Salute
Tenere alta la guardiasolo così l’Aidspotrà essere fermato
sotto la lente Anlaids onlus tra prevenzione e ricerca
di Redazione
Lo definivamo il male del nuovo millennio. Oggi l’Hiv sembra non fare più parte delle emergenze sanitarie del mondo. Non è così, in realtà. Almeno non in quei Paesi dove informazione, prevenzione e disponibilità dei medicinali non sono ancora aspetti scontati come dovrebbero. A constatare lo scarso interesse che i media di oggi rivolgono a questa malattia, l’allarme sembra rientrato. Ma non è vero. I dati pubblicati dall’Unicef rivelano come la diffusione dell’infezione continua a crescere in Africa, aumenta in America Latina, registra tassi di crescita tra i più alti del mondo nei Paesi dell’Est Europa, e perfino nei Paesi industrializzati sta riprendendo la sua tragica corsa, a dispetto del lungo lavoro di prevenzione e della vendita di farmaci antiretrovirali. Sintomo di una perdita di attenzione verso il problema.
In Italia, Anlaids continua ad occuparsi di informazione e prevenzione della infezione da Hiv con la realizzazione di opuscoli e dépliant, l’attivazione di progetti di prevenzione nelle scuole, l’informazione mirata a target differenziati (donne, giovani, stranieri), la diffusione di messaggi sui media. L’associazione opera in 14 regioni italiane, mentre è attiva con progetti in Burkina Faso, Rwanda, Camerun e Congo.
Come conferma Fernando Aiuti, presidente dell’associazione fino al 30 novembre scorso, sotto il profilo dell’attenzione da parte dei media e dell’opinione pubblica, la ricerca e la prevenzione contro l’Aids «tirano sempre meno e la raccolta fondi è in diminuzione», poiché la diffusione della malattia è percepita come in calo sia a livello nazionale sia internazionale e oggi l’Aids è diventata una malattia curabile anche se non guaribile. Anlaids contribuisce alla ricerca scientifica sull’Aids attraverso borse di studio annuali, premi scientifici per le migliori pubblicazioni, donazioni di apparecchiature, dottorati di ricerca a università, convegni annuali. «Finché l’uomo esisterà, esisteranno sempre i malati oppure gli uomini sani che vogliono vivere meglio, più a lungo e in migliori condizioni di vita. Debellare tutte le malattie è una utopia e fare a meno della medicina e della scienza e della ricerca anche», sentenzia Aiuti.
Purtroppo le industrie farmaceutiche agiscono come ogni azienda. Devono perseguire gli utili. «Senza profitto le industre non farebbero più ricerca nelle malattie dove non pensano di fare profitto. Per questo è fondamentale che accanto alla ricerca privata profit ci sia quella pubblica, che dovrebbe in particolare coprire quei settori orfani o remunerativi in tempi lunghi o con investimenti a rischio. Vedi le malattie rare, i vaccini contro l’Aids. In questo settore le industrie investono solo il 10% della somma impiegata dai vari governi», ribadisce Aiuti. Anni di sensibilizzazione ed educazione sul tema dell’Hiv hanno comunque lasciato il segno. «In questi anni le cose stanno cambiando. In alcuni casi i farmaci sono prodotti a basso costo anche in Paesi in via di sviluppo e ci sono state numerose donazioni di industre internazionali ai Paesi poveri. È poco, ma almeno si è iniziato e questa evoluzione è in parte dovuta alla pressione delle varie associazioni non profit», conclude Aiuti. Indice che, con anni di lavoro da parte della comunità internazionale, i risultati nel breve-medio periodo si possono ottenere. La sfida di oggi, dunque, è non mollare.
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