Welfare
Taxi, licenza di protestare
Intanto in Sicilia esplode il movimento dei Forconi
Le prime pagine dei giornali sono ovviamente ancora dominate dal naufragio della Costa Concordia, ma intanto succedono nel Bel Paese molte altre cose, come ad esempio la protesta, con tanto di bombe carta, dei taxisti a Roma. Le liberalizzazioni promesse o minacciate (a seconda dei punti di vista) dal governo Monti si scontrano con le reazioni delle categorie che si sentono nel mirino.
- In rassegna stampa anche:
- BANCHE
- NAUFRAGIO
- RENZI
- DISABILITA’
“Proteste e risse. I tassisti in piazza divisi” è il titolo a una colonna di spalla nella prima del CORRIERE DELLA SERA ancora dominata dalle imprese del capitano Schettino (“Scarcerato il comandante della nave” è l’apertura). Fulminante la vignetta di Giannelli: “Libero?” domanda Mario Monti chiedendo posto su un taxi fermo assieme a centinaia di altre vetture. “Ma i petardi non aiutano” è il titolo del commento di Dario Di Vico. I servizi sulle liberalizzazioni da pagina 10 a pagina 13. E Di Vico chiarisce subito il pensiero del CORRIERE: “I tassisti ieri hanno sbagliato. È pienamente legittimo che una categoria non si riconosca nelle decisioni di un governo e faccia sentire la sua voce. Che protesti anche vivacemente. Ma nella lunga giornata di ieri che ha visto convergere a Roma conducenti di vetture pubbliche di diverse città, in primis Napoli, si è passato più volte il segno. Al punto che la contestazione del governo si è confusa con ripetute risse tra diverse fazioni, tra i falchi campani e le colombe romane. Sia chiaro: nessuno pretende che da un giorno all’altro una categoria abituata allo scambio politico faccia propria la serenità e la forza interiore della fiumana di Pellizza da Volpedo, ma nel confronto politico-sindacale non c’è posto per chi si comporta da ultrà. I petardi e il mulinare delle mani sono off limits, una democrazia matura non li può sopportare. Purtroppo, e lo diciamo senza ipocrisia, i tassisti non godono di un’ottima immagine presso la loro stessa clientela”. E poi, a pagina 11, precisa: “Serve riformare il servizio taxi in sole tre città italiane (Milano, Roma e Firenze), lo sanno per primi i tecnici dell’Antitrust che hanno lavorato al dossier. Il raccordo con i Comuni quindi è decisivo. Così come, oltre a trovare formule di compensazione per l’abbassamento del valore delle licenze, non guasta aiutare i tassisti a innovare il proprio lavoro coltivando un marketing del servizio. In definitiva ciò che va comunicato agli uomini delle auto bianche è che il governo vuole rafforzare la libertà di scelta del consumatore, vuole coprire meglio le esigenze del servizio e vuole in definitiva irrobustirlo”. “Bombe carta, fumogeni, insulti. Palazzo Chigi finisce sotto assedio” è l’apertura di pagina 11. Racconta, fra l’altro, Andrea Garibaldi: “Erano trecento, erano soprattutto romani, con una buona rappresentanza napoletana e hanno deciso di accompagnare dall’esterno l’incontro fra il segretario di Palazzo Chigi, Strano, e 20 loro sindacalisti. Minoranza d’incavolati, se si pensa che a Roma i tassisti sono 7.800 e in Italia trentamila, ma le minoranze quando strillano si sentono. La polizia ha permesso ai manifestanti di arrivare fino alla Galleria Alberto Sordi, che si è trasformata in una curva da stadio. Alla fine di un’ora e mezza di incontro, è venuto in Galleria Pietro Marinelli, un omone dai lunghi capelli bianchi, tatuaggio della Decima Mas sull’avambraccio. Ha preso un megafono: «Ci hanno chiesto di spiegare perché con la liberalizzazione ammazzano la categoria. E noi produrremo ‘na pila di documenti alta così». Marinelli è rappresentante dell’Ugl, sindacato che fu di Renata Polverini”. La protesta delle categorie interessate dalle annunciate liberalizzazioni è confermata a pagina 10. Massimo Franco spiega il crinale politico: “Monti sta intaccando blocchi di interessi e legami ultradecennali. Deve incidere anche su quel «partito degli evasori fiscali potente», evocato dal procuratore antimafia, Piero Grasso. Mette in discussione competenze di ministeri che infatti chiedono gradualità. Al punto che quando il sottosegretario a Palazzo Chigi, Antonio Catricalà, ha abbozzato il documento sulle liberalizzazioni, c’è chi ha storto il naso. I «paletti» dei partiti rispondono ad una logica simile: scongiurare una liberalizzazione sbilanciata. Soltanto una manovra trasversale può impedire un rigetto del decreto di domani. Ma non è chiaro se l’operazione sarà fattibile con una mediazione, oppure lo scontro diventerà inevitabile”.
