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Tassisti e forconi, tutti arrabbiati

Il Governo alle prese con le proteste per le liberalizzazioni

di Franco Bomprezzi

Le liberalizzazioni stanno scatenando tensioni sociali e corporative che cominciano a preoccupare perfino per ragioni di ordine pubblico. L’Italia sotto Monti è una polveriera, e non sono solo i taxisti. In queste ore cresce la preoccupazione per il caso Sicilia, e i giornali fotografano la situazione.

Il CORRIERE DELLA SERA sceglie un titolo rassicurante di taglio centrale in prima: “Pagamenti più veloci alle aziende”, ma sotto questo annuncio ecco la sintesi della giornata: “Farmacie, taxi, professionisti, servizi pubblici locali, banche, assicurazioni. Nasce il decreto sulle liberalizzazioni. Pagamenti più veloci per le aziende: i compensi dallo Stato alle imprese dovranno avvenire entro 60 giorni o scatteranno maxi- interessi. Niente spiagge all’asta e saldi liberi, mentre si tratta sui taxi. I benzinai hanno minacciato ieri dieci giorni di sciopero, mentre le farmacie promettono proteste se l’esecutivo non verrà incontro alle loro richieste”. E Giannelli sintetizza con una vignetta: c’è Monti pensieroso che dice fra sé e sé: “Tassisti in rivolta, protestano avvocati e notai, sul piede di guerra assicuratori, benzinai e farmacisti… ma con la separazione Eni-Snam costerà meno la canna del gas…”. E Aldo Cazzullo racconta: “La rivolta dei forconi (e la legalità perduta). Dopo una serie di pagine nelle quali il CORRIERE cerca di presentare i vantaggi delle liberalizzazioni per le tasche delle famiglie italiane, troviamo a pagina 6: “Tregua sui taxi, ma la base contesta”. Scrive Andrea Garibaldi a proposito dell’incontro dei 27 rappresentanti sindacali della categoria con il segretario della presidenza del consiglio, in veste tecnica: “Strano ha manifestato «apertura» verso le richieste principali dei tassisti: no al cumulo delle licenze nelle mani di un solo soggetto, condivisione delle decisioni sul servizio taxi fra la nuova Autorità delle reti e i sindaci, in particolare su nuove licenze e barriere territoriali. L’Autorità dovrebbe avere poteri di vigilanza e non di regolazione e dovrebbe entrare in funzione tra sei mesi. Il governo farà un decreto sulle liberalizzazioni, ma non si può escludere che su alcuni argomenti utilizzerà un disegno di legge da portare in Parlamento. Saranno affrontate anche le questioni che riguardano sgravi dell’Iva, malattie professionali, agevolazioni su benzina e assicurazioni. In cambio, i tassisti concedono piena disponibilità a esaminare aumenti di orario in occasione di eventi speciali, nuove forme di trasporto pubblico come i taxi collettivi, maggiore qualità del servizio”. Ma la base ha maltrattato i propri rappresentanti, quando la delegazione si è recata al Circo Massimo: “Il leader Loreno Bittarelli (Uritaxi) ha riassunto la trattativa, poi ha detto: «Stiamo a vedere che succede. Lo sciopero del 23 è confermato. Ora tornate a lavorare!». Selva di fischi e petardi. Bittarelli: «Ognuno può ammazzarsi come vuole. Il prefetto ha minacciato la precettazione. Continuate a sparare, così non ci ascolteranno né il governo né altri. Siete liberi di decidere, ma quando mi avete seguito non vi ho fatto mai sbagliare!». Bittarelli va via, qualcuno grida: «Ci state vendendo!», «Non abbiamo capito nulla!». E lui: «Frange di facinorosi»”. Andiamo a pagina 27: “Sciopero dei Tir Sicilia senza benzina «Mafia infiltrata»”. Racconta Felice Cavallaro: “al quarto giorno della protesta che potrebbe non concludersi stanotte perché minacciano di procedere a oltranza, dopo le prese di distanza di sindacati e tradizionali associazioni di coltivatori e artigiani, a insinuare il dubbio di una infiltrazione della mafia, pronta a cavalcare i drammi delle categorie produttive, è Ivan Lo Bello, il numero uno di Confindustria in Sicilia: «Stiamo presentando un dossier per documentare la presenza di esponenti vicini alle cosche mafiose ai posti di blocco»”. Ma ecco: “Ma su ben altra posizione si è schierato il patron del Palermo calcio, Maurizio Zamparini, applaudito ai blocchi dove per radio arrivava la sua voce: «Mafiosi sono quelli che stanno uccidendo l’Italia che produce, non i manifestanti». Poi, ecco una notizia che fa trapelare la probabile aspirazione politica di chi ha la regia di questa «rivolta sociale» perché Zamparini, col suo fare schietto, dice di avere incontrato alcuni rappresentati dei «Forconi»: «Probabilmente aderiranno al “Movimento della gente” da noi fondato l’anno scorso a Roma. Stessa rabbia. Agricoltori e autotrasportatori sono disperati perché questo Stato sta uccidendo quelli che lavorano e producono…». Il commento di Aldo Cazzullo, di spalla: “La protesta dei forconi può essere contenuta e risolta. Ma può diventare la scintilla di un incendio più vasto. Perché la situazione sociale di Palermo è davvero esplosiva. La mediazione dei sindacati e dei partiti è saltata. Nessuno crede più nella politica, né — purtroppo — come macchina di cambiamento, né — per fortuna — come fonte di sostentamento. La vecchia domanda di assistenzialismo può mutarsi in una richiesta di lavoro, istruzione, sviluppo. Ma può diventare un grido disperato che accomuna tante e diverse situazioni di disagio: i tassisti spaventati dalle liberalizzazioni, i pescatori impoveriti dai controlli di Bruxelles, gli agricoltori mandati fuori mercato dai prodotti extraeuropei, i camionisti che pagano il gasolio il doppio di qualche anno fa, e la massa dei giovani senza lavoro e senza speranza”.

