Non profit
Tariffe postali, il governo fa lo struzzo
Il tavolo tecnico sul "caro mailing" si doveva riunire entro il 10 settembre. Ma i ministri giocano a nascondino
di Redazione

La notizia campeggiava sul sito del governo dal 9 agosto e il titolo aveva toni promettenti: «Tariffe postali onlus, Bonaiuti e Romani avviano tavolo tecnico». Nel breve testo a seguire, si annunciava che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Editoria, Paolo Bonaiuti, insieme al capo del dipartimento per l’Informazione e l’editoria, Elisa Grande e il ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, concordavano sulla necessità, definita «non più rinviabile», di «individuare nuove tariffe sostenibili dalle onlus, senza oneri per il bilancio dello Stato, e compatibili con le norme europee sulla liberalizzazione dei servizi postali». «Perciò occorre favorire un accordo, analogo a quello raggiunto l’anno scorso tra gli editori e Poste Italiane», proseguiva la news, «tra le associazioni non profit e gli operatori di servizi postali, a cominciare da Poste Italiane spa». La prima riunione del tavolo tecnico veniva dunque fissata «entro il 10 settembre». Dopo un’approfondita verifica, Vita ha potuto appurare che a questo annuncio non ha mai fatto seguito alcuna convocazione. Né la riunione né l’apertura del tavolo sembrano avere, dunque, quel carattere di necessità e urgenza annunciato i primi di agosto.
E nel ginepraio di competenze istituzionali, viene da domandarsi per quale motivo non sia stata nemmeno citata la neonata “Authority per la Regolamentazione dei servizi postali”, istituita con un decreto dello stesso ministro Romani il 29 aprile scorso, con la previsione di un organico di 60 persone e sottoposta alla guida di un collegio di 3 membri (il consigliere di Stato Carlo Deodato, l’avvocato Francesco Soro e Giovanni Bruno del ministero della Comunicazione). L’Authority, a rigor di logica, dovrebbe riassorbire le funzioni del dipartimento dell’Editoria, sul quale invece sembra continuare a gravitare la responsabilità della questione tariffe postali. In mezzo a questa pesante sovrapposizione di competenze, in cui è difficile comprendere quale sia l’interlocutore responsabile a risolvere il problema, migliaia di enti continuano a “navigare a vista” e a pagare un costo troppo alto per le campagne di direct mail. Da maggio, le organizzazioni che inviano numeri superiori ai 100mila pezzi utilizzano l’offerta commerciale di Poste “Posta Target Day”, che presenta tariffe calmierate a scaglioni (0,18 euro da 100mila a un milione di invii, a scendere fino 0,14 euro per spedizioni oltre i 6 milioni di pezzi).
L’offerta, scaduta a fine luglio, «è stata rinnovata di nuovo fino al 31 ottobre, lasciando per ora scoperta la fase più calda della raccolta fondi, quella natalizia», sottolinea Paolo Giganti, responsabile Fundraising di Aism. Gran parte delle organizzazioni pertanto dà per scontato che si giunga al rinnovo fino al 31 dicembre, «ma è ovvio che non è più sostenibile andare avanti così», conclude Giganti.
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