Cultura

Tele Adriano lui fa la tv disfando la tv

Atteso come mai, il 26 aprile torna in tv il Molleggiato. Proviamo per gioco a immaginare cosa sarebbe una rete tv diretta da Adriano Celentano...

di Redazione

Buongiorno Papa. Comincia così la giornata della più improbabile delle tv: quella diretta da Adriano Celentano. La chiameremo teleGluck, che in milanese è una via dalle parti di Greco, ma in tedesco vuol dire felicità. Alle ore 6,30 teleGluck apre la giornata con un dialogo, meglio dire, una chiacchierata, tra Sua Santità Giovanni Paolo II e il Re degli Ignoranti. Un collegamento di qualche minuto tra la casa di Galbiate con Adriano ancora in pigiama, e lo studio privato del Pontefice, già reduce dalla messa quotidiana. è un colloquio un po’ strampalato. Celentano naturalmente dà del tu al Papa senza troppi formalismi: del resto lui anni fa nel contestatissimo Joan Lui, interpretava la parte del Messia che tornava improvvisamente sulla terra, trova quello che trova. Un po’ kitsch, un po’ presuntuosa, molto irregolare: una tv senza telequiz, senza amori ricomposti tra le lacrime, senza talk show da circo umano. Insomma una televisione priva delle fenomenologie e delle pornografie dei sentimenti di cui sono piene le reti, tutte, pubbliche e private, di oggi. Fantatelevisione? Forse sì, forse no. Un gioco, appunto, una rete tv nelle mani del più imprevedibile degli showman in circolazione. «Cosa farà Celentano su Raiuno?», ci si chiede in questi giorni. Cosa farebbe se avesse a disposizione un’intera rete tv? Niente più che un gioco: vista la sua anarchia, Celentano non potrà mai essere un dirigente, anche se Claudia Mori sarebbe subito pronta a fargli da direttore editoriale per stemperare eccessi e velleitarismi. Eccolo, il sogno: una tv trasversale catto-ecologista-solidarista e anti-globalizzazione fatta dagli irregolari, dai non allineati, dagli anti-televisivi per eccellenza. Gad Lerner naturalmente è il direttore del telegiornale, esperimento già tentato dall’ex direttore generale della Rai Pierluigi Celli, che era stato anche il regista del ritorno in tv del Molleggiato con il primo Francamente me ne infischio. Ma Celentano oserebbe di più. Niente cravatta per Gad, niente studi faraonici. Il tg si fa in strada, e tra una notizia e l’altra ci scappa il siparietto musicale con tanto di rapido balletto scatenato. Oppure la musica truce di una sventagliata di mitra che per qualche secondo oscura lo schermo. L’informazione naturalmente è corsara e problematica. Davanti alla telecamera a condurre i telegiornali in barba a tutte le regole della casta dei giornalisti, si alternano attrici con il volto di Francesca Neri, di Asia Argento (ospite fissa del suo imminente programma) o di Valeria Golino. In teleGluck, Ferrara è il vero anti-Santoro. Con un titolo come L’Elefantino, il direttore del Foglio orchestra un contenitore serale popolato da tutti i suoi migliori collaboratori (Socci, Marcenaro, Buttafuoco eccetera) trasferendo in televisione l’esperienza del suo quotidiano-laboratorio con il vantaggio di dover scremare gli eccessi di snobismo che spesso lo caratterizzano per rivolgersi a un pubblico più vasto. Naturalmente Ferrara sa che deve fare i conti con le irruzioni in diretta del Molleggiato, quando meno te l’aspetti. Ma all’Elefantino riesce anche il colpo di portare le telecamere nel carcere di Pisa dov’è recluso Adriano Sofri. E con Lerner, Ferrara e Sofri la squadra dei cervelli, la tv pensante, l’attualità politica e culturale è ben coperta. Sarebbe un errore pensare a un palinsesto serioso. La musica si sa, è un pallino del Molleggiato. La scoperta di talenti, il lancio di musicisti di frontiera non ancora assurti alla popolarità di massa, ma interessanti per la loro originalità. Il pomeriggio di teleGluck manda a tutto