LA REPUBBLICA apre rilanciando la controversa proposta sui ritardi nei pagamenti (“Imprese, lo Stato paga in Bot”) e a pagina 3 descrive la protesta: “Dal carburante ai medici: scatta la rivolta”. I tassisti non rinunciano al blocco, i benzinai minacciano una serrata di dieci giorni, i medici di base contrari alla prescrizione obbligatoria dei farmaci generici, i farmacisti contro i parafarmacisti. Un mondo in ebollizione. Particolarmente conflittuale la categoria dei tassisti. Mentre i sindacati hanno stretto alcuni accordi (sì all’authority ma con i comuni, accordo su territorialità del servizio e prolungamento dei turni, respingendo la doppia licenza), la base è furibonda. «Venduti, venduti» ha gridato all’indirizzo dei rappresentanti, mentre non intende tornare a lavorare. Domani verranno discusse alcune proposte che il governo ha definito «ragionevoli» ma fra sindacato e base è ormai rottura. «Da questo momento ognuno si assume le sue responsabilità, nessun sindacato potrà mai giustificare l’interruzione di servizio» ha detto un sindacalista, poi contestato dall’orda rabbiosa dei tassisti. In appoggio il caso Sicilia: l’isola è in ostaggio dei “forconi”, la benzina è finita, gli scaffali sono vuoti. Alla fine della quarta giornata di proteste e di blocchi, l’isola è in ginocchio, mentre i manifestanti del forcone intendono andare avanti ad oltranza. Vogliono benzina a tariffe contenute, minori pedaggi autostradali, migliori tariffe per l’acqua. Il governatore Lombardo si è dichiarato «non competente per gran parte delle questioni sollevate» e ha sollecitato un incontro con Monti. «La situazione siciliana desta molta preoccupazione» ammette il sottosegretario ai Trasporti, Guido Improta. Tanto più che il presidente della Confindustria siciliana, Ivan Lo Bello ha denunciato: «ci sono mafiosi tra i manifestanti». «Lombardo e i governanti», dice invece Giuseppe Richichi, volto della protesta, «non hanno capito o non vogliono capire: la gente è affamata. Dobbiamo andare a protestare a Roma? Non abbiamo i soldi per comprare i biglietti». Forza Nuova e La Destra di Storace hanno espresso solidarietà agli indignados.

