Politica

Tariffe postali, quanto cinismo

di Redazione

Speravo che in una settimana la trave abbattutasi inopinatamente sul mondo delle associazioni non profit, sotto forma di pesce d’aprile tariffario, sarebbe stata rimossa con tante scuse e pacche sulle spalle. Invece apprendo, non senza un certo stupore (non riesco ancora a pensare negativo, eppure dopo tanti anni dovrei?) che il governo non solo non rimuove il decreto, ma anzi lo conferma e delega alle Poste il compito di contrattare con i propri clienti le tariffe più opportune. Una mossa spregiudicata, molto forte, quasi cinica. Perché il risultato è quello di mettere in concorrenza una miriade di onlus diversissime fra di loro. Piccoli e grandi, corazzate del non profit e associazioni di volontariato con bilancini da qualche migliaio di euro, dovranno dunque arrangiarsi e trattare con chi ha ancora di fatto quasi il monopolio della distribuzione postale.
Ma nel frattempo rischia di svanire la comprensione della differenza dei fattori in gioco. Da tanti anni, come molti colleghi, metto a disposizione gratuitamente la mia firma di giornalista professionista a favore di pubblicazioni che nascono, fra mille fatiche, in redazioni piene di idee ma povere di mezzi, che si impegnano a diffondere, attraverso piccole e semplici pubblicazioni periodiche, notizie, appuntamenti, aggiornamenti sulla ricerca, sui diritti, sulle opportunità, specialmente nel campo della disabilità. È una cosa che mi riempie di orgoglio. Queste pubblicazioni, alcune davvero pregevoli per l’impegno e la qualità degli scritti, arrivano nelle case di persone che le aspettano, le leggono, e le conservano con cura nel tempo. Persone che spesso non usano il computer, o per l’età, o per la scarsa familiarità con le nuove tecnologie. Spesso il bollettino allegato alla rivista è lo strumento più importante per il sostegno economico delle attività di tutto un anno. Niente a che vedere con il marketing milionario, ma un pezzetto di libertà e di civiltà.


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