Cultura
Techreport 2016, il 92% delle ong è online
Come si usano le email, i social media e in generale internet nel settore delle ong a livello globale? Lo racconta un nuovo rapporto, che attraverso un sondaggio ha raccolto i dati di più 2mila ong da tutti i continenti, per confrontare modi diversi di lavorare e spingere le organizzazioni a migliorarsi
Il 92 per cento delle ong ha un sito internet, il 75 invia email e newsletter ai donatori mentre solo il 46 per cento aggiorna regolarmente un blog: sono i dati del Techology Report 2016, la prima indagine internazionale sull’uso delle nuove tecnologie da parte delle organizzazioni non governative e del settore non profit. È stata realizzata da Heather Mansfield, consulente, formatrice e firma del seguitissimo blog Nonprofit Tech for Good e da un team di ricerca del Public Interest Registry , associazione senza fini di lucro che si occupa di assegnare i domini internet .org.
Sono 2780 le ong coinvolge nell’indagine, da 133 paesi in tutti i continenti. Le risposte sono state raccolte online dal 1 settembre al 31 ottobre 2015. «Ad oggi la maggior parte delle ricerche disponibili riguarda quello che succede nel mondo non profit negli Stati Uniti, Australia, Canada e Regno Unito», spiega a Vita.it Heather Mansfield. «La ricerca colma un vuoto sulle conoscenze attuali su come le ong usano il web, le email, i social media e gli strumenti di fundraising online», specifica. Dati aggregati per singolo paese non sono disponibili, almeno in questa prima versione del rapporto. «La prossima sarà online il 1 agosto», assicura Mansfield, «con una versione anche in francese e spagnolo». In Italia sono solo 19 le ong che hanno risposto, ma gli autori del rapporto si augurano che possano aumentare.
Donazioni via web
Delle ong coinvolte il 75 per cento accetta donazioni online, più della la metà (52 per cento) dà la possibilità di usare il servizio di pagamento Paypal, mentre solo il 6 per cento permette le donazioni via sms e il 3 per cento usa la tecnologia del digital wallet, borsellino digitale che facilita i pagamenti mobile. Secondo le interviste fatte a 355 donatori durante le indagini il 27 per cento di loro considera i social media come lo strumento che li invoglia di più a donare alla propria non profit di riferimento.
Tra i donatori intervistati invece la differenza più grande è quella che dipende dall’età: i Millennials (giovani tra i 18 e i 34 anni) preferiscono donare online nel 72 per cento dei casi, mentre i baby boomers (i loro genitori, le persone nate negli anni 50 e 60), preferiscono l’online nel 54 per cento dei casi.
Tipi di cause per le quali gli utenti preferiscono donare ci son quelle legate all’infanzia e ai diritti umani:
«I dati ci dicono che i donatori che sono regolarmente online sono più motivati a donare attraverso le email e i social media», spiega Mansfield. «Ci sono differenze tra i diversi continenti rispetto alle donazioni online. Nei paesi di Asia, Africa e America Latina è emerso il bisogno sia dell’accesso che di una formazione all’uso di strumenti di fundraising».
In Africa il settore delle ong e l’uso della tecnologia online non è conosciuto: “sono migliaia le piccole ong non registrate che operano nel continente, e spesso non sono presenti online. L’instabilità politica ed economica ha fermato lo sviluppo di una robusta infrastruttura internet e anche per le ong medie e piccole usare la tecnologia online è una sfida che viene superata solo grazie alla diffusione delle connessioni mobili. Nel continente africano, delle 210 ong intervistate, il 76 per cento ha un sito web e il 90 per cento una pagina Facebook: una presenza online curata dall’ufficio comunicazione (81 per cento) e non lasciata al caso, segno di una crescente attenzione nei confronti del digitale.
Newsletter
Il 75 per cento delle ong invia regolarmente email a donatori e sostenitori, con una media degli iscritti che varia a seconda della dimensione dell’organizzaione: da 6035 per le piccole ong, a 55595 per le medie ong fino ad arrivare a database che superano i 350mila iscritti per le grandi organizzazioni.
Social media
Il 95 per cento delle organizzazioni intervistate ha una pagina Facebook, l'83% ha un profilo Twitter, il 40% è su Instagram. Tra gli altri social network più usati ci sono Youtube e Linkedin, con una preferenza per quest'ultimo in nord America. Whatsapp non è menzionato, mentre comincia a essere considerato Snapchat, app di messaggistica istantanea nata per la condivisione di messaggi e immagini temporanei, oggi molto diffuso negli Stati Uniti soprattutto tra i più giovani.
La gestione è affidata allo staff dell’ufficio comunicazione nel 32 per cento dei casi, ma solo l’11% ha un social media manager full time dedicato. Per il 15 per cento i profili sono gestiti da volontari, mentre per il 42 per cento da la gestione vene distribuita all'interno di tutto lo staff.
«Quello che emerge dal report è che a livello globale le ong hanno necessità di investire più risorse nell’uso degli strumenti digitali: evidenziare questa carenza è stato uno degli scopi della ricerca, per portare le ong a confrontarsi con le pratiche in uso nelle loro aree, migliorare e avere più successo nelle loro pratiche di fundraising online», conclude Mansfield.
L’intero rapporto si può scaricare qui.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.