In prima pagina su IL GIORNALE, taglio basso, spazio al capitolo liberalizzazioni. “Mezza Italia pronta a far guerra al governo”. «Alla vigilia dell’approvazione del piano per la crescita del governo Monti si moltiplicano i segnali di insofferenza del paese», recita il quotidiano che sottolinea nel sommario «tassisti infuriati, avvocati e farmacisti verso lo sciopero. Il Pd presenta il suo piano». All’interno gli approfondimenti. Antonio Signorini firma “Taxi, trattativa con rissa” in cui racconta «“Venduti!”, “Le licenze non si toccano”. Tra i tassisti che ieri contestavano i loro sindacalisti, c’era persino chi rimpiangeva Walter Veltroni e quindi invocava un politico che – come l’ex sindaco Pd di Roma ai tempi delle lenzuolate di Pier Luigi Bersani – freni o attenui l’ennesimo tentativo di liberalizzare il settore delle auto bianche». Un altro fronte caldo è quello dei professionisti «gli avvocati oggi saranno in assemblea, ma le loro organizzazioni hanno già deciso due giorni di sciopero, l’8 e il 9 febbraio, con “occupazione simbolica” degli uffici giudiziari, sit-in davanti alle sedi di governo e Parlamento». A rischio anche «i benzinai, Faib-Confesercenti e Fegica-Cisl hanno annunciato 10 giorni di serrata. Ci sono poi i 7 giorni (ancora da definire) annunciato lunedì scorso da Figisc e Anisa (Confcommercio) che però potrebbero rientrare». Paolo Bracalini invece firma “Dall’energia ai servizi pubblici il piano Pdl per aprire i mercati” in cui spiega le proposte del centro destra. «Contro-liberalizzazioni in tredici punti. Il Pdl ha messo a punto il suo piano per “aprire il mercato”, alternativo e più smussato rispetto al decreto del governo che ha fatto sollevare farmacisti, tassisti e altre categorie «simbolo». Il documento che Angelino Alfano ha presentato a Monti e Passera inverte l’ordine delle priorità in materia di liberalizzazioni. Prima viene il settore energetico, e dopo, molto dopo, i taxi e le farmacie, come ultimi punti. La linea decisa da Berlusconi è che “le liberalizzazioni vanno fatte in modo serio e non contro le categorie, devono essere dei provvedimenti che servono a tutto il Paese» e «non vengano uccisi i mestieri e le professioni”».

Nessun richiamo in prima pagina de il MANIFESTO per le proteste dei tassisti e per lo sciopero degli autotrasportatori siciliani. Ai primi è dedicato un articolo a piè di pagina 3 (con la 2 dedicata all’articolo 18) “Taxi, l’accordo si intravede. Ma la base si ribella”. Nell’articolo si registrano gli umori della base dei tassisti registrati al circo Massimo, si dà la parola a uno dei “falchi” che ha ribadito le richieste al governo dal divieto di cumulo delle licenze al riconoscimento di “mestiere usurante”, l’articolo si conclude osservando come molti tassisti «hanno deciso comunque che la protesta continua: dunque oggi potrebbero esserci nuovi blocchi, e forse le precettazioni per i prefetti». A cosiddetto movimento dei forconi IL MANIFESTO dedica l’apertura di pagina 6 “Forconi spaccati e «fuori controllo»” e nel sommario si ricorda: “Le scuole e il centro sociale della sinistra studentesca di Palermo con il movimento”. Si legge nell’articolo «Il folklore, la rabbia, le accuse, i dubbi e le insinuazioni di infiltrazioni criminali, su cui si è speso il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, trovando conferma anche dal procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo che considera “giustificato l’allarme” (…) Tutto si può dire e registrare della rivolta (…) tranne che non sia una rivolta di popolo (…)». Nell’articolo si racconta di come molti dei manifestanti non siano controllati, di come grazie a Fb e twitter sia stata coinvolta una platea vastissima e che nonostante il sindacato degli autotrasportatori Aias abbia deciso per la fine della protesta «il movimento dei Forconi resta attivo, assicura. Pescatori e contadini soni invece per proseguire a oltranza. Lo sciopero va avanti, dice il loro leader Martino Morsello. E lo spettro degli incontrollati torna a farsi vivo».

IL SOLE 24 ORE mette in evidenza la posizione dei tassisti che sono «contrari alla doppia licenza ma favorevoli alla doppia guida con la stessa licenza. Non sono favorevoli a trasferire i poteri all’Authority dei trasporti: la concessione di nuove licenze deve restare una facoltà dei sindaci e non un obbligo, d’intesa con sindacati, mentre l’Autorità avrà un ruolo consuntivo». Dall’altra parte l’idea del Governo che «vuole affidare all’Authority per le reti il compito di individuare gli strumenti  utili a incrementare l’offerta e ridurre le tariffe fra incremento delle licenze, vuole l’introduzione della doppia licenza, prevede l’autorizzazione a lavorare al di fuori del territorio di competenza, e la flessibilità dei turni».

Un pezzo a pagina 5 su ITALIA OGGI di Cesare Maffi “La prestazione del servizio di taxi è obbligatoria per legge” fa notare che il codice penale prevede sanzioni per chi interrompa un pubblico servizio (da sei mesi a un anno di reclusione, più una multa superiore a 516 euro) e ancora di più per chi capeggi o promuova o organizzi interruzione». A pagina 30 e 32, il quotidiano dei professionisti pubblica due lettere anti liberalizzazioni. La prima, “Perché liberalizzare”a pag 30, l’ADC ( Associazione dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) ragiona sul perché non ci sia bisogno di una deregulation professionale. A pag 31, “Liberalizzazioni,no grazie” a cura dell’ Ancl-s.u. ( Associazione nazionale consulenti del lavoro)  fa il punto sulla politica del governo sugli ordini e auspica una riforma condivisa.
 
