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Tax expenditures e Legge di stabilità 2014

di Alessandro Mazzullo

Alla fine di agosto dell’anno scorso avevo lanciato un alert: tax expenditures!!

Inglesismo per indicare semplicemente i benefici fiscali riconosciuti sotto forma di detrazioni, deduzioni, crediti d’imposta, ecc. Mettevo in guardia contro il rischio di una politica dei tagli lineari applicata a quel tesoretto di circa 250 miliardi che rappresenta l’impatto dell’erosione fiscale (le tax expenditures appunto) sul bilancio dello Stato. Un’ingente partita di bilancio che necessita di un’indubbia rimodulazione e che è divenuta centrale all’interno della politica di bilancio del Paese, perchè funzionale rispetto ai tentativi di contenere il rapporto Debito/Pil entro i limiti imposti a livello comunitario.

Ridurre le agevolazioni fiscali, infatti, significa aumentare le Entrate e teoricamente l’avanzo primario, ovvero la differenza tra Entrate e Spesa pubblica. Aumentare l’avanzo primario teoricamente significa ridurre il Debito pubblico, ovvero la differenza tra la il Debito accumulato negli anni precedenti e l’Avanzo primario[1]. Diminuire il Debito pubblico, ovvero il numeratore del rapporto Debito/PIL, teoricamente significa ridurre il valore complessivo di quel rapporto.

Teoricamente appunto!!

Quando si va ad incidere su agevolazioni che hanno effetti positivi in termini di minore Spesa pubblica o in termini di maggiore PIL, l’effetto sul rapporto Debito/PIL potrebbe essere diverso dalle attese! Senza contare il fatto che alcune di quelle tax expenditures hanno carattere strutturale e non possono esser tagliate indiscriminatamente.

Alcuni di questi rischi, d’altronde, erano stati stigmatizzati dallo stesso Vieri Ceriani che ha il merito d’aver analizzato e quantificato l’impatto dell’erosione fiscale sul Bilancio italiano.

La fiscalità del Terzo Settore è emblematica di questo ragionamento perché ridurre le agevolazioni fiscali a questo settore che vale il 10% del PIL, secondo i dati della Commissione europea, e che si fa carico di spese sociali che altrimenti sarebbero pubbliche, significa mettere a rischio sia il numeratore che il denominatore del fatidico rapporto Debito/Pil!

Ecco perché abbiam più volte parlato di fiscalità compensativa per indicare una fiscalità che non distribuisca vantaggi fiscali a pioggia ma li razionalizzi tenendo conto di quei settori o di quelle attività che concorrano alle Spese dello Stato, a prescindere dal prelievo fiscale[2]! Se assumessimo questa prospettiva, forse sarebbe scontato ritenere che la c.d. Economia civile, con il suo impatto sociale ed economico, necessita di un investimento fiscale e non di ulteriori tagli.

Ma evidentemente questa prospettiva non è stata ancora metabolizzata a livello culturale prima ancora che politico.

L’art. 1 co. 575 della Legge di stabilità 2014 prevede che se entro il 31 gennaio 2014 non saranno adottati provvedimenti normativi di razionalizzazione delle detrazioni per oneri di cui all’articolo 15 del Tuir (ovvero tutte le detrazioni fiscali ivi comprese quelle al non profit), al fine di assicurare maggiori entrate pari a 488,4 milioni di euro per l’anno 2014, a 772,8 milioni di euro per l’anno 2015 e a 564,7 milioni di euro a decorrere

dall’anno 2016, scatterà un automatico taglio lineare dell’aliquota di detraibilità che scenderà al 18% per il 2013 e al 17% per il 2014. Un taglio lineare appunto, e per giunta retroattivo perché applicato sul 2013! Sulla stessa linea, peraltro, di quello che già sta accadendo dal 01 gennaio di quest’anno in materia di imposta di registro, con l’abrogazione di tutte le agevolazioni previgenti, ivi comprese quelle relative alle Onlus.

Alla luce di queste rapide considerazioni, norme come quella commentata nel precedente post  paiono ancor più stridenti e contribuiscono ad alimentare l’immagine di una politica che allarga il solco che la divide dalla società civile e dalle soluzioni necessarie per farla uscire dalla crisi.

 


[1] Per capire di che numeri stiamo parlando, il Debito pubblico ammonta a circa 2.000 miliardi di euro a fronte di un PIL di circa 1.500 miliardi.

[2] In linea con quanto previsto dall’art. 53 della Costituzione!


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