Famiglia

Telefono Azzurro, 35 anni dalla parte dei bambini

Per festeggiare i sette lustri di lavoro dell'associazione fondata da Ernesto Caffo, a Roma si sono ritrovati esperti, giornalisti, psicologi, poliziotti. Il professore: "Grazie a Rai e Mediaset e ai loro giornalisti costruimmo la Carta di Treviso". Le nuove sfide: i problemi post-lockdown, le incognite del web e i piccoli profughi a rischio scomparsa

di Barbara Polidori

Il 1987 fu un anno simbolico per i diritti dei minori. “L’8 giugno un gruppo di psicologi, avvocati, esperti e attivisti decise di affittare un piccolo appartamentino in via Marsala, a Bologna, dove trascorrere ore e ore a ricontattare elenchi telefonici pieni di segnalazioni fatte da bambini”. È così che Ernesto Caffo, professore dell'Università di Modena e Reggio Emilia, ricorda la nascita della fondazione che da 35 anni è impressa nell’immaginario collettivo per la difesa dei diritti dei minori. Fu in quell’appartamentino bolognese che Caffo fondò infatti Telefono Azzurro, un punto di riferimento per bambini e adolescenti in difficoltà, in prima linea nella difesa e promozione di una cultura che rispetti e valorizzi le loro potenzialità.

A celebrarne l’anniversario l’8 giugno 2022, presso il Centro Studi Americani di Roma, tantissimi esperti e volontari che in questi anni hanno affiancato il lavoro di ascolto, dialogo e intervento costante di Telefono Azzurro a difesa dei diritti dei minori, accompagnandoli per mano fino a oggi, nell’universo online.

L'aiuto all'altro capo del filo

“Nel 1987 c’era maggiore propensione a parlare di violenze”, racconta Caffo, “oggi il silenzio dell’opinione pubblica sull’infanzia lo sento. I bambini devono essere sempre al centro della nostra capacità di ascolto. Trentacinque anni fa abbiamo inaugurato questo discorso partendo da un appartamento affittato a Bologna e ci rendemmo subito conto, allora, che le tantissime richieste ricevute indicavano un problema concreto”.

È passato molto tempo dal primo spot iconico, con il telefono grigio e le mani di un bambino a digitarne i numeri, da allora tra i temi toccati negli anni da parte di Telefono Azzurro ci sono stati la lotta agli abusi, pedofilia, bullismo e cyberbullismo fino ad arrivare al sostegno ai bambini colpiti dai più recenti drammi sociali, come la guerra in Ucraina.

“Il telefono azzurro si è inserito in un contesto storico fondamentale, mentre era in corso la stipulazione della Convenzione Onu del 1989 sui diritti dell’infanzia, anticipando il dibattito e diventandone apripista”, racconta l’ex parlamentare Silvia Costa, co-fondatrice di Telefono Azzurro e prima vicepresidentessa dell’associazione (nella foto, in apertura, mentre interviene, ndr).

Il contributo di Telefono Azzurro nell’opinione pubblica

L’avvento di Telefono Azzurro ha fatto da spartiacque però anche nell’informazione. “Il contributo di Rai e Mediaset fu fondamentale, soprattutto perché è stato grazie ai giornalisti che abbiamo potuto costituire la Carta di Treviso”, spiega Caffo. Il testo, oggi, rappresenta un caposaldo della deontologia professionale, con l'intento di disciplinare i rapporti tra informazione e infanzia.

“Negli anni 90’ Telefono azzurro ci aiutò a rompere lo schema del corporativismo e permise ai giornalisti italiani di capire come il diritto di cronaca non fosse l’unico diritto esistente nel mondo dell’informazione e che non poteva essere utilizzato come una clava sui cittadini”, racconta Roberto Natale, oggi alla direzione di “Rai per il sociale”.

I tempi passano e, in 35 anni, i rischi si moltiplicano per i bambini, trasferendosi dal tubo catodico al web. “Purtroppo oggi il bambino è diventato oggetto di scambio nel metaverso”, interviene Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, “i minori non sanno che per guardare un cartone animato forniranno i loro dati alle piattaforme, per questo chiediamo che ci sia il divieto assoluto di scambiare in rete i dati dei bambini, perché inconsapevolmente è come se si svendessero e fossero mercificati”.

Un appello che si concretizza anche nella sovraesposizione dei bambini ai rischi online. Secondo Ivano Gabrielli, direttore del servizio di polizia postale e delle comunicazioni: “Oggi in media gli adolescenti trascorrono dalle sei alle otto ore in rete e abbiamo registrato un +130% di minori abusati nel 2020-2021, con un 33% degli adescamenti in rete”. Spesso questi adescamenti, poi, si traducono come allontanamenti dal nucleo famigliare. “Ogni giorno riceviamo circa 30 denunce di minori scomparsi”, gli fa eco Antonino Bella, commissario straordinario per le persone scomparse.


La salute mentale dei bambini: la grande sfida del futuro

A distanza di 35 anni di battaglie, traguardi e sfide, quella che ora attende Telefono Azzurro riguarda il benessere psicologico. “La salute mentale dei bambini è una grande sfida sommersa, soprattutto per quelli di Kiev e Varsavia che stiamo seguendo in questo conflitto”, precisa il professor Caffo. Una situazione di fragilità condivisa anche da tutti i minori che ancora fanno fatica a lasciarsi alle spalle lockdown e isolamento sociale. “Lo scenario futuro del nostro lavoro riguarda il digitale. Per questo ci impegneremo a trovare delle modalità nuove di intercettare i bisogni dei bambini e contrastare alcuni fenomeni come i disturbi evitanti o gli intenti suicidari che, purtroppo, abbiamo visto accrescere in pandemia”, conclude.

In questo scenario si inserisce l’iniziativa organizzata lo scorso 27 maggio da Telefono Azzurro e Fondazione Child, in collaborazione World Psychiatric Association. Un incontro per sviluppare un piano di azione internazionale a tutela della salute mentale dei minori coinvolti nel conflitto ucraino.

Le linea d’ascolto: da 35 anni a filo diretto coi bambini

Telefono Azzurro nasce nel 1987 a Bologna con il numero 051.22.25.25 e nel 1990 viene riconosciuto come "ente morale" dall'allora capo dello Stato Francesco Cossiga. A fine 1994 il telefono si abbrevia diventando l'attuale 1.96.96, gestito 24 ore su 24 da operatori e volontari e utilizzato fino a oggi da bambini e adolescenti per le richieste di aiuto. Dal 2003 viene attivato anche il 114, gestito per conto del ministero delle Pari opportunità, al quale si possono denunciare – oltre agli abusi – i contenuti violenti sui minori diffusi da Internet, Tv, radio e carta stampata.

Dal 2009 nasce il 116000, il Numero Unico Europeo per i Bambini Scomparsi, una linea che negli anni è servita sia come centro d’ascolto sia come centro di monitoraggio per ottenere un quadro della situazione attuale: secondo quello che emerge dal Dossier di Telefono Azzurro, nel 2021 oltre la metà dei casi gestiti (57%) dal 116000 ha riguardato casi di Missing Children in Migration.

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