“Mi appoggio ai muri. Le pareti di casa mia sono ormai tutte macchiate” Pietro stava spiegando al telefono all’amico Umberto, come era abituato a camminare in casa per non fare uso nè di carrozzina nè di stampelle. L’uomo si era sempre più chuso in se stesso, non voleva vedere gente e nemmeno utilizzare ausili per muoversi meglio. “Almeno permettimi di coprire le manate con un po’ di colore” gli disse Umberto. Un po’ riluttante Pietro acconsentì. “Fai pure, ma tanto si sporcheranno subito” disse all’amico. Dopo qualche giorno, Umberto iniziò il suo lavoro di imbianchino. Invece di coprire le impronte le evidenzò e le colorò, in modo che risultassero in rilievo sullo sfondo. I palmi delle mani sembravano quasi degli uccelli in volo. Preso dall’ispirazione, il pittore improvvisato decorò anche le stampelle e i braccioli della carrozzina. Pietro sconcertato, col tempo si abituò alla situazione. I suoi movimenti erano faticosi e un po’ tristi, ma almeno avevano conquistato il piacevole e luminoso accompagnamento dei colori dell’arcobaleno.
Racconto pubblicato su La Stampa tra i miei ritratti di corsia
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