Economia
Tangobond: si torna a ballare (e sperare)
L’accordo preliminare tra il Ministero del Tesoro e della Finanza Pubblica della Repubblica Argentina e la Task Force Argentina (TFA) risolve, di fatto, la controversia in essere che vede coinvolti circa 50.000 obbligazionisti retail italiani, detentori complessivamente di 900 milioni di dollari di bond andati in default nel dicembre 2001
Tornano in pista i Tangobond e questa volta a guidare le danze sono i risparmiatori italiani che, dopo una quindicina di anni di peripezie, avranno il risarcimento degli investimenti a suo tempo fatti sul titolo emesso da Buenos Aires.
L’accordo preliminare tra il Ministero del Tesoro e della Finanza Pubblica della Repubblica Argentina e la Task Force Argentina (TFA) risolve, di fatto, la controversia in essere che vede coinvolti circa 50.000 obbligazionisti retail italiani, detentori complessivamente di 900 milioni di dollari di Tangobond andati in default nel dicembre 2001.
Il governo di Buenos Aires, dopo aver incassato l’approvazione del proprio parlamento, pagherà in contanti il 150% dell'importo originario in conto capitale, per complessivi 1,35 miliardi di dollari.
L’accordo, come si legge nel comunicato stampa diramato dall’Associazione per la tutela degli investitori in titoli argentini, è susseguente “ai negoziati tra l'Argentina e la TFA finalizzati alla conclusione dell’annosa questione e segna un significativo passo in avanti nella risoluzione dei problemi del debito sovrano dell’Argentina. L'accordo rappresenta anche l'occasione di un congruo risarcimento per i bondholders rappresentati dalla TFA che hanno investito in obbligazioni dell’Argentina”.
Il risultato raggiunto costituisce un successo per i risparmiatori che si sono affidati alla Task Force Argentina guidata da Nicola Stock che, grazie alla trattativa bilaterale con il nuovo governo di Mauricio Macri, non hanno atteso i tempi del tribunale internazionale Icsid, agenzia della Banca Mondiale, chiamato ad esprimersi in materia.
La maggior parte dei risparmiatori italiani – 450 mila in tutto – aveva invece accettato, con significative perdite in conto capitale, il concambio con i nuovi bond argentini con le ristrutturazioni avvenute nel 2005 e nel 2010.
Soddisfazione è stata espressa anche dal segretario delle Finanze argentino Luis A. Caputo che reputa l’agreement come “il primo passo nella normalizzazione dei rapporti tra l’Argentina e i mercati finanziari internazionali”.
La speranza ora è che tutto fili liscio e che l’accordo preliminare diventi presto realtà; nuovi scenari infatti poterebbero delinearsi anche nei rapporti e, soprattutto, negli investimenti tra Italia e Argentina. Tuttavia quando si parla di Tangobond mai dire mai, le sorprese, come quella dei “fondi avvoltoio”, sono sempre in agguato.
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