LA REPUBBLICA apre sul Giglio (“Sì, ho sbagliato manovra”, ha ammesso il comandante) e in taglio centrale riferisce dei “Tassisti in rivolta «Blocchiamo Roma»”. I servizi a pagina 16: “I tassisti assediano Palazzo Chigi «Da oggi blocchiamo tutta Roma»”. Tutte le rappresentanze italiane si sono riunite nella capitale per far fronte comune contro la liberalizzazione. Un fronte che però mostra alcune crepe: tra le numerosissime sigle sindacali non c’è accordo, anzi. A pesare è soprattutto la contrapposizione tra i più decisi napoletani e i tassisti romani (alcuni dei quali ieri non hanno voluto andare in centro per paura). Nel pomeriggio di ieri il governo ha ricevuto una delegazione dalla quale i tassisti sono usciti con la certezza che l’esecutivo «è pronto a sparare tre cartucce pesanti per piegare la resistenza della categoria e secondo indiscrezioni lo stesso Mario Monti non sarebbe disposto a fare ulteriori concessioni», scrive Lucio Cillis. Il governo vuole il raddoppio delle licenze esistenti (a ciascun titolare ne sarà data una seconda, da poter vendere o affittare); che si possano cumulare più licenze e quindi acquistarne di nuove; che la territorialità delle licenze torni in capo ai comuni che decideranno in quali aree potranno operare i taxisti. Richieste che gli operatori contestano con vario grado di durezza. Sul fronte trasporti, si segnala anche “Bisonte selvaggio”, ovvero la paralisi della Sicilia voluta dagli autotrasportatori, dagli agricoltori del movimento dei Forconi e dai pescatori contro il caro carburante. Dicono di essere 80mila e al secondo giorno di protesta i disagi sono tanti: metà degli impianti di benzina sono a secco, i prezzi di frutta e verdura stanno salendo. «Vogliamo prendere in mano la Sicilia, vogliamo cacciare un’intera classe politica. Siamo pronti a ripetere qui la primavera araba, la protesta della Grecia» dice Mariano Ferro, uno dei leader del movimento.
“Licenze dei taxi, accordo lontano: la decisione scaricata sui sindaci” titola IL GIORNALE che sin dalla prima pagina sottolinea che i tassisti sono sull’orlo della guerriglia. Poi la cronaca: «Giornata di freddo e furia per un migliaio di tassisti che ieri a Roma hanno voluto vive le ore fatidiche per il futuro della loro categoria e hanno cercato in tutti i modi di diventare protagonisti. In piazza conducenti da ogni parte d’Italia, ma soprattutto napoletani che oltre ai petardi hanno fatto esplodere la loro rabbia. Perchè a Napoli siamo già in esubero dovremo essere 1600 siamo 2400, dice un manifestante. Il fronte della protesta non è compatto. I napoletani accusano i romani di essere troppo tiepidi. E alla sera scoppia anche una rissa». Il Giornale da conto anche della Rivolta dei forconi. «Hanno fatto cartello e in due giorni hanno bloccato l’isola, con un centinaio di presidi, dove non c’è più una goccia di benzina, dove non circolano mezzi pesanti, dove i treni sono stati fermati e bloccati sui binari. Sono gli autotrasportatori dell’Aias, i produttori agricoli del movimento dei forconi e da ieri ci sono pure i pescatori. Protestano contro il carovita ma soprattutto per la poca attenzione del governo e per questo chiedono alla classe politica di farsi da parte perché incapace di dare risposte ai cittadini e alle imprese ridotte al fallimento. La situazione iniziata in sordina sta diventando pesante. A Lentini in una lite fra padroncino e commerciante, il primo ha ricevuto dal secondo una coltellata. Oggi la questione approda alla Camera dove il deputato Pdl Pippo Gianni rivolgerà un’interrogazione al ministro dell’Agrcoltura».
