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Tasse: gli immigrati aiutano i britannici a risparmiare

Uno studio pubblicato dal Centre for Research and Analysis of Migration, rivela che gli immigrati contribuiscono ad alleviare il peso fiscale dei cittadini britannici

di Ottavia Spaggiari

Altro che un peso. I britannici che guardano con sospetto i cugini europei immigrati nel Regno Unito dovranno ricredersi. A quanto pare gli immigrati europei in Gran Bretagna sono una risorsa preziosa per le casse del Paese.

A rivelarlo una ricerca pubblicata da UCL Centre for Research and Analysis of Migration (CReAM), che ha studiato i comportamenti degli immigrati in Gran Bretagna dal 2001 al 2011, in relazione ai costi del welfare e ai contributi fiscali. Gli immigrati nel Regno Unito infatti pagano tendenzialmente più tasse di quanto riescano a sfruttare i servizi offerti dal pubblico, aiutando ad alleviare il peso fiscale dei lavoratori britannici e contribuendo a mantenere quei servizi che, appunto, non sfruttano appieno.

Gli immigrati europei arrivati in Gran Bretagna dal 2000 hanno contribuito alle finanze pubbliche del Regno Unito con oltre 20 miliardi di sterline, dal 2001 al 2011, inoltre hanno rappresentato per il Paese, un capitale umano già formato che sarebbe altrimenti costato allo stato circa 6.8 miliardi di sterline in formazione. Nello stesso periodo, gli immigrati dei Paesi EU-15 hanno pagato il 64% in più di tasse, di quanto abbiano effettivamente usufruito dei servizi pubblici, mentre la percentuale tra gli immigrati provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est e Centrale (A10) si aggira intorno al 12% di tasse in più .

Gli immigrati arrivati dal 2000 al 2011 hanno aiutato i britannici a risparmiare in tasse 8,5 miliardi di sterline.

La ricerca, portata avanti dai professori, Christian Dustmann e Tommaso Frattini, della City University London, ha inoltre evidenziato che anche il contributo fiscale netto degli immigrati non-europei è stato positivo,  (intorno ai 5 miliardi di sterline), contrariamente a quello negativo dei cittadini britannici (617 miliardi di sterline).

Il grado di istruzione medio degli europei immigrati nel Regno Unito dal 2000 è più alto di quello dei cittadini britannici: nel 2011, il 25% degli immigrati dai Paesi A10 aveva il titolo di laurea, una percentuale che ha raggiunto invece il 62% tra gli immigrati dai Paesi EU-15, mentre tra i britannici la quota si aggira intorno al 25%.  Anche i dati relativi all’impiego risultano incoraggianti: il tasso di occupazione si aggira intorno all’81% per gli immigrati dai paesi A10 e al 70% per quelli che provengono dai Paesi EU-15.

Lo studio arriva nel pieno del dibattito sulla libera circolazione delle persone in Europa, sollevato dal progetto di David Cameron di imporre quote ai migranti dell’Unione e a pochi giorni dalla notizia che per il cancelliere tedesco, Angela Merkel, questo rappresenterebbe per il Regno Unito, un punto di non ritorno.

“Una delle questioni del dibattito pubblico sulle migrazioni riguarda proprio l’aspetto fiscale, se gli immigrati pagano effettivamente la propria parte di tasse e in che misura contribuiscono al welfare.” Afferma il Professor Dunham. “La nostra analisi fa emergere un quadro positivo rispetto al contributo fiscale apportato dalle ondate migratorie più recenti, in modo particolare dagli immigrati provenienti dall’Europa.”   

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