spiano i video di Manu Chao, Compay Segundo, Moby, Henry Salvador, gli italiani Carmen Consoli, Irene Grandi, Ivano Fossati, La Crus e Avion Travel. Poi c’è spazio per i grandi vecchi del rock and roll come Chuck Berry e Jerry Lee Lewis in un programma intitolato Alta fedeltà, in cui lo stesso Gaber è l’alter ego del conduttore col quale improvvisare duetti, abbandonarsi alla gioia del primo Clan. Con Mogol a lavorare dietro le quinte e un sogno proibito da cullare: duettare con Mina, un duetto virtuale, grazie alla potenza dei computer, che per magia un giorno si trasforma in duetto reale. In Là dove c’era l’erba, ore 19, tutte le sere, invece, spunta l’anima contadina del Re degli Ignoranti. Una specie di A come agricoltura rivisitato, un viaggio per le campagne ancora sane, a incontrare paesi e personaggi dal sapore antico, depositari della saggezza stagionata dei campi, divisi tra la fattoria, l’osteria e il campanile. All’interno di Là dove c’era l’erba l’ex panettiere Fabio Volo insegna tutti i segreti del pane fatto in casa, Gianfranco Miglio, Nils Liedholm e altri personaggi aprono le loro cantine, anzi le loro bottiglie, alle telecamere, Maria Grazia Cucinotta svela i trucchi per una pizza più saporita, sempre fatta in casa. Renato Pozzetto firma degli intermezzi contadini per tener su gli animi. Non tutto nel palinsesto celentaniano è così bucolico, romantico, edificante. Quando occorre, il Molleggiato imbraccia anche l’arma della denuncia come fa fin dai tempi di Mondo in mi settima, «un mondo così brutto» così come «l’abbiamo fatto noi», che in tv diventa il titolo di una serie di documentari di sole immagini che illustrano gli eccessi delle biotecnologie, la pena di morte praticata nella stessa società che concede licenza d’aborto, gli stermini di intere razze animali, dalle balene alle foche. Una specie di blob muto dell’orrore che comprende anche reportage dalle favelas sudamericane, tra i bambini denutriti e ammalati dei villaggi dell’Africa dimenticata. Pierino Gelmini in studio, dopo lo choc di immagini così drammatiche, non riflette come i preti che appaiono sempre in tv. Celentano gli ha chiesto di gridare un predica che duri un pugno di secondi. Un’invettiva senza tirare il fiato, che tolga il fiato a chi ascolta. In teleGluck c’è naturalmente anche il grande ritorno di Beppe Grillo, il fustigatore del consumismo più tagliente dell’etere, in coppia con Michele Serra nelle vesti di autore-suggeritore. A lui va un sabato sera alla Quinto potere (quello con Peter Finch che gridava e faceva gridare al pubblico «Sono incazzato nero e tutto questo non lo sopporterò più»). Nel Grillo sparlante, Grillo propone piccoli corsi di sopravvivenza quotidiana nella jungla del mercato, spiega come risparmiare, perché e come fare a meno dell’inutile, perché e come vincere la battaglia contro il logorio della vita moderna, perché e come sottrarre tempo al carrierismo esasperato. Unica condizione per vedere lo show più trascinante di tele Gluck: spegnere le luci di casa. Un dispositivo congegnato dai tecnici del Clan prevede che, se la luce è accesa, si spegne la tv. Così più alto è l’audience più l’Enel ci rimette. E Grillo è doppiamente contento. Nell’ora di punta teleGluck manda in onda tutto ciò che Rai e Mediaset si sono farisaicamente dimenticati per strada, da Luttazzi al Coraggio di vivere. Poi un Survivor con dieci uomini gabbia e gli animali fuori che se la ridono, gironzolando liberi e beati. L’unico quiz rimasto è un po’ paradossale: s’intitola sQuiz e chi indovina le risposte perde soldi: conduce – pensate un po’ – Enrico Ghezzi. Le tribune elettorali sono appaltate tutte a Corrado Guzzanti e Teo Teocoli: nel senso che fanno tutto loro, moderatore, politici e ospiti. A Linus e Pierluigi Diaco è affidata la fascia giovanile e notturna, sullo stile dell’Alcatraz di Diego Cugia, altro suo ex collaboratore . A condurre un contenitore popolato di eroi solitari, emarginati intelligenti, leggende metropolitane sono chiamati Andrea Pezzi, Ligabue, magari Valeria Golino con la sua voce roca e complice. Nella notte di teleGluck le regine sono Manuela Arcuri, Luisa Corna, Sabrina Ferilli, Elena Sofia Ricci, succinte come piace a lui. E la mattina dopo si ricomincia: Buongiorno Papa… Ovvero il palinsesto tipo della più immaginaria delle tv, quella diretta da Adriano Celentano. 