Sostenibilità
TAV. 26 condanne per il tratto Firenze-Bologna
Soddisfazione del WWF, costituitosi parte civile: «Un monito per una corretta valutazione dell'impatto ambientale di queste opere»
di Redazione
Il Tribunale di Firenze ha condannato in primo grado 26 persone e chiesto risarcimenti per oltre 150milioni di euro, nel processo per presunti danni ambientali creati dai cantieri per la realizzazione del tratto Firenze-Bologna dell’Alta Velocita’ ferroviaria. Fra le persone condannate a 5 anni, figurano i vertici del Consorzio Cavet (costituito per il 75% Impregilo e per il resto da Cmc, Tecnimont e Crcpl), che ha avuto in appalto i lavori della Tav. I magistrati che hanno coordinato le indagini, Gianni Tei e Giulio Monferini, avevano chiesto complessivamente condanne per oltre 180 anni di reclusione, e sostenevano che i lavori avessero causato danni per 751 milioni di euro. I risarcimenti sono stati riconosciuti per il Ministero dell’Ambiente (50 milioni), Regione Toscana (50 milioni), Provincia di Firenze (50 milioni) e, per cifre da 5 a 25 mila euro, per altre cinque parti civili costituite da Comuni e province interessate dai lavori. Erano contestati i reati di inquinamento del territorio, impoverimento di falde acquifere; danni ambientali stimati in 741 milioni di euro. Il processo ha ricostruito l’iter della tratta Firenze-Bologna, dal progetto alla messa in opera prevista per il 2003 ma ancora non operativa e i cui costi sono lievitati del 400%; pesanti i danni alle falde acquifere: impattate 73 sorgenti, 45 pozzi, 5 acquedotti e 20 tra fiumi, torrenti e fossi per una perdita di 150 milioni di metri cubi di acqua.
Soddisfazione per la sentenza viene espressa da parte del WWF Italia, che nel processo si era costituito parte civile, guidato dall’avvocato Eraldo Stefani. «Un territorio di 50 chilometri quadrati ha subito impatti ambientali significativi. Intercettazione di falde acquifere, inquinamento chimico-fisico, mala gestione delle terre di scavo e dei rifiuti prodotti dai cantieri, decine di chilometri di corsi d’acqua essiccati o danneggiati, decine di pozzi scomparsi», si legge nella nota del WWF. «Troppo spesso per le grandi opere in Italia la progettazione si rivela lacunosa.
Questa sentenza dovrebbe essere un ulteriore monito per una corretta valutazione dell’impatto ambientale di queste opere».
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