Gioca con la parola taxi il titolo principale del MANIFESTO che va a sfondare una foto con Angela Merkel “Taxi vostri” scrive infatti il quotidiano e nel sommario si spiega l’accostamento: “«L’Italia può fare il lavoro da sola». Merkel respinge l’appello di Monti a «fare di più» per Roma. Il capo del governo va a Londra a bussare alle porte della finanza della City, ma Fitch annuncia un altro declassamento entro la fine del mese. E nella capitale esplode la rivolta dei tassisti contro le liberalizzazioni”. Alla rivolta dei Taxi è dedicato anche l’editoriale di Guido Viale dal titolo “Tassisti parliamone” che osserva: “(…) Nessuno lo ha scritto, ma la prima misura di buon senso da adottare nei confronti dei tassisti è imporre il rilascio di scontrini fiscali emessi direttamente da un tassametro che funzioni come un registratore di cassa (…) Così si accerta finalmente quanto guadagnano e si possono modulare su questi guadagni le tariffe amministrate (…) Solo così, comunque, si possono affrontare in modo sensato tutti gli altri problemi». L’analisi prosegue poi a pagina 3 che con la 2 è dedicata alle liberalizzazioni con il titolo “Tassisti marciano su Monti”. Viale analizza le varie soluzioni messe in campo per i taxi: dalla seconda licenza regalata al dichiarare illegittima la licenza, si fanno i paragoni con altri paesi e infine si osserva che: «(…) occorre ricordare che si tratta di un servizio pubblico locale, cioè di un bene comune; che la sua riconversione ecologica richiede un orientamento alla mobilità sostenibile (…)» e via con le ipotesi dall’integrazione intermodale con altri mezzi di trasporto (tram, pullman e metro) al taxi condiviso ecc.
IL SOLE 24 ORE dedica ai taxi, nelle molte pagine sulle liberalizzazioni, solo un pezzo di cronaca, “Fumata nera Governo-taxi. Cortei, risse e petardi a Roma”: «Riguardo al testo iniziale del governo», scrive IL SOLE, «quello contenuto nelle bozze circolate negli ultimi giorni e che ha scatenato la protesta della categoria, Cisl e Uilt hanno parlato di modifiche che potrebbero tradursi in una vera e propria apertura. In particolare, la competenza sulla regolamentazione futura di questo servizio potrebbe passare dalla nuova Authority dei Trasporti ai sindaci e ci sarebbero novità sia sul numero delle licenze sia sulle questioni di territorialità del servizio».
ITALIA OGGI dedica solo un articolo alle proteste dei taxi. “La protesta dei tassisti a Roma è a suon di bombe carta” a firma di Stefano Di Giovanni, in cui racconta la giornata di ieri definendola «infernale». «Tra bombe carta a raffica nel centro, a piazza Colonna, portate direttamente da Napoli, e tafferugli tra gli stessi conducenti delle auto bianche. Con personaggi noti costretti a utilizzare gli autobus: come l’ex numero uno della Fiom, Giorgio Cremaschi, munito di uno zainetto a spalla, salito a bordo di un 63. Ore che sono state segnate dall’attesa per l’incontro tra il leader dei tassisti, Loreno Bittarelli, e il sottosegretario allo sviluppo economico Claudio De Vincenti. Alla fine, a tarda sera, Bittarelli ha detto ai colleghi che “il rappresentante della presidenza del Consiglio ha assicurato che se noi riusciremo a dimostrare, dati alla mano, che liberalizzare il servizio come noi sosteniamo non porta nessun beneficio all’utente né in termini di costi né di qualità, il governo non potrà far altro che prendere atto. Fermo restando che noi siamo disponibilissimi, e lo abbiamo riaffermato, ad affrontare una seria riforma del settore che in qualche modo rispetti la dignità degli operatori e vada incontro alle esigenze del cittadino”».
