Per chi ha sofferto le violenze della guerra civile sierraleonese, la giornata di ieri passerà alla storia. Infatti, l’ex presidente liberiano Charles Taylor è stato giudicato colpevole di aver fornito aiuto materiale, assistenza e sostegno morale, influenzando sostanzialmente i ribelli del Ruf (Fronte Unito Rivoluzionario) attivi nella Sierra Leone in tutto il corso degli anni Novanta, sotto la guida del defunto Foday Sankoh. Tuttavia – e questo è un particolare che non va sottovalutato – è stato scagionato dall’accusa di aver esercitato comando e controllo sulla famigerata struttura ribelle. Naturalmente la sentenza, che sarà depositata il prossimo 30 maggio, dopo un’altra udienza il giorno 16, ha suscitato il plauso delle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e più in generale di componenti significative della comunità internazionale. Ma per chi ha vissuto direttamente il dramma della guerra sierraleonese, è “sì” un passo significativo verso l’agognata giustizia, ma non definitivo. Non foss’altro perché a Freetown e Monrovia tutti sanno che Taylor, come anche Sankoh, hanno fatto il bello e il cattivo tempo col sostegno di poteri stranieri più o meno occulti interessanti al business dei diamanti e del rutilio di cui il sottosuolo sierraleonese è ricco. Ma questa è un’altra storia.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.