Taranto, l’acciaieria killer e il silenzio dei sindacati

Il presidente di Peacelinke che ha fatto scoppiare lo scandalo dell’Ilva accusa: «A Genova e a Taranto, le stesse omissioni». E il 26 giugno il Tar decide

di Redazione

Q ualche giorno dopo che Peacelink, con un servizio fotografico, aveva denunciato l?inferno della cokeria Ilva a Taranto, proprietà della famiglia Riva, (sulla base della quale il sindaco ordinò accertamenti e successivamente la chiusura del reparto), ricevetti nella posta una busta strana. Era il febbraio di quest?anno. Nel plico, anonimo, una lettera di ringraziamento: «Mi congratulo con lei per aver dato modo a chiunque di poter conoscere veramente la realtà lavorativa nella cokeria e per meglio capire la gravità del problema le consegno un raro documento: una relazione di indagine ambientale fatta nel ?95, di cui si sono perse le tracce. N.b.: dica al dottor X di stare attento, lo cercano». Chiamo dottor X lo specialista che, in quel momento, come ho saputo in seguito, stava facendo ricerche sulle emissioni inquinanti dello stabilimento. Perché una lettera anonima e perché qualcuno minacciava il dottor X? Lo capii dal rapporto dell?Usl Taranto 4, datato 8 aprile ?95, che era nel plico. Quindici pagine fitte di dati per spiegare come i fumi e i veleni dello stabilimento uccidessero i lavoratori. Avvertimenti scientifici, corredati persino da una tabella sulle ?morti attese?, per far capire che, se non si correva subito ai ripari, i fumi cancerogeni avrebbero continuato a uccidere più di prima.
Ma i sindacati tutti – destinatari del rapporto – misero quei dati nel cassetto e non avvisarono i giornali. Eppure la copia recapitata a me era stata protocollata, con relativo timbro, dalla Camera del Lavoro-Cgil, numero 0651 del 14 aprile 1995.
Di fronte a tanta omertà crolla il mito del sindacato di Giuseppe Di Vittorio e si comincia a vedere il mondo con occhi diversi. Nel rapporto nascosto nei cassetti sindacali il benzoapirene cancerogeno giungeva fino a picchi di 137 mila nanogrammi (il valore soglia per persona è di 1 nanogrammo, cioè un miliardesimo di grammo).
Ritorna nella mente la domanda insistente: ma allora chi stava cercando i l dottor X? Mi informo maggiormente e vengo a conoscere storie di minacce verso chi stava indagando sulla verità dei morti nella cokeria a Taranto. Tutto questo lo scrivo pensando al 26 giugno quando il Tar di Lecce deciderà se rendere operativa l?ordinanza del sindaco che decreta la chiusura degli impianti. Avverrà anche a Taranto ciò che è successo a Genova? Riva concederà agli operai a lui fedelissimi il permesso di uscire con i mezzi pesanti e invadere la città? E i sindacati si accoderanno servilmente al corteo aizzato da Riva o sapranno ritrovare la forza morale e civile di denunciare il rischio-cancro così come aveva tentato di fare il dottor X? Intanto si parla di un licenziamento di massa, attuato per ricatto. Nella città in cui domina la paura di parlare attendiamo il 26 giugno come un?incognita carica di inquietudine, nella difficile scelta tra l?Inferno e il Nulla.

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