“Tassisti, duello con Palazzo Chigi” questo il richiamo al centro della prima pagina di AVVENIRE e ampi servizi a pagina 9 dove al tema sono dedicate l’apertura e un box in cui si descrive la protesta a Roma “A via del Corso la rabbia dei tassisti: insulti e petardi contro il governo, calci tra colleghi e traffico in tilt” Nel box accanto alla foto di apertura si descrivono i cori, dallo scontato «Chi non salta Mario Monti è» all’accoppiata «Monti e Bersani due infami» fino al «Duce, duce duce» intonato, secondo l’articolo da un gruppo di romani col megafono. Nell’articolo principale si presentano le diverse posizioni dei sindacati raccontate all’uscita dalle trattative con il governo. Tra i punti su cui il governo avrebbe mantenuto la sua posizione e che non piace ai tassisti è sul «cumulo delle licenze, il punto più contestato: la possibilità che uno stesso proprietario possa acquistare più concessioni per il servizio pubblico aprendo la strada alla creazione di imprese di trasporto (…)».
Taglio basso in prima pagina, su LA STAMPA, e editoriale di Federico Geremicca che dà rilievo al cosidetto Movimento dei Forconi che sta coagulando la protesta in Sicilia, e che ha messo insieme camionisti furenti contro il caro gasolio, agricoltori e pescatori. Un fenomeno che supera in rilevanza, sul quotidiano torinese, la protesta dei tassisti. Spiega l’articolo: “Il movimento l’hanno chiamato «Forza d’urto», l’obiettivo è quello di farsi sentire il più possibile per fare entrare i problemi dell’isola nell’agenda politica. By-passando i partiti, il governo della Regione, i politici locali. E dunque niente bandiere se non quelle gialle e rosse con la Trinacria, la bandiera della Sicilia. A San Gregorio, come ai caselli di Messina, come lungo l’autostrada per Palermo, come sulle statali interne dell’isola, le auto passano, ma attraverso strette corsie tracciate dai camion. In altre zone sono gli stessi Tir, che avanzano a passo d’uomo e fanno su e giù lungo lo stesso tratto di strada, a rallentare la circolazione: «Non vogliamo esasperare gli animi perché vogliamo la popolazione al nostro fianco, vogliamo fare capire che qui è in discussione il futuro della nostra terra», ripetono. Mariano Ferro, agricoltore e leader dei «Forconi», uno dei movimenti che ha aderito all’Operazione Vespri siciliani, spiega: «Il nostro appello è rivolto a tutti i siciliani che vogliono combattere la politica corrotta e incapace, i sindacati imbelli, le associazioni finte, il caro carburante, le cartelle esattoriali con tassi da usura, l’arroganza delle banche, la burocrazia cieca e ottusa». Tra le organizzazioni coinvolte c’è anche l’Aias di Giuseppe Richichi”. Il commento di Geremicca, in sintesi: “Comunque la si voglia vedere – e da vedere ci sarà molto – dopo mesi e mesi di crisi inarrestabile, quel che da 48 ore sta andando in scena tra Catania e Ragusa, Caltanissetta e Palermo, è l’irruzione in campo di quella che un tempo si sarebbe definita semplicemente «gente in carne e ossa». E’ la rivincita dei trattori sullo spread, insomma, dei forconi sui Btp e dei Tir sugli Eurobond. Dopo tanto parlare di tensioni sociali e famiglie che non arrivano più a fine mese, dunque, la rivolta è esplosa. Non è che ci sia da rallegrarsene, naturalmente: ma se qualcuno ancora sperava che la crisi potesse restar confinata nel limbo, nel mondo asettico dei titoli e degli indici di Borsa, ora potrà rifare i propri conti”.
E inoltre sui giornali di oggi:
BANCHE
LA REPUBBLICA – “Le banche annullano il calo dei tassi fino a 150 euro in più sulla rata mensile”. La riduzione dei tassi decisa dalla Bce e di recente confermata non trova sul mercato una traduzione conseguente. A sostenere il costo del denaro allo sportello è lo spread. La conseguenza è il calo del 50% della domanda di prestiti e un ulteriore rallentamento delle transazioni commerciali immobiliari.