6.30 Buongiorno Papa diretta mattutina con Karol Wojtyla 7.30 Rock jogging mezz’ora di corsa tra i prati con telecamera in spalla 8.15 Là dove c’era l’erba lezioni di natura conduce Fabio Volo, da suo forno di panettieres 9.30 Film Spartacus rimesso a colori per teleGluck da George Lucas 12.30 Telegazzettino il tg diretto da Gad Lerner conduce Francesca Neri 14.00 Jukebox conduce Francesco Tricarico la hit parade del 1964 16.00 Telemuta in diretta dalla Patagonia un’ora dedicata alle foche 17.00 La tv dei ragazzi due ore di solo monoscopio 19.00 Buio in sala le prediche istantanee di Pierino Gelmini 20.00 Azzurro previsioni del tempo. conduce Adriano Celentano 21.00 Il grillo sparlante serate speciali con Beppe Grillo Il ritorno E Gaber sarà con lui Adriano Celentano tornerà in televisione con quattro nuove puntate di Francamente me ne infischio dal 26 aprile prossimo, su Raiuno. La prima edizione, ottobre-novembre 1999, vinse la Rosa d’oro di Montreux, prestigioso premio internazionale della televisione. Anticipazioni, indiscrezioni, leggende e una valanga di spot hanno accompagnato la marcia di avvicinamento alla nuova serie della Celentaneide che cade giusto a cavallo tra l’ultima quindicina di campagna elettorale e l’inizio della XIV° legislatura. C’è da giurare che le polemiche non mancheranno. Si preannunciano filmati sulla pena di morte, sui cibi transgenici, sul degrado ambientale con testimonial e attori insoliti come Gad Lerner e Giuliano Ferrara. E poi guest star come Giorgio Gaber, al suo ritorno in televisione dopo trent’anni di assenza. Capeggiata da lui, il Cretino di talento, la task force di autori anche loro di talento (Michele Serra, Linus, Carlo Lucarelli per la docu-fiction, Gianpiero Solari e Claudio Fasulo, reduci dal primo Francamente…, mentre Diego Cugia e il regista Paolo Beldì non sono stati confermati) è al lavoro per gli ultimi ritocchi nello studio alla periferia di Milano. Cosi’ parlo’ Adriano La parabola dei capperi 1987. La vera ignoranza è non conoscere la differenza tra il bene e il male. Per fare del male non c’è bisogno di uccidere, basta mettersi le dita nel naso e buttare quella cosa che avete rotolato tra le dita senza che nessuno vi veda. Tanto una piccola pallina non è niente, davanti all’oceano. Ma la colpa è vostra: ricchi che scaracchiate dappetutto nel mare con le vostre barchette, e anche voi poveri che sporcate e vi nascondete dietro la vostra povertà. È colpa vostra se nuotiamo in un mare di capperi 1992. Non è la classe politica che va azzerata, siete voi che state a casa e mi state guardando che dovete essere azzerati. Almeno questi politici li conosciamo già. Se qualcuno vuole toccare qualcosa possiamo dirgli: non questo no, perché l’hai già preso l’altra volta. Voi siete la terra e lo stato è l’albero. I politici sono l’albero. Se la terra è arida anche l’albero cresce male. E voi siete aridi e avidi di primati inutili… 1999. Voi siete dei pendolari, salite sul treno della vita e state lì a guardarla dal finestrino mentre passa. Dovreste essere meno passivi davanti alle ingiustizie. Ognuno di noi ha dentro due personalità, Gesù e Giuda: noi dovremmo cercare di far prevalere Gesù prima che il treno si fermi.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA