Centri per il rimpatrio

Tavolo Asilo Immigrazione: “non luoghi” agghiaccianti, i Cpr vanno chiusi subito

Una delegazione del Tavolo Asilo e Immigrazione insieme a un gruppo di parlamentari è entrata nel Centro per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza: «Grave degrado e gestione problematica del centro»

di Gabriella Debora Giorgione

Non finisce qui: «L’idea adesso è quella di coordinare delle ispezioni all’interno di tutti i Cpr in Italia per arrivare ad una proposta congiunta parlamentare che ne chieda la chiusura», così Alessia Araneo, consigliera e capogruppo regionale della Basilicata del Movimento Cinque Stelle che sabato 10 agosto faceva parte della delegazione del Tavolo Asilo e Immigrazione entrata nella struttura detentiva di Palazzo San Gervasio.
Con lei, i parlamentari Rachele Scarpa (Pd), Franco Mari (AVS), Arnaldo Lomuti (M5S), i consiglieri regionali Viviana Verri (M5S), Piero Lacorazza (Pd) e Antonio Bochicchio (AVS-PSI), accompagnati da avvocati, mediatori, medici, infermieri e operatori principalmente di Arci e Cgil, hanno effettuato una visita ispettiva al Centro di permanenza per il rimpatrio-Cpr di Palazzo San Gervasio. La delegazione è intervenuta in rappresentanza delle organizzazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione-Tai, unitamente a esponenti e dirigenti del Partito democratico, del Movimento 5 stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra.

«Quel posto segna il superamento della frontiera di qualsiasi forma di umanità. Le persone lì detenute sono in uno stato di cattività indegno, ci hanno mostrato esigenze di ogni tipo: una visita dentistica, un supporto psicologico, persino il bisogno di un rotolo di carta igienica da condividere con gli altri detenuti. Condizioni di disumanità che immagino gravino anche sul personale, sugli operatori. Sul Cpr di Palazzo San Gervasio c’è già un’inchiesta in corso, la nostra richiesta, insieme a tutte le opposizioni, le associazioni e le sigle sindacali è quella di chiudere immediatamente questo e tutti gli altri Cpr in Italia», ci ha detto ancora Araneo.

Una parte della delegazione fuori dal Cpr | foto concessa a VITA dalla consigliera Alessia Araneo

L’ispezione, che nasce a seguito della morte del diciannovenne Belmaan Oussama, ha messo in luce una situazione di grave degrado e una gestione problematica del centro come la presenza di gravi vulnerabilità e di persone minorenni al momento dell’ingresso: «Decisioni che sembrano partire dalla discrezionalità del momento, senza una corretta analisi. Privazione di libertà che appare in questi casi oltremodo ingiustificata e con una privazione della dignità umana in questi non luoghi», ha scritto la delegazione in una nota stampa nel tardo pomeriggio di sabato segnalando, tra le altre cose, che «È stato impedito all’onorevole Rachele Scarpa l’accesso e l’acquisizione di alcuni documenti con ciò stesso limitando le sue prerogative istituzionali».
A breve, verrà elaborato un documento nel quale verranno raccolte e raccontate tutte le criticità rilevate durante la visita.

Un “non luogo” agghiacciante, epifenomeno di una xenofobia e di un razzismo fondativi delle ragioni politiche di chi su questo fonda il proprio consenso elettorale

– Paolo Pesacane, presidente di Arci Basilicata

«Noi chiediamo la chiusura di questo e degli altri Cpr in Italia perché una tale criminalizzazione della condizione umana è una barbarie. Gli irregolari in Italia sono circa 500mila, la risposta dei Cpr è per circa 1.600 posti, le persone realmente recluse sono solo centinaia. E’ una risposta inefficace, inefficiente, inutile. Abbiamo visto minorenni che non essendo transitati in strutture di prima e di seconda accoglienza, appena diventati maggiorenni sono stati trattenuti nel Cpr. Ci sono persone che lavoravano in Italia anche da 20 anni e che per avere perso il permesso di soggiorno o la residenza si trovano rinchiusi lì dentro, oppure persone che hanno scontato la propria pena restano lì in attesa di un rimpatrio che, nella maggior parte dei casi, non avviene mai. Un caldo infernale, delle gabbie, una condizione disumana. Un “non luogo” agghiacciante, epifenomeno di una xenofobia e di un razzismo fondativi delle ragioni politiche di chi su questo fonda il proprio consenso elettorale. Con noi lì c’era la famiglia di Oussama che non riusciva a farsi una ragione del perché sia accaduto tutto questo al loro ragazzo. Ecco perché il Tavolo Asilo e Immigrazione ha deciso le prossime iniziative: un monitoraggio costante e la richiesta di chiusura. La soluzione potrebbe essere la riforma della legge Bossi-Fini, possibilità di sanare “a sportello” la propria irregolarità», ci dice Paolo Pesacane, presidente di Arci Basilicata.

«Ai tanti Oussama chiediamo un “colpevole” perdono. Dopo questa visita, siamo forti della consapevolezza che il sistema Cpr violi i diritti e la dignità della persona. È necessario un cambio radicale nel pensarci ed essere accoglienti.
Sgomento, delusione ed impotenza per le risposte che non giungono. Questo però non fermerà l’onda della denuncia che ci auguriamo sempre più ampia e consapevole. Tutti dovremmo sentirci più coinvolti e partecipi vincendo la logica di un’emergenza senza fine. Dietro ogni sguardo, volto, storia e nome riconosciamo un nostro fratello nel portare il peso di speranze negate e delle tante, troppe vite dimenticate nei luoghi dell’orrore. Da anni, soggetti diversi, si battono perché si rivedano le regole dell’accoglienza a fronte di una politica sorda e incapace di affrontare il tema delle migrazioni come risorsa e non problema da arginare», ci dice Donatina Allamprese, referente Presidio Libera Vulture-Alto Bradano

Difendiamo il vero valore dell’accoglienza, quella rispettosa e di qualità. Il Terzo settore è pieno di lavoratori e lavoratrici con grandi competenze e con tanta dedizione nell’accoglienza. Ecco, quello è il lavoro che dobbiamo difendere

Sabrina Del Pozzo, segretaria confederale Cgil Molise-delegazione Abruzzo Molise

«Quando ti vedono entrare provano in tutti i modi ad attirare la tua attenzione, hanno necessità, bisogno di parlare, di denunciare, di raccontare cosa accade, di raccontare la propria vita e di sottolineare soprattutto che quello è un sistema ingiusto, è un sistema che uccide, che ha ucciso molte volte. Quando esci da una visita ad un Cpr provi vergogna perché nei loro occhi leggi che il Paese che loro hanno sempre pensato fosse un Paese civile poi, in realtà, permette un trattamento simile all’interno di queste galere. Ricordiamoci che qui vengono rinchiuse persone che non stanno scontando un reato, ma che hanno un problema di tipo amministrativo. Sembra quasi che questi “non luoghi” debbano essere riempiti e giustificati a tutti i costi. Ho incontrato tantissimi ragazzi che hanno una famiglia, in Italia, giovani spaesati chiusi in quelle di cemento privati della dignità umana, con una scarsissima presa in carico da un punto di vista sanitario e anche legale. Chi dice che così noi stiamo combattendo la criminalità dice un enorme e grave bugia: la gestione della criminalità è un’altra cosa. Faccio un appello alle istituzioni, ai politici, ai sindaci e alle sindache dei nostri territori, alle nostre comunità: schieratevi contro! Faccio un appello ai tanti lavoratori e lavoratrici dell’accoglienza: uniamoci e portiamo avanti questa lotta, difendiamo il vero valore dell’accoglienza, quella rispettosa, giusta e di qualità. Il mondo del Terzo settore e del sociale è davvero pieno di persone di lavoratori e di lavoratrici dell’accoglienza con grandi competenze e con tantissima dedizione. Ecco, quello è il lavoro che dobbiamo difendere, penso ad esempio all’esperienza del Sistema accoglienza integrazione- Sai. Non è la prima volta che entro nel cpr di Palazzo San Gervasio ma vi assicuro che non ci si abitua mai. Non possiamo accettare di continuare su questa strada di questo tipo: i Cpr li dobbiamo chiudere oggi perché lì dentro si muore tutti i giorni», ci spiega Sabrina Del Pozzo, segretaria confederale Cgil Molise-delegazione Abruzzo Molise.

Sabrina Del Pozzo con Vito Giordano, responsabile camera sindacale Cgil di Palazzo san Gervasio e, accanto a sé, Michele Palma, segretario Fillea Potenza | foto Del Pozzo

foto copertina: un detenuto del Cpr di via Corelli di Milano con i segni delle reazioni al caldo e alla sporcizia | credits: Luca Paladini e Rete “Mai più lager – No ai Cpr”

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