Sostenibilità

«Tasse e accesso al credito Così perdiamo colpi rispetto alla concorrenza»

La voce degli operatori

di Redazione

«Il 75% degli utili va in imposte e spese varie.
E le banche hanno chiuso i rubinetti. Allora è meglio trasformare gli alberghi in case e affittarli». Claudio Albonetti, presidente
di Assoturismo, analizza
le difficoltà del settoredi Riccardo Bianchi
La crisi cambia le abitudini vacanziere e costringe gli operatori ad organizzarsi di conseguenza. Il quadro generale non sembra sorridere, come racconta Claudio Albonetti, presidente di Assoturismo. «Abbiamo appena commissionato uno studio per questa stagione estiva, dal quale sembra che aumenteranno gli italiani che andranno in vacanza in località del nostro Paese, dai 34 ai 37 milioni, ma diminuiranno il periodo di permanenza e soprattutto la spesa pro capite, quest’ultima di circa il 10%. In più c’è una certa destagionalizzazione, molta più gente è partita a giugno. Sono tutti effetti della crisi».
Consumers’ Magazine: C’è una parte specifica del settore che risente maggiormente della situazione economica?
Claudio Albonetti: Il turismo balneare, ma sono anni che la competizione con le nuove mete internazionali, sempre più a buon prezzo, sta schiacciando le nostre spiagge. Le città d’arte reggono perché chi vuole vedere i monumenti non ha alternativa, mentre al mare sono sempre di più i ristoranti che chiudono e nessuno pensa ad aprire un nuovo albergo.CM: Allora cosa servirebbe? Pubblicità, iniziative, promozioni?
Albonetti Ammetto che per le località che vivono delle vacanze stagionali (invernali o estive) è stato fatto tutto, a partire proprio dalla pubblicità. È scomparso il vantaggio della lira bassa. Oggi, con l’euro, la famiglia tedesca non trova più i prezzi concorrenziali di un tempo.CM: Quindi cosa bisognerebbe fare?
Albonetti: Ridare voglia di investire agli imprenditori.CM: Parliamo di tasse?Albonetti: Certamente. Se l’attività non dà più reddito, nessuno ci mette i soldi. Oggi il 75% degli utili va in tasse e spese varie, conviene trasformare le strutture da ricettivo a residenziale, costruirci delle case e affittarle. Bisogna ridare ossigeno alle piccole e medie imprese stagionali.CM: Sta dicendo che è necessario tagliare le imposte?
Albonetti: Il passato governo ha messo il cappio alla stagionalità, ma il nuovo non l’ha tolto. Sono rimasti gli studi di settore, paghiamo sempre l’energia il 30-40% in più del normale, i dipendenti ci costano sempre di più. Per non parlare della difficoltà di accesso al credito?CM: Ma le associazioni di categoria garantiscono sempre?
Albonetti: Già, a volte copriamo anche il 70% del prestito. Eppure non basta, le banche mettono in discussione la possibilità di guadagnare di chi chiede i soldi.CM: Torniamo ai problemi delle nostre località di villeggiatura. Perché attirano sempre di meno?
Albonetti: Perché il turismo non è soltanto la camera e il pranzo, c’è anche il divertimento. Le nostre coste si stanno spegnendo, i locali da ballo scompaiono o sono gli stessi di 25 anni fa, i ritrovi svaniscono, resiste soltanto la riviera romagnola, ma è stata scavalcata dalla Spagna e dalla Grecia.CM: Per rilanciarsi molti hanno puntato sulla riduzione dei prezzi, ma ne ha risentito anche la qualità…
Albonetti: Qualche problema di questo tipo c’è, e noi cerchiamo di risolverlo. Ma in Italia spesso il turista protesta per la multa ingiusta, il divieto di sosta o l’autovelox. Arrivano in albergo già arrabbiati, sono i disservizi pubblici la principale cause delle lamentele.CM: Qualche settimana fa il neoministro del Turismo, Maria Vittoria Brambilla, in un’intervista a Vita ha accennato a un’idea di un turismo low-cost in stagioni di bassa affluenza, per anziani o persone meno benestanti. Cosa ne pensa?
Albonetti: Innanzitutto tutti dovrebbero ridurre i prezzi in quel periodo, dal commerciante al ristoratore. Servirebbero le ferie scaglionate nelle aziende. E poi c’è il problema del mare, che in mesi come marzo o ottobre è troppo freddo. Se ci fossero le strutture necessarie, come i centri congressi, gli impianti sportivi per le squadre che devono svolgere la preparazione atletica, dei centri anziani per i pensionati che arrivano dai Paesi freddi del Nord Europa, allora potremmo pensarci veramente.


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