Economia

Tempo di scommesse, ad esempio sul fotovoltaico

Alessandro Laterza, presidente degli industriali di Bari

di Redazione

«L’esempio dell’energia è quello più calzante. Darebbe risparmio
e nuove chance a tutto il sistema. Ma ci scontriamo con il problema delle reti. Che non escono dai confini regionali» «Ci sono problemi considerevoli: nell’area di Bari c’è stato un incremento significativo sia dell’avvio di procedure di mobilità (a fine 2008, +30%) che di ore di Cig (+40% circa rispetto ai primi due mesi 2008). Dati non positivi, ma se dovessimo fotografare la situazione in questi termini, ci metterei la firma. Per fortuna si sta registrando qualche schiarita: è qui che bisogna puntare l’attenzione». Così Alessandro Laterza, amministratore delegato dell’omonima casa editrice e presidente di Confindustria Bari.
Vita: La situazione è uguale nei diversi settori?
Alessandro Laterza: Alcuni presentano sofferenze non legate a questa congiuntura: il divano, il mobile imbottito, le calzature. Diverso il discorso per la domotica: adesso sta patendo del relativo fermo del mercato dell’auto. Sono aziende che però hanno lavorato bene fino all’agosto scorso. L’agroalimentare è fra i comparti che reggono meglio. Dopo una bellissima ripresa nell’export fino al 2008, l’abbigliamento subisce una battuta d’arresto. Una pausa più che un’interruzione. Infine c’è il settore dell’energia, che va molto forte sia sulla produzione tradizionale che su rinnovabile. Qui però ci sono specifiche criticità.
Vita: Ovvero?
Laterza: Il problema delle reti. Lo storico problema della Puglia è la difficoltà di trasferire il prodotto energetico al di fuori dei confini regionali.
Vita: Lei lamenta l’assenza di una cultura del progetto…
Laterza: Ha due aspetti. Da un lato riguarda le imprese. Penso che opportunità come quelle offerte dalla legislazione regionale in materia di distretti produttivi regionali siano da afferrare e incorporare in maniera organica all’interno delle aziende. Spesso si tratta di formalizzare e dare spessore alle relazioni di filiera, che sono prassi quotidiana per le Pmi. Poi c’è l’altra dimensione: il progetto di sistema. L’esempio dell’energia è quello più calzante. Esercitare una grande pressione perché ci sia un’impiantistica diffusa di fotovoltaico per far fronte al fabbisogno dell’azienda ma anche per cedere l’energia prodotta e trarne un beneficio economico. Ma occorre portarla al di fuori dei confini regionali, appunto. Ma ci sono difficoltà procedurali fra i diversi livelli della pubblica amministrazione.
Vita: Fa riferimento al fatto che al governo c’è il centrodestra e alla Regione comanda il centrosinistra?
Laterza: Vorrei dire che il problema è questo: si tratterebbe semplicemente di mettere in sintonia il livello centrale e quello regionale. Ma la questione delle grandi reti risale a tempi lontani. Per rimanere sulle tariffe elettriche, ora c’è il progetto di dividere l’Italia in tre macrozone. Per la Puglia, che dovrebbe condividere le altissime tariffe della Sicilia, sarebbe un grosso aggravio. Servirebbe più concerto fra amministratori regionali meridionali.
Vita: Più mercato, come sostengono alcuni, rilancerebbe l’imprenditoria meridionale?
Laterza: Se per mercato s’intende una arena competitiva ma presidiata da regole molto precise, forse sì. Ma tra le regole ci metto anche i fattori di contesto. Oggi gli incentivi alle imprese del Mezzogiorno sono quasi azzerati, ma quel sistema aveva la funzione fondamentale di compensare oggettivi fattori di contesto sfavorevoli. Mi riferisco per esempio ai lunghissimi tempi della giustizia, ai trasporti che costano l’ira di Dio.
Vita: La cultura può sostenere l’economia?
Laterza: Non c’è ancora una anagrafe della ricerca, che io ritengo indispensabile, ma non è difficile accorgersi che nelle università abbiamo risorse che andrebbero valorizzate. Il punto però è creare un tavolo di interscambio fra università e sistema delle imprese. L’università non può fare solo ricerca applicata, però può farne. Quando parliamo di cultura, i driver fondamentali sono scuola, università e ricerca. Poi si può discutere se si leggono più o meno giornali.
Vita: Perché il terzo settore qui fatica di più?
Laterza: Dove c’è maggiore frammentazione sociale, come al Sud, è meno facile che prendano corpo o si rafforzino velocemente esperienze come quelle del terzo settore. Negli ultimi anni ci sono stati dei progressi. C’è un’altra faccia della medaglia: probabilmente i legami di solidarietà informale che ci sono nel Mezzogiorno sono infinitamente più elevati che a Milano.
Vita: Lei è ottimista?
Laterza: Sono moderatamente fiducioso. Ci troviamo di fronte a una grande sfida, per vincere la quale servono slancio collettivo e dialogo. La cultura del progetto può essere il campo magnetico in cui tutti gli attori, pubblici o privati, possono svolgere il loro compito.


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