Narrare l’innovazione è sempre più complicato. Non perché manchino le storie, anzi. Le difficoltà sono nel format narrativo ormai consunto dopo aver macinato decine e decine di esperienze. Se poi dal personale lo storytelling si concentra su ecosistemi, distretti e territori il risultato rischia di essere ancor peggiore come dimostra, ad esempio, questa perla sul Trentino “allergico alle gerarchie” per attrarre startup innovative. Siamo quindi ben lontani da una “narrazione condivisa” come chiedono, giustamente, gli attori del territorio.
Il problema è riuscire a farsi ascoltare in un contesto che suona e risuona lo stesso pezzo senza variazioni significative. E si sa, alla fine anche il miglior brano musicale se ascoltato troppo dopo un po’ stufa.
A proposito di musica, ecco un’interessante eccezione a questo stato di cose. Un pezzo dei Daft Punk, duo francese dominatore dell’elettronica degli anni zero, che nel suo ultimo e attesissimo album infila un omaggio al grande produttore di disco music Giorgio Moroder. È uno spoken word dove la voce dello stesso Moroder narra gli inizi della sua carriera in modo molto semplice ed efficace. La più classica delle storie di innovazione, però in un contesto sonoro che l’accompagna e ne amplifica – letteralmente – i tratti salienti. Gli ingredienti ci sono tutti: il sogno che appare irrealizzabile (diventare musicista) ma c’è; la rottura dello status quo (l’abbandono della “little town” che poi è Ortisei in Alto Adige); la ricerca di un contesto generativo e stimolante (la Germania degli anni ’70); il rischio e l’incertezza che non si ha paura di affrontare anche se di fronte c’è solo una piccola opportunità; una visione ben definita che ricombina elementi preesistenti (il sound dei decenni precedenti); una tecnologia che innova (il sintetizzatore); l’ingenuità nell’uso degli strumenti ampiamente controbilanciata dal “sapere che quella era la musica del futuro anche se non ne immaginavo l’impatto”. Il risultato? Sdoganare una tecnologia fino ad allora reclusa in laboratori di ricerca sperimentale trasformandola in un fenomeno di massa.
My name is Giovanni Giorgio, but everybody calls me.. Giorgio. Buon ascolto.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.