Quattro pagine punteggiate di proteste, serrate e paralisi nei titoli di AVVENIRE. La tregua con il governo dei taxisti è durata ben poco, con i sindacati subito «sconfessati dalla base»: così, scrive Luca Liverani, questa «tregua firmata sull’acqua» non farà tornare al lavoro le auto bianche, con in particolare «i falchi napoletani» che minacciano di «occupare Napoli». «Sono giorni che siamo in piazza e ogni volta che i sindacalisti prendono la parola ci dicono di aspettare. Solo chiacchiere e nessuna certezza. Mi sa che sono venduti e a farne le spese siamo sempre noi», mastica amaro un tassista. I benzinai invece vanno verso la «serrata», e anche loro quanto a rappresentanza sono spaccati, con una sorta di «ribaltone» nelle proteste della categoria, con Confesercenti e Cisl – che all’inizio avevano accolto positivamente le indiscrezioni sulla riforma – che ora sono insorte e Confcommercio e Assopetroli che rivedono le loro posizioni. È o non è una liberalizzazione? I giudizi sono talmente opposti, che Nicola Pini si arrende: «l’annunciata liberalizzazione della benzina diventa un rebus di controversa interpretazione». Un pezzo su AVVENIRE è dedicato anche alla retromarcia del ministro Clini, dopo le proteste ambientaliste, alla «trivella libera»: Clini ha smentito le indiscrezioni anticipate dalle associazioni per cui il decreto consentirebbe le trivellazioni anche molto vicino alla costa (la distanza sarebbe ridotta da 12 a 5 miglia). 

“In piazza protesta selvaggia”, titola in apertura LA STAMPA fotografando la realtà di una protesta – quella dei tassisti – che continua nonostante, anzi smentendo, l’accordo raggiunto ieri dalle loro stesse rappresentanze sindacali nel vertice col governo. E i benzinai annunciano 10 giorni di sciopero. Aspra la cronaca della giornata di ieri. «I circa 400 tassisti riuniti in assemblea hanno votato per la prosecuzione del blocco del servizio: i tassisti si ritroveranno domani al Circo Massimo, sebbene «non ci sono permessi per farlo», come ha comunicato il sindacalista Davide Bologna, parlando all’assemblea. Un’assemblea assai combattuta. Mentre i rappresentanti sindacali cercavano di spiegare i contenuti del documento uscito dalla riunione con il governo, a Palazzo Chigi, a più riprese si sono levati fischi e urla di dissenso. E anche al momento della votazione, quando i rappresentanti sindacali chiedevano di riprendere il servizio «in virtù del fatto che sono molti i disabili e i familiari di malati che contano sui tassisti per raggiungere ospedali e centri di cura», la posizione dell’assemblea si è espressa unanimemente per l’astensione dal lavoro. Intanto un’altra categoria è sul piede di guerra contro le liberalizzazioni: il Coordinamento Nazionale Unitario di Faib Confesercenti e Fegica Cisl dichiara «l’immediato stato di agitazione e la chiusura per sciopero degli impianti stradali ed autostradali di 10 giorni». «Le date – aggiungono i sindacati – saranno indicate e rese note se e non appena le bozze di decreto circolate in queste ore dovessero trovare conferma ufficiale». L’analisi del passaggio-liberalizzazioni è affidata al docente della Bocconi Franco Bruni. “Concorrenza non significa meno regole”, titola il suo editoriale. “Per l’Italia migliorare la regolamentazione dell’attività economica è cruciale: la Banca Mondiale ci colloca nel 25% peggiore dei Paesi dei quali valuta la qualità delle regole; se passassimo nel quarto migliore, il tasso di crescita del Pil aumenterebbe di due punti. (…)Il settore pubblico è una enorme galassia dove il successo e l’innovazione di un comparto possono diventare contagiosi e indicare a tutti la strada per acquistare nuova efficienza e, soprattutto, nuova stima e considerazione dai cittadini. Il governo dovrebbe al più presto intitolare un capitolo apposito delle sue politiche alla valorizzazione dei servizi pubblici, creando sul tema una vera mobilitazione nazionale. Anche perché i servizi pubblici sono utilizzati più che proporzionalmente da chi ha minor fortuna economica e sono il modo più concreto di ridistribuire il reddito reale. Con i provvedimenti per la concorrenza un passo importante viene comunque fatto. Speriamo che gli utenti dei treni pendolari possano presto prenderne atto. La seconda osservazione generale è che la parola «liberalizzazioni» può essere ingannevole. Può far pensare all’ideologia del mercato senza regole che risolve le cose da solo, senza attenzione e impegno della politica economica. Sarebbe meglio parlare, fin nel titolo dei prossimi provvedimenti, di misure per lo stimolo della concorrenza e la diffusione dei mercati. La concorrenza e il mercato hanno bisogno di regole per sussistere, sono il risultato di un sofisticato approccio di politica economica che rimuove ciò che li ostacola, vigila sul loro funzionamento, corregge le degenerazioni con le quali i mercati tendono a volte a suicidarsi”.
 
