi, in Puglia, nel 2014 «con lo scopo di creare inclusione sociale a favore di giovani in area di svantaggio attraverso la pedagogia del circo».

I primi passi sono stati mossi in una scuola elementare situata nel quartiere Commenda, dove degrado urbano e povertà educativa erano disagi particolarmente percepiti dalla comunità brindisina. «Siamo nati come start up attraverso un progetto della Regione Puglia finanziato con il bando “Piccoli Sussidi”. In questi anni la nostra idea è cresciuta e dopo aver operato per diversi anni nell’atrio della scuola, abbiamo potuto acquistare un piccolo chapiteau da circo collocato all'interno di una struttura denominata Fabbrica del Farò e gestita dalla cooperativa sociale Il Faro». E’ qui, infatti, che si svolgono tutte le attività del circo contemporaneo, senza animali, dove prendono forza l’aspetto ludico, sportivo, educativo e «dove le differenze diventano valide alternative» evidenzia Cagnazzo. «Si tratta di un circo senza animali che unisce nello spettacolo le arti performative acrobatiche con le arti del teatro, della danza, della musica, della poesia, del canto. I giovani sono coinvolti in corsi, laboratori, seminari di scambio, stage e residenze creative attivando a loro favore possibilità di inclusione sociale e lavorativa».

Seguiti da operatori, educatori di infanzia, ginnasti, pedagogisti ed assistenti sociali, i bambini che partecipano alle varie attività diventano i veri protagonisti. Sperimentano la pedagogia del circo. Giocoleria, acrobatica di terra e di aria, equilibrismo. Si parte dai piccoli di 3 anni, che iniziano ad acquisire le nozioni base, per poi passare a 6 anni verso attività un po’ più complesse utilizzando attrezzature come sfere, trapezio, monocicli, clave.

«Nei nostri laboratori seguiamo minori che provengono soprattutto da situazioni di svantaggio o ragazzi con disabilità. Ma anche famiglie, scuole, persone con fragilità. La pedagogia del circo si propone per essere fruibile da tutti, senza barriere. Il gioco diventa occasione per riscoprire sé stessi, per imparare a cooperare e lavorare insieme agli altri». Ad esempio, se una performance acrobatica come la piramide umana riesce, è perché ognuno ha il suo ruolo e lo rispetta per ottenere un risultato che alla fine coinvolge tutti. Ed il pubblico respira questa atmosfera, la percepisce. Anche perché «parliamo di arti performative complete, che lavorano su tutte le capacità motorie: dalla coordinazione dinamica generale, all’equilibrio, alla postura, alla coordinazione oculo-manuale».

Quella che propone “TenRock”, quindi, è una piccola rivoluzione culturale, che punta a stravolgere l’idea classica che si ha del circo per collocarlo nella dimensione di teatro. «Un teatro che vuole lanciare un messaggio al pubblico che lo guarda, che vuole diventare occasione di inclusione sociale e contenitore culturale, perché vogliamo restare nei luoghi in cui porteremo il tendone anche uno o due mesi in modo da diventare un punto di aggregazione e promuovere eventi» conclude Cagnazzo.

In attesa di completare tutto l’iter amministrativo che consenta di portare il tendone in giro per l’Italia e nel mondo, “TenRock” continua ad operare per promuovere l’arte inclusiva e per generare meraviglia e stupore nei ragazzi che partecipano ai laboratori e negli spettatori che siedono nel tendone o nelle piazze.