Volontariato

Tavola della pace, proviamo a ricomporre la frattura

Sulla polemica che ha investito l’organo organizzatore della Marcia Perugia-Assisi intervengono i volontari. «Molti tra i firmatari di questa lettera assistettero al Sacro Convento di Assisi, quasi vent'anni fa, alla fondazione della Tavola. Lavoriamo a una ricomposizione»

di Lorenzo Alvaro

Sul caso che ha visto contrapporsi il coordinatore della Tavola della Pace, Flavio Lotti, e alcune associazioni (Agesci, Acli, Arci, Legambiente e Focsiv in particolare) di cui vi avevamo aggiornato sul Vita.it e su cui troverete un servizio sul numero del mensile in edicola dal 6 agosto, intervengono i volontari. Una lettera indirizzata al nostro direttore, a firma di  Guido Barbera, Francesco Cavalli, Andrea Ferrari, Mario Galasso, Emanuele Giordana (Lettera22), Elisa Maricola, Piero Piraccini, Aluisi Tosolini, Graziano Zoni.  Ecco il testo.
 

Il “popolo della pace” in marcia

Caro direttore,
Vita ha ospitato qualche giorno fa (“Tavola della pace, la verità di Lotti”) una corretta ricostruzione degli ultimi eventi che hanno caratterizzato una spaccatura nella Tavola della pace e la nascita di una nuovo soggetto denominato Rete per la pace. L'articolo riporta come oggetto dello scontro  la figura di coordinatore di Flavio Lotti ma questa sorta di polarizzazione (gli anti-Lotti da una parte Lotti dall'altra) non rende giustizia di due elementi: il primo è che lo scontro su Lotti (non doveva candidarsi alle politiche 2013) sembra ricondurre tutto a una sola figura (Lotti appunto) mentre in realtà nel direttivo della Tavola della pace si è verificato uno scontro tra più persone e non solo in merito alla figura del coordinatore ma sul metodo utilizzato. Metodo che, nel riformulare una “nuova tavola”, sembrava badare più a estromettere un individuo (e con lui chi ne ha preso le parti) che non a entrare nel merito semmai dei contenuti di un possibile nuovo percorso della Tavola della pace. Secondo poi, questo dibattito/polemica si è svolto tra una cerchia ristretta di persone (il direttivo) non certo tra e con le migliaia di attivisti del movimento pacifista fin qui rappresentato dalla Tavola della pace.

Molti tra i firmatari di questa lettera assistettero al Sacro Convento di Assisi, quasi vent'anni fa, alla fondazione della Tavola, dopo aver lavorato negli anni precedenti perché all’impegno degli Enti Locali per la Pace si aggiungesse, in un processo di comune ricerca, quello di istituzioni e società assieme per “fare la pace”. Molti tra noi rappresentano o hanno rappresentato associazioni impegnate nella costruzione della pace e tutti hanno preso parte al direttivo e ai suoi lavori.

Ora, ricondurre tutta la vicenda a un “Lotti non-Lotti”, non solo è riduttivo (e ahinoi sconsolante) ma fa apparire Flavio Lotti come una sorta di guerriero solitario ostinatamente attaccato alla sua sedia. In realtà il metodo della diatriba sul ruolo di Flavio ha spaccato il movimento pacifista italiano e rischia di produrre ferite ancor più profonde se non si arriva rapidamente a una ricomposizione del quadro, che tenga conto di un passato attivo e specchiato che riguarda Flavio Lotti così come i firmatari di questa lettera e altre migliaia di pacifisti italiani rimasti scioccati da una polemica che non riescono a capire e che per ora ha prodotto solo una frattura di cui il movimento non ha proprio bisogno.

Sappiamo che molti stanno lavorando a una composizione e ancora crediamo che questa sia la strada. Per evitare che si formalizzi una spaccatura altrimenti inevitabile che può solo compromettere quello che, al di là delle nostre singole posizioni, resta – crediamo – un obiettivo comune e il cui momento più alto rimane la marcia Perugia Assisi nei modi e nelle forme con le quali si è sempre svolta.

 


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