E inoltre sui giornali di oggi:

TEATRO
LA REPUBBLICA – “«Offende Gesù e tutti i cristiani» il Papa contro la pièce teatrale”. Marco Ansaldo riferisce la presa di posizione del Vaticano contro lo spettacolo di Romeo Castellucci, “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”. Prima si era mossa la Curia milanese, adesso l’auspicio scritto a nome di Benedetto XVI: «Sua Santità auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio incontri la reazione ferma e composta della comunità cristiana». Il regista si difende: «quest’opera è stata concepita come una preghiera, ed è un lavoro profondamente cristiano… La notizia da cui il Vaticano parte non è vera, e va rovesciata».

COOPERANTE RAPITO
LA REPUBBLICA – “Pakistan, rapito un cooperante italiano”. Quattro uomini armati che la notte scorsa a Multan, nel Punjab pakistano, hanno rapito l’operatore umanitario italiano Giovanni Lo Porto assieme ad un suo collega tedesco dell’ong Welthungerhilfe. Nel suo profilo su un social network, Lo Porto precisa di essere arrivato in Pakistan nell’ottobre scorso per partecipare come ‘project manager’ alla costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab. In precedenza era stato ad Haiti, e ancora prima aveva lavorato nove mesi con il Cesvi.

AVVENIRE – È un rompicapo il sequestro di due operatori umanitari ieri sera in Pakistan. L’italiano Giovanni Lo Porto e il tedesco Bernd (il cognome non è stato reso noto), 36 e 45 anni, sono stati rapiti nella sede dell’ong tedesca Welt Hunger Hilfe. Fonti locali hanno avanzato l’ipotesi che siano stati prelevati dai servizi segreti, anche se i due erano arrivati a Multyan solo in mattinata. Lo Porto lavora nella cooperazione da dieci anni ed è in Pakistan dal 2011. 

PROTEZIONE CIVILE
ITALIA OGGI–  Secondo il pezzo “Protezione civile sotto la Cancelleri”, nel decreto legge sulle liberalizzazioni potrebbe spuntare la soppressione della Protezione Civile come dipartimento della presidenza del consiglio dei ministri, con il trasferimento di uomini e strutture presso il ministero dell’interno.

CARCERI
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina per un articolo di Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, su “Il travaglio populista” che prosegue poi di spalla a pagina 7, accanto all’articolo dedicato al voto sul decreto “svuota carceri” al Senato. Grazie ai franchi tiratori del Pdl il governo è stato costretto a chiedere un rinvio del voto. Esordisce Gonnella «Populismi di destra e populismi di sinistra hanno rimesso in piedi il fronte securitario contro il decreto Severino voluto dal governo per attenuare il sovraffollamento drammatico delle carceri (…)» in questo fronte composito annovera Lega, falchi Pdl, l’Idv e Marco Travaglio. E prosegue «Il decreto legge, impropriamente detto “svuota-carceri”, nella sua originaria formulazione, al limite, andava contestato per la sua eccessiva timidezza, per l’essere un provvedimento che, pur dirigendosi finalmente in una direzione non repressiva, non riduceva i numeri complessivi dei detenuti in modo da riportarli entro i limiti della civiltà e della capienza regolamentare (…)» e ancora: «I populismi di destra e di sinistra si sono stretti contro i recidivi. Si sappia però che quelli che muoiono suicidi in galera, che quelli che muoiono non curati in galera, che quelli che vengono pestati in galera e nelle camere di sicurezza o che vivono in 2 metri quadri per 22 ore al giorno, che quelli ai quali viene negata la dignità nelle prigioni italiani, sono molto spesso recidivi per fatti di scarsissimo peso criminale. L’omicida, il corruttore, il mafioso non sono mai recidivi (…)».

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