NAUFRAGIO
IL MANIFESTO – Falsa apertura per il naufragio della Concordia con il titolo sull’ormai famosa frase «Torni a bordo comandante» e all’aggiornamento dall’isola del Giglio (soccorsi, rischio ambientale e indagini) è dedicata pagina 7. Sempre in prima pagina è richiamato invece un servizio dedicato, come recita l’occhiello alla “Gente di mare”, con il titolo “Sorrisi, vizi post – coloniali ed esotismo da crociera La dura realtà del personale di bordo”. Ampio servizio a pagina 11 in cui si sottolinea come “Il naufragio della nave Concordia fa emergere la dura realtà della manodopera e dei servizi di bordo”. Si danno alcuni dati: 300mila lavoratori (20% donne) che si sono letteralmente presi cura di 5 milioni di passeggeri imbarcati in un porto europeo solo il 15-20% di questi lavoratori sono marittimi, gli equipaggi sono multinazionali anche un centinaio di nazionalità. Si osserva, infatti che «a mano a mano che le mansioni cominciano a entrare nell’obiettivo dei passeggeri, si assiste a uno sbiancamento delle maestranze (…) Sotto la linea di galleggiamento nelle lavanderie ci possono essere cinesi, in cucina indiani, mentre qualche piano più su le pulizie nelle cabine vengono svolte da malgasci e indonesiani, e poi baristi e camerieri esteuropei, agenti della sicurezza israeliani e indiani, animatori così come ufficiali di macchina e di coperta italiani, bassa forza marittima rumena (…)»
RENZI
ITALIA OGGI – Goffredo Pistelli firma “Renzi va alla conquista di Milano”. «Matteo Renzi riparte da Milano. Il tempo di metabolizzare lo scivolone nella classifica dei sindaci più popolari, dal primo al 51mo posto, che il Rottamatore ha messo a punto, con l’ormai fido Giorgio Gori, il suo vero debutto milanese: una cena, questa sera, con per raccoglier consensi e finanziamenti al suo Big Bang con cui vuol partire alla conquista dell’Italia. Come ha rivelato il Corriere Fiorentino ieri, a tavola col sindaco in trasferta ci saranno Massimo Moratti e una serie di imprenditori disposti a sostenere, anche finanziariamente, la sua discesa in campo per la nuova legislatura». Sugli altri commensali non ci sono certezze ma il giornalista sottolinea che «certo qui si misurerà la competenza del produttore televisivo Gori, cui era affidata la regia dell’evento. Inizialmente doveva trattarsi di una Leopolda milanese ma poi, conoscendo la tepidezza meneghina unita alla mancanza di interlocutori politici in città (la pace con Pippo Civati c’è stata ma le strade restano divise), lo stesso consigliere ha trasformato il raduno in una cena all’americana, capace di dare notorietà e sostegno».
DISABILITA’
AVVENIRE – Richiamo in prima pagina per un caso nel modenese «La battaglia per mia figlia disabile. Fa la barista ma è un reato». A pagina 16 sotto la fascia “Persona & diritto” si racconta la storia di questa giovane di Elisa Stefani, 25 anni, invalida totale perché affetta da una sindrome rara che «si manifesta come ritardo mentale, ritardo motorio, epilessia grave e scoliosi» La ragazza però lavora nel bar aperto dal padre e gestito dalla onlus Un mondo diverso. Il bar non ha fini di lucro, ma poco prima di Natale la Finanza ha denunciato l’esercizio «sulla base di norme vecchie più di 50 anni. “Sono queste che devono cambiare, non Elisa” dice Pietro Stefani, genitore della 25enne. Ora il locale rischia di chiudere». Per il padre di Elisa che racconta i miglioramenti della figlia e che osserva amaramente come «a giudizio dello Stato, mia figlia non deve lavorare. La sua unica possibilità è essere assistita in un centro diurno per disabili. Ma a lei piace lavorare, al bar è migliorata (…)», la chiusura del locale «sarebbe un trauma per Elisa e una sconfitta per lo Stato».
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