Non profit

Telefono Azzurro, i territori sono in linea

La helpline punta sul decentramento

di Maurizio Regosa

Sinergie con esperienze associative locali. Riscoprire una logica di comunità
per rendere più efficace
gli interventi e la presenza. Una svolta con i volontari nel ruolo di protagonisti
Tirare le somme e pensare le nuove strategie del futuro. Era questo l’obiettivo dell’incontro svoltosi a Bologna fra la dirigenza di Telefono Azzurro e una folta rappresentanza dei volontari (gli stabili, su tutto il territorio nazionale, sono circa 600). «È un appuntamento che abbiamo fortemente voluto», spiega il presidente dell’associazione, Ernesto Caffo, «nella convinzione che la componente volontaria sia determinante per ogni strategia di sviluppo e perché non è possibile pensare al domani senza tener conto di tale contributo». Parole non di circostanza: Telefono Azzurro (nata nel 1987) sta riflettendo sulle sfide di questa contemporaneità sempre più complessa. Sfide che non riguardano solo i nuovi scenari di rischio (la rete, i social network, le nuove tecnologie) ma hanno a che fare anche con la nuova organizzazione socio-politica del Belpaese. «È tempo», prosegue Caffo, «di cercare modalità di intervento che nascano dai bisogni del territorio, di riprendere attività che da sempre Telefono Azzurro conduce inquadrandole meglio all’interno di una logica di comunità e di alleanze locali». Per questo è necessario «un volontariato formato, sempre più competente, in grado di rapportarsi ai giovani e magari di coinvolgerli come volontari. In un certo senso», puntualizza il presidente, «si tratta di recuperare la forte identità delle origini: Telefono azzurro continuerà a svolgere dei servizi ma non deve diventare una struttura troppo legata a obiettivi per dir così “tecnici”».
Tornare sui territori, aumentare il numero dei volontari, riorganizzarsi su base regionale, costruire alleanze e reti locali e nazionali con altri soggetti che si occupano di infanzia: obiettivi dalle molte conseguenze. Tra le quali un cambiamento significativo dell’impegno progettuale: non più interventi pensati dal centro, ma iniziative che prendono corpo e anima sulla base delle esigenze delle comunità. «La stessa formazione dei volontari», sottolinea Caffo, «è giusto sia anche decentrata. Creeremo percorsi per i responsabili territoriali che dovranno relazionarsi con le istituzioni locali e immaginare progetti anche con gli altri gruppi che nelle comunità hanno credibilità e serietà».
«Finalmente si torna nelle piazze, nelle scuole», commenta Alberto, volontario di Telefono Azzurro, alla fine della due giorni. Che è servita – oltre che ad elaborare le strategie future – anche per riaffermare l’esigenza più diffusamente avvertita: far parlare i minori, considerarli soggetti di diritto, diffondere attenzione e prevenzione. «Ad aprile lanceremo una nuova campagna di comunicazione», conclude Caffo, «perché non è possibile che l’infanzia resti marginale nelle politiche e negli impegni. I bambini ancora oggi sono dimenticati».


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