Non profit

Telethon da Formula Uno

Il neopresidente della Fondazione traccia il suo programma. E scommette sul cavallino rampante

di Stefano Arduini

Sono passati poco più di due mesi da quando, era il 7 luglio, Luca Cordero di Montezemolo si è seduto al volante di Telethon. Due mesi che sono serviti a mettere a punto la nuova macchina e le nuove strategie, che come annuncia lo stesso presidente in questo dialogo con Vita, realizzato a ridosso del Gran Premio di Monza, presto coinvolgeranno anche la Ferrari. Ma l’intervista non può che partire dal ricordo della “mamma” di Telethon, Susanna Agnelli.

Vita: Non è facile raccogliere l’eredità di Susanna Agnelli, che di Telethon è stata per quasi vent’anni l’anima. Si sente pronto per la sfida?
Luca Cordero di Montezemolo: Sono molto onorato di poter raccoglierne il testimone e di prendere il suo posto al timone della Fondazione Telethon. Per lei, soprattutto negli ultimi anni di vita, Telethon è stata l’attività più importante. Sicuramente quella che le ha dato maggiori soddisfazioni. Non passava giorno senza che la signora Agnelli si occupasse della sua “creatura”: telefonando per coinvolgere qualche suo conoscente illustre, parlando con uno scienziato per conoscere l’andamento di un certo progetto di ricerca, informandosi con i suoi collaboratori sulle iniziative di raccolta fondi in programma. E tanto impegno veniva premiato, anno dopo anno, dagli straordinari risultati della ricerca, dalla solidarietà di milioni di italiani e dalla grande popolarità di Telethon. Il mio spirito, nel sostituirla alla guida di questa straordinaria iniziativa, è fatto quindi di grande orgoglio e responsabilità. Eredito un’esperienza vincente, di assoluto valore. Ed ho la responsabilità di farla continuare a vincere, puntando sempre dritto verso il traguardo finale: la cura delle malattie genetiche rare.   


Vita: Quali saranno gli aspetti caratterizzanti della sua presidenza?
Montezemolo: Telethon va considerata come un’azienda. Un’azienda che non distribuisce utili agli azionisti, ma pur sempre un’azienda. Il cui profitto è rappresentato dai soldi che riesce ad investire nella ricerca. In questo senso metterò a disposizione la mia esperienza di uomo d’azienda. E mi impegnerò perché la macchina funzioni alla perfezione. I donatori devono essere sicuri che i loro soldi vengono utilizzati nel migliore dei modi, che si finanzia la migliore ricerca possibile e che nemmeno un euro viene sprecato.

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Vita: Userà il marchio Ferrari per trascinare le raccolte fondi di Telethon?
Montezemolo: Perché no? Lo dicevamo anche con Susanna Agnelli: Telethon può essere considerata la Ferrari della ricerca italiana. Speriamo vincano insieme.

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L’intervista completa sul prossimo numero di Vita Non Profit Magazine, da oggi in edicola

 


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